Offlaga Disco Pax
(Max Collini)
di: 
Mariella Lazzarin
03/03/2009



 

Ad un anno dall'uscita di Bachelite, gli Offlaga Disco Pax sono ancora impegnati ad esibirsi sui palchi più significativi del circuito Indie italiano. Composto da Enrico Fontanelli (basso, moog prodigy, casiotone, premeditazioni grafiche, pensiero debole), Daniele Carretti (chitarre, basso, mutuo quinquennale) e Max Collini (voce, testi, ideologia a bassa intensità), il progetto si è gradualmente affermato, affondando le proprie radici nella New Wave ottantiana. A raccontare le esperienze di questi ultimi anni a RockLine.it è stato il cantante Max Collini in un'esclusiva intervista...


M.L. - Ciao Max e benvenuto su RockLine.it. Cominciamo da Bachelite: vorrei che me lo presentassi ora, a un anno dalla sua uscita, per come l’hai vissuto.

Max - Bachelite è uscito tre anni dopo Socialismo Tascabile e in qualche modo è un disco che ha avuto una gestazione e un pensiero diverso. Il gruppo aveva fatto nel frattempo un tour che comprendeva 160 date e aveva venduto per il primo lavoro quasi diecimila copie che per il mondo indipendente italiano sono una cifra formidabile. Certamente pensare a un secondo album per noi implicava uno sforzo diverso rispetto all’epica entusiastica degli esordi ma sicuramente,grazie alle vendite e al tour, abbiamo cercato di metterci un po’ più di consapevolezza e di pensiero. Per me è stato fondamentale non presentare un disco – copia carbone sbiadita del precedente- e lavorando in studio con tecniche di sperimentazione differenti credo che sia venuto fuori un lavoro più complesso di Socialismo tascabile, forse un po’ più oscuro ma non volontariamente perché spero che la freschezza e il candore siano rimaste. Il risultato finale di Bachelite è di un disco più complesso, più pensato, un po’ più suonato, insomma spero un po’ più evoluto.

M.L. - Avete definito “un’ideologia a bassa intensità” come una contaminazione del personale e del privato. All’interno delle vostre canzoni che rapporto c’è tra verità e ironia?

Max - Tra la verosimiglianza degli eventi e l’ironia c’è un rapporto molto dialettico infatti nelle canzoni risultano assoluti. Non è facile essere ironici, non è facile essere auto- ironici ma grazie a un approccio del gruppo, secondo me senza troppe pretese, dove si cerca di mantenere sempre un’atmosfera domestica e assolutamente non supponente,dai testi viene fuori soprattutto un aspetto divertito e divertente; Poi ci sono altre canzoni presenti in Bachelite come per esempio Venti minuti dove l’aspetto ironico e grottesco non traspare come in altri brani invece molto più spensierati. Ci sono diverse suggestioni che dialogano tra loro in un disco come Bachelite e Socialismo tascabile: in un brano come Cioccolato I.A.C.P. per esempio, si passa dal momento della risata a quello della commozione. Trovo sia molto bello quando nello stessa canzone riesci a far star dentro tante cose, da sensazioni ironiche e spiritose a emozioni più dure, più drammatiche.

M.L. - E’ facile vedervi come i più naturali eredi dei Massimo Volume. Avete mai pensato a una collaborazione o semplicemente a un tuo possibile reading con Mimì Clementi?

Max - Conosciamo i Massimo Volume e Mimì Clementi. Siamo loro fan. Ho conosciuto Mimì al Rock Contest, un concorso nazionale svoltasi a Firenze nel 2004, che abbiamo vinto e che ci ha aperto alcune strade tra cui la possibilità di trovare l’etichetta con cui abbiamo pubblicato il nostro disco d’esordio. Mimì era in giuria. Successivamente abbiamo partecipato a uno spettacolo in teatro organizzato dai Perturbazione nel 2005, “le città viste dal basso” in cui c’erano vari invitati tra cui noi, Mimì e Manuel Agnelli; Però non abbiamo mai pensato a una collaborazione con Mimì, non ce n’è mai stata l’occasione anche perché risulta molto delicata come questione. Noi siamo stati presentati come “eredi” dei Massimo Volume sostanzialmente solo per la scelta stilistica della narrazione piuttosto del cantato; poi credo però che dal punto di vista musicale, dei contenuti, ci siano delle differenze enormi; dal punto di vista del testo sono enormi perché è proprio diverso il modo di affrontare le cose.

M.L. - Reggio Emilia è una città particolare,rossa nell’anima che è stata cantata in passato anche dai CCCP. Adesso come la vedi?

Max - Reggio Emilia è una città particolare ma che nel tempo è molto cambiata. La sua tradizione storica,sociale politica si è un po’ affievolita. Destino inevitabile in un comune che 25 anni fa faceva 100.000 abitanti e che ora ne ha 170.000. Di quei 70.000 abitanti in più, pochissimi sono di Reggio Emilia, quindi risulta molto difficile mantenere quella tradizione sociale e politica “bolscevica”. La Reggio Emilia vent’anni dopo i CCCP è una città diversa che mantiene un grossissimo sindacato ma che non ha più la spinta ideologica che la contraddistingueva. E questo è riscontrabile anche quando io racconto qualcosa legato al passato che viene paragonato invece con altri brani legati a un immaginario presente. La struttura ideologica che è presente nelle nostre canzoni rapportata alla Reggio Emilia odierna tende a farsi un po’ impalpabile.

M.L. - La New Wave come ti ha influenzato?

Max - Io come ascoltatore di quel tipo di musica e avendo vissuto la mia adolescenza negli anni ’80, nell’epoca della New Wave, ne ascoltavo tanta e mi piaceva tantissimo. Credo che in qualche modo quel tipo di ascolti, quel tipo di gruppi che io ho particolarmente amato, mi abbiamo influenzato nello scrivere forse anche di più rispetto agli scrittori che ho letto.

M.L. - Il Socialismo continuerà ad essere più che mai “Tascabile” ora che manca o quasi, una forza politica “di sinistra”?

Max - Io credo che la Sinistra sia una cosa (se per Sinistra intendiamo una rappresentanza di un certo tipo di valori e di ideali) che esiste a prescindere da chi pensa più o meno di rappresentarla. Oggi è un periodo molto difficile, la rappresentanza politica è molto complicata anche per colpe intrinseche di chi è deputato a portare avanti un certo tipo di ideali. E’ inevitabile che esista una sinistra in Italia, penso che esisterà sempre in una forma e in un modo che dipenderà dagli eventi. Certo, se penso che esiste un partito di Sinistra persino in Svizzera e che a Cipro ha vinto le elezioni il Partito Comunista non posso che consolarmi. Sono pessimista perché l’Italia di oggi mi fa pensare di essere pessimista, però è anche vero che le cose cambiano , i periodi storici- politici cambiano e non è affatto impossibile che fra dieci anni saremo con un vento diverso. Me lo auguro almeno. Sicuramente, l’idea del Socialismo inteso come dittatura del proletariato mi sembra per il mondo Occidentale fuori dalla storia, però questo non significa che certi problemi e certi valori abbiamo perso il loro senso profondo.

M.L. - Mi parli un po’ del tuo progetto con Jukka Reverberi dei Giardini di Mirò?

Max - Il progetto con Jukka Reverberi in realtà è un “non- progetto”. E’ capitato due anni fa circa che mi abbiano chiesto di fare un reading in un piccolo festival vicino a Verona e mi piaceva l’idea di confrontarmi con questa cosa che non avevo mai fatto, ma non volevo andarci da solo. Avevo sentito che Jukka aveva condotto un progetto di musica elettronica molto diverso da quello che faceva con i Giardini di Mirò e allora gli ho chiesto se gli sarebbe piaciuto improvvisare qualcosa su quel genere mentre io leggevo racconti di altri. Lui mi ha accompagnato volentieri e fare questa cosa ci è piaciuto molto. E’ una cosa molto semplice dove Jukka può far assolutamente quello che vuole mentre io leggo racconti che di volta in volta possono cambiare. Mi piace soprattutto l’idea di leggere racconti che non sono miei, addirittura di autrici femminili, confrontandomi con delle cose che mi piacciono molto senza obblighi e sovrastrutture.

M.L. - I tuoi testi a volte sono come un pugno nello stomaco (Venti Minuti o Cioccolato I.A.C.P.). Da quale esigenza nascono?

Max - Non nascono da nessuna esigenza se non quella di raccontare e soltanto dopo questi racconti sono stati utilizzati per gli Offlaga Disco Pax. Mentre Cioccolato I.A.C.P. sono io ad averla proposta al gruppo, Venti Minuti non avevo mai pensato di inserirla nell’album, anche perché io volevo solo raccontare questa coincidenza tra la chiamata di questo vecchio amico di mio padre e quella di mio padre stesso quando c’era ancora e invece è venuto fuori molto altro involontariamente di cui mi sono accorto solo nel momento in cui la stavo rileggendo. Questo racconto io l’ho dato a Enrico e Daniele da leggere e mi ha convinto Enrico a farlo diventare un testo perché io avevo dei dubbi ed ero terrorizzato dalla complessità della storia. Allora mi sono messo in gioco e adesso sono contento di averlo fatto.

M.L. - Hai altre passioni al di fuori della musica?

Max - Oltre la musica, la lettura e la scrittura, mi piace molto lo sport che seguo molto, sono interista e tifo per la reggiana. M’interesso molto di politica anche se non la faccio più attivamente e mi piace molto viaggiare. Ho degli interessi limitatamente culturali verso il cinema. Sono un grandissimo, grandissimo ammiratore dei Diaframma che seguo in tour in giro per l’Italia, è una mia grande passione da sempre, scoprendo poi che anche una marea di gruppi italiani sono loro fan tra cui Vasco Brondi (Le Luci della centrale Elettrica) e Francesco Bianconi (Baustelle). Ma poi fra il gruppo e il lavoro non mi resta molto tempo libero.

M.L. - Ti ringrazio per quest’intervista e spero di rivedervi da queste parti fra non molto.

Max - Grazie a voi. A presto!

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