Nacom
(Pietro Bucari)
di: 
Paolo Bellipanni
11/12/2006



 

Una promessa del Death melodico italiano è sicuramente rappresentata dai Nacom, sestetto di Jesi che ha debuttato nel 2006 con il demo Affliction. A parlare a RockLine.it della band e dei programmi futuri è il tastierista Pietro Bucari...


P.B. - Ciao ragazzi, è un piacere potervi intervistare dato che il vostro demo si è rivelato davvero una bella scoperta. Partirei subito parlando proprio di Affliction. Quanto tempo avete impiegato per comporlo e registrarlo?

Pietro - Il piacere è tutto nostro, te lo garantiamo! Affliction - Demo 2006 è stato completato nell’arco di sette - otto mesi circa. Una volta stabilizzata la formazione attuale, il processo di songwriting si è svolto in maniera piuttosto veloce. Nel giro di quattro mesi abbiamo infatti preparato circa cinque pezzi per delineare un preciso indirizzo musicale da seguire. Per la registrazione abbiamo impiegato più o meno lo stesso tempo nonostante i molti imprevisti. Inoltre era la prima volta che avevamo a che fare con un prodotto interamente creato da noi (a esclusione della batteria, registrata in uno studio a parte). Nel complesso ci riteniamo più che soddisfatti anche se è ovvio che non possiamo competere con lavori ben più professionali. D’altra parte anche queste piccole esperienze aiutano a crescere e di sicuro in futuro prenderemo tutte le misure necessarie per non ripetere certi errori.

P.B. - Come ha risposto la critica nei riguardi della vostra prima fatica? Sono stati tutti sorpresi dalla vostra capacità o c’è stato anche chi vi ha duramente criticati?

Pietro - Per il momento la critica sembra essere concorde nel giudicare il nostro primo demo un buon lavoro con ottime potenzialità per il futuro. A eccezione di un sito straniero che ci ha fatto notare troppi passaggi progressive non sempre giustificabili, la stampa italiana sembra essersi messa d’accordo, come si può vedere dalle recensioni pubblicate anche nel nostro spazio web! L’unica critica che è saltata fuori riguarda più che altro la produzione del demo, ma come detto prima questo è solo un primo passo. La parte veramente difficile consisterà nel garantire la stessa qualità compositiva nel prossimo lavoro, staremo a vedere se il “miracolo” si ripeterà!

P.B. - Per quale motivo in Affliction sono presenti solamente tre canzoni? Tutto ciò dipende da una mancanza di vena compositiva o perché preferite mantenere in serbo altre tracce per una nuova uscita?

Pietro - No, nessuna crisi o strategia di fondo. Il motivo è molto semplice: dato che si trattava della nostra prima uscita abbiamo ritenuto opportuno registrare solo tre brani. Alcune canzoni sono rimaste escluse dal demo, ma questa soluzione ci è sembrata il giusto compromesso per ricevere opinioni sulla nostra musica sia da esperti sia da semplici ascoltatori. Il demo in questione deve rappresentare la fotografia di quanto fatto in questo periodo, un biglietto da visita essenziale per dire “questa è la nostra strada, ciò che facciamo e ciò che abbiamo intenzione di fare”. Non ha senso investire tempo e denaro in un disco completo quando ancora non se ne ha un motivo concreto. In fondo siamo una semplice band underground che deve macinare tantissima strada, quindi fare una scelta di questo tipo è la cosa più utile. Alla stessa maniera per la prossima uscita prevediamo altri tre- quattro pezzi da inviare in giro il più possibile come stiamo facendo ora. E così via finché le forze ce lo permetteranno. Quando il tutto (è meglio dire “se mai”) diventerà un po’ più professionale allora nulla sarà escluso.

P.B. - Credete di dover cambiare registro compositivo per il lavoro successivo o vi manterrete fedeli alla linea musicale fino ad ora percorsa?

Pietro - No, nessun cambiamento di stile. Al contrario, le prossime canzoni stanno uscendo più articolate di quelle che hai potuto ascoltare. Anche se la matrice di base resta la stessa è più tempo che suoniamo insieme, l’intesa musicale (e non) è in fase di crescita. Inoltre anche la critica sembra averci incoraggiato verso questo connubio tra death e prog, quindi continueremo così. Per evitare fraintendimenti, non siamo in cerca di facili consensi. L’aspetto più importante per noi è rimanere coerenti e sinceri con se stessi. Se i riscontri fossero stati negativi avremmo solo cercato di capire cosa non andava, cosa bisognava modificare e cosa perfezionare in termini di qualità. Dato che per fortuna così non è stato, sarebbe da sciocchi interrompersi quando ancora abbiamo mille altri obiettivi da raggiungere e idee da trasmettere.

P.B. - Da cosa proviene il nome Nacom? Si tratta di qualcosa di inventato oppure è un nome che nasconde un significato?

Pietro - Il nome fa riferimento ai sacrifici umani compiuti dal popolo Maya nel periodo tardo post-classico. Al momento di scegliere un nuovo moniker in sostituzione di Noir Lume, ci siamo messi in cerca di un nome facile da ricordare e non troppo scontato. Quasi per caso ci siamo imbattuti in questa parola, scoprendo che il nacom era il cerimoniere che strappava il cuore delle vittime e lo porgeva a un altro officiante del rito. Non c’è un vero motivo o significato nascosto per cui abbiamo adottato questo nome. Ci è solo sembrato adatto al genere e molto immediato. Inoltre si evitano termini stra-abusati come morte e oscurità, quindi cosa chiedere di più?

P.B. - I gruppi metal a cui fate spesso riferimento si sentono. Potete spiegarci quali band hanno principalmente giocato una forte influenza su di voi?

Pietro - Riteniamo tutte le band segnalate nella biografia importanti per la nostra formazione. Anche se certe influenze possono non apparire evidenti, in realtà cerchiamo di imparare la lezione da ogni gruppo per poterne sviluppare qualcosa di originale, legando le esigenze e i gusti dei singoli componenti. Il death metal melodico è la più grossa ispirazione a livello musicale, e per questo Dark Tranquillity, Children of Bodom o Arch Enemy (primo periodo) sono esemplificativi dei nostri ascolti. Allo stesso tempo non disdegniamo passaggi più violenti, riconoscendoci nell’opera dei Dissection o dei Dimmu Borgir (band con soluzioni melodiche davvero eccezionali). A questo contesto uniamo infine la passione per il progressive rock e metal . Forse la strada intrapresa dagli Opeth è quella che più si avvicina ai nostri obiettivi futuri, anche se bisognerà lavorare ancora molto per non diventare dei banali emuli senza un vero messaggio da trasmettere.

P.B. - Eppure anche se subite molte influenze siete riusciti a crearvi uno stile personale molto evidente, per me soprattutto grazie all’aggiunta di parti più progressive che si abbinano benissimo con l’insieme strumentale. Chi è nel gruppo il “fanatico” del prog, o almeno colui che ha spinto nell’immettere in minima parte questo genere nella vostra musica?

Pietro - Come si può facilmente immaginare è il nostro tastierista Pietro ad aver spinto verso questa direzione, già alle prese con una tribute band dei Dream Theater (di Images & Words). Appassionato di progressive insieme a Paolo e Piermatteo, ha cercato di “giustificare” la sua presenza in una metal band creando suoni e assoli poco invadenti ma funzionali per la struttura delle canzoni. Inoltre contribuisce al songwriting e agli arrangiamenti veri e propri, quindi è logico che le sue idee trovino spazio come quelle di chiunque altro. Molti appassionati storcono il naso non appena sentono parlare di tastiera in questo genere. In realtà porsi limitazioni di questo tipo è un errore. Una delle più grandi sfide che ci siamo posti all’inizio è stata proprio quella di non darci indirizzi stilistici precisi ma di far collimare gli ascolti del singolo nell’ottica del gruppo. Noi crediamo che con un accurato studio di base questo “nuovo” genere può avere molte cose da dire e con i prossimi lavori speriamo di darne un piccolo esempio. Rimane nell’apertura mentale di chi ascolta trovare uno spazio alla tastiera nel death. Noi ce l’abbiamo fatta, quindi non è uno sforzo del tutto impossibile!

P.B. - Quali sono i vostri ascolti più frequenti? Gradite altri generi anche all’infuori del metal?

Pietro - Per quanto detto finora, ognuno di noi può risponderti in maniera diversa. Nei nostri lettori cd passa molto black, death e thrash metal. Nonostante questo ascoltiamo anche progressive rock e metal, hard rock, heavy, ma anche jazz e musica underground italiana. Il bello è proprio quello di scoprire nuovi stimoli da situazioni completamente differenti da quello che ci si può immaginare: una buona idea rimane sempre una buona idea!

P.B. - Preferite il metal europeo o quello americano? Cosa ne pensate dell’irrefrenabile spinta metalcore che negli Stati Uniti ha dato vita ad una miriade di band?

Pietro - Di sicuro siamo più affezionati al metal di stampo europeo. Non c’è niente di male nell’ascoltare qualcosa di diverso, ma da quest’area provengono le band che più si avvicinano ai nostri gusti musicali. Siamo cresciuti ascoltando band scandinave ed è naturale tifare per loro. Nonostante questo, la nuova ondata di metal-core non è del tutto disprezzabile. In una marea di gruppi che hanno poco da offrire, qualcosa di interessante riesce comunque a emergere. Per fare un esempio ci vengono in mente i Lamb of God, i Mastodon e i Trivium, che con l’ultimo Crusade hanno sfornato un disco thrash come da tempo non si sentiva in giro. Si tratta solo di togliere certi paraocchi e valutare senza pregiudizi le varie proposte. Non sempre innovazione è sinonimo di peggioramento, anzi. L’importante è non seguire le mode ma suonare per vera passione. Questa è la vera onestà nei confronti di chi ascolta.

P.B. - Quant’è complicato per un gruppo italiano uscire dall’etichettazione “underground”? Il business musicale nostrano di certo non dà una grande mano ai gruppi nascenti…

Pietro - Hai perfettamente ragione, ma a onor del vero è una situazione generalizzata anche all’estero. Grazie alle diffusione di tecnologie facili da usare e allo stesso tempo professionali, la produzione di un promo/demo/cd è diventata un’impresa alla portata di chiunque. Noi siamo convinti che il distinguersi dalla massa di prodotti che sovraffolla il mercato sia un problema pesante di per sé senza dover necessariamente scomodare la nostra piccola realtà. Non serve piangersi addosso né tanto meno criticare un andamento del business in direzione esterofila. E’ più giusto pensare a tirare fuori idee veramente valide per non avere nulla da recriminare con se stessi. Raggiungere il “successo” rimane e rimarrà comunque un aspetto legato alla fortuna di trovarsi al posto e al momento giusto, quindi tanto vale dare comunque il massimo continuando a lavorare con umiltà.

P.B. - E’ stato difficile registrare e stampare questo demo? Quante forze deve spendere un gruppo poco conosciuto per farsi notare?

Pietro - Guarda, sinceramente la realizzazione non ci è sembrata troppo pesante, al contrario! Vedere finalmente la musica plasmarsi in qualcosa di concreto è una delle cose più belle del mondo. Anche se l’aver fatto tutto per conto nostro ci è stato molto d’aiuto: non avevamo nessuno che ci mettesse fretta o a cui dovevamo rendere conto per orari o soldi. Con questo non vogliamo dire che sia stata una passeggiata. Gli impegni quotidiani di ognuno ci ha fatto procedere un po’ a rilento, ma la soddisfazione di far “quadrare” ogni singolo aspetto solo con le nostre forze non è stato per niente gravoso. Lo stesso dicasi per la masterizzazione e l’artwork, tutto assemblato da noi con il minimo sacrificio. La parte più importante è proprio quella di promozione del lavoro, quella che per intenderci stiamo affrontando adesso. Bisogna spedire molte copie a proprie spese, cercare in rete portali interessanti e allo stesso tempo scendere a compromessi con i pochi locali che possono far suonare. Si tratta di fare grandi sacrifici e tenere duro anche a livello economico e non tutti possono essere disposti a questo. Da parte nostra ti assicuro che se questi sforzi vengono ripagati dall’attenzione di un solo ascoltatore allora ne vale la pena. Come già detto, finché metteremo passione in quello che facciamo non si presenteranno grossi ostacoli.

P.B. - Conoscete o avete collaborato con qualche band underground italiana? Se si, ci potete spiegare come è stata tale esperienza?

Pietro - In generale abbiamo buoni rapporti con le altre band metal della nostra zona (negli ultimi anni sempre più in crescita). Ci conosciamo di vista/nome quasi tutti e ogni tanto capita di organizzare serate insieme nei pochi locali a disposizione. Una vera e propria collaborazione sta però nascendo con i Death Riders, thrash metal band di Fabriano (AN). Abbiamo infatti deciso di unire le forze con questi ragazzi e a breve uscirà uno split da inviare ai locali di tutta Italia. Molti proprietari rifiutano di far suonare un gruppo metal perché richiama poca attenzione oppure perché non ha altre band simili da affiancare. Per ovviare a questo problema abbiamo deciso di prendere noi l’iniziativa e presentare subito una “doppia proposta” che riempie una serata intera, una specie di mini-festival metal. Non sappiamo ancora quanto possa essere utile un’azione del genere, di sicuro vogliamo dare a tutte le band il messaggio di mettere da parte eventuali antipatie e darsi da fare per tentare di cambiare la situazione italiana. Lasciando da parte le Marche, abbiamo inoltre appena conosciuto i Cruel Criminal, altra death metal band delle parti di Ravenna. Per il momento sono in preparazione un paio di concerti insieme, ma non è detto che in futuro la nostra collaborazione si limiterà a questo. Di sicuro riteniamo progetti di questo tipo molto importanti sia per la nostra formazione sia per la possibilità di divertirsi e fare casino in giro. Speriamo che capitino più spesso occasioni di interscambio “culturale”!

P.B. - Siete impegnati in qualche tour o vi state già preparando per stupirci con qualcosa di nuovo?

Pietro - Entrambe le cose! Da pochi giorni abbiamo iniziato la prima data dell’ “Affliction Winter Tour 2006”. In realtà parlare di tour vero e proprio è eccessivo perché i locali a disposizione non sono molti. Ci stiamo comunque dando da fare e ogni appuntamento verrà segnalato all’interno del sito, perciò fateci un salto di tanto in tanto. Allo stesso tempo stiamo componendo nuove canzoni e abbiamo diverso materiale da sviluppare e portare avanti nei prossimi mesi. Le canzoni sono passibili di cambiamenti, ma pian piano le sperimenteremo e affineremo in sede live in vista del prossimo demo. Infine ci sarebbe un altro progetto ma è ancora un po’ presto per svelarlo, soprattutto per scaramanzia! Possiamo anticipare che non riguarderà solo la musica, ma verranno coinvolti altri settori artistici e sarà un esperimento del tutto particolare. Quando sarà il momento giusto ne riparleremo, state tranquilli!

P.B. - Con quale gruppo personalmente vi piacerebbe suonare dal vivo?

Questa è la classica domanda che ci potrebbe far discutere per ore in sala prove, tra birra, sigarette e castelli in aria. Come al solito ognuno di noi ti darebbe la sua risposta, ma per metterci d’accordo in futuro cercheremo di contattare gli Opeth per sentire se sono disponibili, va bene?

P.B. - Oltre la musica che altri interessi in comune avete?

Pietro - Sicuramente bere, in particolare fiumi di birra! Nel resto del tempo capita poi spesso di uscire insieme, soprattutto in occasione di concerti da vedere. Inoltre Pietro, Piermatteo e Paolo sono amici del liceo e si frequentano da anni ormai anche se stranamente ancora non si odiano! Per il resto abbiamo interessi che si differenziano un po’: c’è chi ama il fancazzismo, chi l’horror, chi gioca a calcio, chi lavora e chi studia all’università. Come per la musica, l’importante è trovare un filo comune e seguirlo!

P.B. - Grazie mille per la vostra disponibilità. Potete chiudere l’intervista come preferite. Di nuovo grazie e tanti saluti da RockLine.it!

Pietro - Grazie a voi per il supporto e grazie a tutti i lettori di RockLine.it arrivati fino a questa riga! Ricordiamo solo a tutti di visitare il nostro sito www.nacom.tk per scaricare gli mp3 del demo (ma non solo) e rimanere aggiornati sulle nostre attività. Potete anche inviarci una mail con il vostro indirizzo per ricevere quanto prima una copia del cd a nostre spese. L’unico prezzo da pagare è quello di lasciare un piccolo commento (con critiche costruttive è anche più interessante) nel guestbook, speriamo di non risultare troppo esosi! Alle prossime novità, death on!

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