Sieges Even
(Markus Steffen)
di: 
Edoardo Baldini
25/10/2007



 

Dopo l'uscita del capitolo discografico intitolato Paramount, i tedeschi Sieges Even giungono a meandri Progressive Rock di grande effetto, distanziandosi dal sound dei precedenti platters. Il chitarrista Markus Steffen racconta la storia dei Sieges Even a RockLine.it, soffermandosi sul capolavoro del 2007 che rappresenta un episodio di grande profondità musicale...


E.B. - Ciao! Come va? Grazie per averci concesso quest’intervista!

Markus - Tutto benissimo, grazie! Sono appena tornado dalla prima parte del tour europeo 2007/2008, che è stato davvero un successo finora.

E.B. - Congratulazioni appunto per il nuovo Paramount; è un lavoro eccellente, ben strutturato e ben interpretato. Come avete lavorato per comporlo e quanto avete impiegato?

Markus - Grazie per i complimenti. In totale abbiamo trascorso un anno per scriverlo, più un mese e mezzo per registrarlo e mixarlo. Il processo di composizione è stato rilassante: ci siamo scambiati le idee attraverso internet e dopo alcuni mesi ci siamo incontrati a Monaco per assemblare il materiale. Abbiamo lavorato davvero bene.

E.B. - Sembra che avete abbandonato gli elementi Metal tipici della vostra musica, per raggiungere un approccio più Progressive Rock. Perché avete fatto questa scelta e quali erano le vostre finalità?

Markus - Non è stata veramente una scelta. Come ben saprai, cerchiamo solo di sembrare diversi da album ad album. Ovviamente nel processo di composizione si discute prima riguardo alla direzione che si vuole seguire con un certo disco. Con Paramount la nostra intenzione principale è stata creare qualcosa di differente da The Art Of Navigating By The Stars, che comprendesse canzoni più corte con un occhio di riguardo verso le melodie e gli arrangiamenti. Strada facendo, penso comunque che Paramount abbia più elementi metal che il suo predecessore.

E.B. - Di cosa parlano i testi? Paramount può essere considerato un concept?

Markus - Alcune delle nuove tracce trattano le tematiche dei sogni dell’umanità, altre riguardano i sogni individuali e i loro effetti. “Causa-effetto” è secondo me la parola che descrive al meglio le canzoni. Paramount non è un concept album, sebbene diversi brani insistano sui temi sopra citati.

E.B. - In Mounting Castles In The Blood Red Sky si può sentire una parte del celebre discorso di Martin Luther King, “I have a dream”: quale messaggio volete esprimere?

Markus - Il discorso rappresenta anche uno dei più grandi sogni dell’uomo: fratellanza, uguaglianza, il declino del razzismo. Quindi, costituisce un altro aspetto del titolo Paramount. Prima che Oliver proponesse l’idea, la canzone era stata prevista come strumentale. Lo è ancora, ma adesso assomiglia più ad una sountrack per film…

E.B. - Cosa rappresenta l’artwork dell’album?

Markus - Questa volta abbiamo scelto una cover che lasciasse spazio a diverse interpretazioni. Infatti è una foto realizzata dal fotografo inglese David Nightingale. Secondo me la cover unisce aspetti diversi della musica e dei testi. Alcuni elementi riguardano i sogni degli uomini che raggiungono i loro scopi (come lo sbarco sulla Luna o la costruzione della bomba atomica); quindi possiamo trovare l’oceano, simbolo dell’infinito, della possibilità di trovare un nuovo mondo, un’isola nel mare; c’è inoltre il gabbiano, il sogno ultimo dell’uomo, che è quello di poter volare. In primo piano sono presenti i rottami, simbolo di cosa è lasciato dall’uomo, delle sue abilità e dei suoi sogni. Queste sono le mie considerazioni riguardo alla copertina, ma ognuno può avere le sue.

E.B. - Il mixaggio e la produzione del disco sono molto professionali. Sei soddisfatto del lavoro? Con chi avete collaborato?

Markus - Sì, siamo estremamente felici della produzione. Per me è la migliore produzione per un album dei Sieges Even finora. Abbiamo co-prodotto Paramount con Kristian Kohlmannslehner, un ragazzo che normalmente lavora con bands della scena Metalcore o Gothic. Ha svolto un ottimo lavoro e molte parti del sound-design sono sue idee.

E.B. - Ho apprezzato canzoni come Tidal o Where Our Shadows Sleep per la loro melodia e il tono vocale. Quali sono le differenze più evidenti tra Paramount e gli album precedenti?

Markus - Abbiamo desiderato scrivere canzoni più compatte e corte, con intense melodie e una complessità nascosta. Penso che le due tracce che hai citato, Tidal e Where Our Shadows Sleep sono gli esempi migliori di questa nostra direzione. Oltre a questo, abbiamo voluto valorizzare la voce di Arno maggiormente rispetto a The Art Of Navigating By The Stars.

E.B. - Parlando sempre di Where Our Shadows Sleep, la ritengo l’episodio più valido dell’intero full-lenght per la sua atmosfera e la sua passione. Se dovessi scegliere la tua canzone preferita di Paramount, quale indicheresti e per quale motivo?

Markus - Mah, è una domanda difficile. Sì, le amo tutte ma in particolare sono d’accordo con te sia per Where Our Shadows Sleep che per Tidal. Quest’ultima poi viene eseguita live in modo molto efficace. Entrambe sono cariche di passione e a volte risultano potenti e dotate di un approccio meraviglioso.

E.B. - Quasi tutti voi Sieges Even siete impegnati in progetti metal. Rammento per esempio gruppi come Blind Guardian o Rhapsody Of Fire. Pensi che lo stile di Paramount si adatti più fedelmente alle vostre personalità rispetto alla musica Metal?

Markus - Penso che non sia questione di suonare un certo genere. Con questo intendo che abbiamo ancora influenze Metal nella nostra musica, ma la cosa più importante è scrivere musica che esce dal cuore, perché questo è l’intento di tutti i Sieges Even.

E.B. - Quali sono le tue influenze principali, ora che i Sieges Even hanno acquisito un sound più originale del passato?

Markus - Sono troppi da menzionare. Personalmente adoro artisti da generi diversi…Peter Gabriel è il mio eroe e così anche i Rush. Al momento cerchiamo tutti di concentrarci sulla nostra musica, mantenendo le nostre influenze fuori dal contesto del song-writing.

E.B. - Ti rammarichi di qualcosa riguardo alla tua carriera?

Markus - No, davvero di nulla.

E.B. - Pensi che la Inside Out sia una buona etichetta per le realtà del Progressive.

Markus - Ovviamente, sono la miglior casa discografica per la musica Progressive. Hanno sempre apprezzato ciò che abbiamo realizzato e sanno perfettamente come trattare la nostra musica. Siamo davvero soddisfatti della nostra collaborazione.

E.B. - Qual è il tuo rapporto con l’Italia?

Markus - Beh, è un Paese bellissimo. Ho viaggiato in Italia appena ho potuto, specialmente a Firenze, che è la mia città preferita in assoluto. E poi so che ci sono tantissimi fans dei Sieges Even lì da voi.

E.B. - Continuerete il tour per promuovere l’album? Quando verrete in Italia?

Markus - Al momento abbiamo programmato date in Germania, Olanda, Belgio, Austria e Svizzera. Ma il nostro management sta ancora lavorando al booking per l’Europa del sud. Quindi, direi che ci sono possibilità di venire nel vostro Paese. Non aspettiamo altro che suonare per voi!

E.B. - Un’ultima curiosità: perché avete scelto Paramount come titolo del vostro nuovo capitolo discografico?

Markus - Paramount significa qualcosa come “il punto più alto” (“l’altezza suprema”, “il picco più elevato”). Abbiamo pensato che era un titolo incisivo e corto, non come il predecessore The Art Of Navigating By The Stars. Paramount rappresenta molto bene la musica e i testi.

E.B. - Grazie per la tua gentilezza. Ti auguro un futuro di successo con i tuoi progetti. Arrivederci da RockLine.it, puoi chiudere l’intervista come preferisci!

Markus - Grazie a te per l’intervista ed il supporto. Non vedo l’ora di vedervi tutti in occasione del tour in Italia!

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