Meganoidi
(Jacco)
di: 
Jacopo Prada
18/12/2006



 

Dal 1998 ad oggi, i Meganoidi hanno dimostrato capacità non indifferenti in campo musicale, attestandosi come una delle migliori realtà del panorama italiano. RockLine.it è onorata di poter scambiare qualche parola con Jacco, il bassista del gruppo. Nonostante le molte domande, Jacco si dimostra sempre disponibile e non nasconde una profonda dedizione al proprio lavoro…

J.P. - Ciao e benvenuto su RockLine.it, era tanto che aspettavo quest’intervista! Siete una delle mie band italiane preferite e quindi vi faccio subito i miei complimenti! Come va?

Jacco - Ciao grazie dei complimenti! Non so se ti è stato detto ma risponderò io alle domande. Piacere Jacco. Tutto bene comunque!

J.P. - Allora, parlami un po’ della vostra ultima fatica, Granvanoeli. Partiamo dall’artwork: come è nato e cosa rappresenta?

Jacco - Vorrei partire dicendoti che la copertina di Granvanoeli è la fotografia della luna mossa con un lungo tempo di esposizione. L’effetto è ambivalente perché da un lato la fotografia non doveva rappresentare altro che un immagine magari non troppo definibile per non legarsi troppo al concetto del disco; in un secondo momento ruotandola ci siamo accorti che la “scia Lunare” formava una G era perfetta per noi!

J.P. - Musicalmente parlando, come definiresti il vostro stile? Alternative? Post Rock? Devi sapere che io sono un amante delle etichette…

Jacco - Al contrario noi non amiamo le etichette perché pensiamo che suonare uno strumento nel proprio modo e con il proprio stile a volte mutandosi o perché no ripetendosi sia l’unico modo per esprimersi liberamente. Noi come band ci mettiamo in discussione in ogni disco, nel senso che ognuno di noi porta esperienze e gusti personali differenti il risultato è che il nostro suono o stile muta e soprattutto con l’ EP And Then We Met Impero e ora con Granvanoeli ci siamo avvicinati a sonorità più gravi e dilatate ma anche dinamiche e intime. Dopo aver detto tutto questo la risposta è che non vogliamo e non sappiamo che etichetta darci!

J.P. - Come spieghi il vostro cambiamento stilistico? E’ stato qualcosa di estremamente naturale? Lo giudichi un’evoluzione oppure un semplice cambiamento?

Jacco - Noi siamo autoprodotti da sempre e quindi è naturale il nostro cambiamento perché quando registriamo un disco, nel nostro studio dove ha sede la nostra indie-label (Greenfog Records) suoniamo i nostri strumenti, magari in presa diretta come in Granvanoeli e attacchiamo il “rec”. Il risultato è quello che ascolti nel disco un espressione sincera e diretta di quello che è successo in due mesi di session nel nostro studio. Il cambiamento è avvenuto nello stile e forse nel suono ma il nostro approccio è sempre il medesimo: naturale.

J.P. - Ho notato che anche le parti vocali sono cambiate tantissimo rispetto ai tempi di Supereroi Vs Municipale…

Jacco - I cantati di Davide sono molto diversi in Granvanoeli rispetto al passato. Più oscuri.

J.P. - Granvanoeli è nato come concept album? Che significato hanno i vari testi del disco? Penso che nel corso degli anni i vostri testi siano diventati sempre più profondi, sei d’accordo?

Jacco - No, non è nato come concept album ma come un disco suonato e vario legato da un filo conduttore che secondo me è l’emotività dinamica sugli strumenti. All’interno del disco ci sono pezzi diversi tra loro come Ten Black Rivers o 2:16. I testi sono più introspettivi rispetto al passato e di conseguenza più profondi e personali. I testi scritti perlopiù da Mattia (chitarra) riflettono l’emotività e la dinamica del disco. Testi più confusi e sognanti si sono alternati ad altri più diretti come Dai Pozzi, un Grande testo per me.

J.P. - Alternanza italiano - inglese: preferite esprimere determinati concetti e trattare certe tematiche in una lingue più che nell’altra oppure dipende dal singolo pezzo, anche in relazione alle parti strumentali? Tu, generalmente, preferisci i brani in italiano o quelli in inglese?

Jacco - Sono forse più legato alla lingua inglese per via dei miei ascolti, ma come gruppo crediamo nella potenzialità di entrambe le lingue. Spesso si sceglie una lingua piuttosto che un’altra per l’estetica sulla musica. Non potrei immaginarmi The Millstone in italiano o viceversa Un Approdo in inglese.

J.P. - Parlami invece del ruolo della sezione fiati all’interno del vostro sound. E’ cambiato molto nel corso degli anni, questo è innegabile. Non credi che tromba e sax siano ormai un elemento secondario? Eppure rappresentano un potenziale incredibile… Come pensate di utilizzarli in futuro? Avete già qualche idea?

Jacco - Il suono dei Meganoidi è sicuramente cambiato e partendo dal primo disco Into The Darkness, Into The Moda a Granvanoeli anche l’utilizzo dei fiati si è trasformato. Sax e tromba ora vengono usati più come muri di suono, trame sonore melodiche spesso dilatate che insieme al resto deglistrumenti creano un unico movimento. Consideriamo sempre tantissimo l’importanza dei fiati ma li utilizziamo in maniera differente rispetto al passato. Oltre tutto Luca (tromba) e Fabrizio(sax) suonano rispettivamente anche un'altra chitarra e i sinth.

J.P. - Sembra che ormai non abbiate più alcun limite a livello di sound. Cosa dobbiamo aspettarci in futuro dai Meganoidi? Pensate mai ad un ritorno allo Ska degli esordi?

Jacco - Non credo, anche perché forse la passione per lo Ska non l’abbiamo mai avuta. Non rinneghiamo assolutamente niente perché ogni disco è importante. ma credo che il nostro suono si incammini verso altre direzioni. E’ difficile dire dove, ma sicuramente il successore di Granvanoeli sarà legato a quel sound.

J.P. - Si mormora già di un nuovo album per il 2007: confermi queste voci? Ti dice qualcosa il titolo Ector? Il prossimo lavoro sarà strettamente legato a Granvanoeli oppure sarà qualcosa di completamente nuovo? Ci puoi anticipare qualcosa anche sul sound?

Jacco - Non posso anticiparti nulla perché ad oggi dobbiamo ancora entrare in studio. Ci sono già nuove idee da registrare ma siamo stati molto impegnati in questo periodo per le produzioni GreenFog: Sicuramente tramite il nostro sito o Myspace.com vi terremo aggiornati!

J.P. - Quanto conta per voi la dimensione live? Vi dà più soddisfazione suonare on stage i brani recenti o quelli più datati? Il pubblico quali preferisce?

Jacco - La dimensione live per noi è fondamentale. Sul palco con gli amplificatori accesi, ad ogni concerto si respira un emozione nuova e mutevole, dinamica come il nostro disco. Dal vivo si azzera tutto ciò che si è fatto in studio, anche se la scaletta è sempre curata, l’emotività del nostro live è libera e possono capitare concerti più “maleducati” di altri… Il pubblico si sta abituando al nostro nuovo suono e questo ci riempie di gioia e soddisfazione perché lo sentiamo dentro quanto il nostro live possa spaccare. Spesso per colpa dì pregiudizi o cliché si perde la possibilità di comunicare ciò che si è sul palco, luogo di espressione libera, diretta e passionale. Peccato.

J.P. - Parliamo appunto del pubblico. Siete consapevoli di cambiare ascoltatori praticamente ad ogni album o pensate che i vostri fan siano sempre gli stessi a prescindere dal sound? Tutto ciò vi interessa oppure rappresenta un aspetto secondario?

Jacco - A noi interessa la comunicazione. Se volevamo certezze (anche economiche) e consenso assicurato non avremmo mai fondato la Green Fog Records e probabilmente non avremmo mai scritto And Then We Met Impero e Granvanoeli. Altrimenti saremmo stati dei folli, giusto? Siamo consapevoli della difficoltà di far arrivare al nostro pubblico il cambiamento, ma credo che in un periodo di crisi come questo dove i club si riempiono di tribute band e dj set e i dischi che si vendono sono pochissimi ci dobbiamo ritenere fortunati e soddisfatti soprattutto perché c è attenzione ai nostri live. La calca è diminuita ma, senza peccare di snobbismo, il pubblico che ci segue è più adulto ed è cresciuto con noi.

J.P. - Come giudichi An Then We Met Impero? A mio parere è più di un semplice EP. Per voi è stato perlopiù un esperimento oppure una sorta di prova generale prima del full lenght?

Jacco - All’ epoca di And Then We Met Impero, ricordo, volevamo incidere un concept EP e fare un breve tour estivo per testare il nuovo sound. E’ stata una prova generale effettivamente. Non abbiamo speso in promozione, video o altro e abbiamo suonato il nostro live, sicuramente pesante da digerire per chi ricordava i Meganoidi dritti e più allegri. Invece in quelle 15-20 date da maggio fino a settembre abbiamo avuto un grande consenso, nei live pezzi come Then o Impero creavano un atmosfera incredibilmente potente ed emotiva. E’ stata una bellissima esperienza.

J.P. - Parliamo ora di Outside The Loop Stupendo Sensation, album che personalmente ritengo un vero capolavoro. Ti senti ancora legato all’album “della svolta”? Sei d’accordo con me quando dico che si tratta di un disco più vario rispetto a Granvanoeli? Se dovessi nominare il brano più significativo di quell’album, quale sceglieresti?

Jacco - E’ sicuramente più vario, direi quasi “schizofrenico”. Dopo Into The Darkness, Into The Moda volevamo suonare tanto e suonare più veloce e aggressivo. L’approccio con Outside The Loop Stupendo Sensation è stato questo: i Meganoidi volevano esprimere tanti concetti in quel disco, magari confusi ma pur sempre sinceri e diretti. Io sento quel disco abbastanza distante da Granvanoeli ma sicuramente è stato il primo passo di ricerca su noi stessi e su cosa avevamo voglia di suonare, insieme e indipendenti. Beh sicuramente sceglierei Zeta Reticoli perché è un pezzo fuori dal coro rispetto al resto del disco, ma si collega ai nostri successivi lavori.

J.P. - Come vanno le cose con la Green Fog Records? So che per voi è molto importante…

Jacco - Stiamo lavorando molto per Green Fog Records e grazie anche alla struttura del nostro studio (www.greenfogstudio.com ), dove lavoriamo Mattia come fonico ed io come assistente tecnico e del lavoro che sta dietro ufficio stampa e comunicazione (Luca) e booking (Davide e Fabri), stiamo riu-scendo nella produzione di realtà indipendenti in cui crediamo molto. Stili diversi perché ci piacciono cose differenti e consideriamo come aspetto principale la qualità del progetto. Abbiamo cominciato con gli Enroco (Indie Folk), a settembre è uscito il primo full lenght dei Marti, progetto musicale New Wave dell’attore genovese Andrea Bruschi, ed in questo momento stiamo masterizzando Tarick-1, progetto di Andrea Calcagno, primo tastierista dei Laghisecchi, improntato su un’Elettronica dritta e naif con sonorità alla Daft Punk. A breve in uscita (fine Gennaio) anche i Cut Of Mica, power trio sul filo del rasoio Indie - Post Punk tirato e molto personale. Queste prime produzioni fotografano parte del fermento creativo di Genova, città chiusa tra mari e monti, città di porto e di grandi scambi culturali, lontana dalla Milano da Bere e vicina ai propri cantautori e artisti. Green Fog Records è un espressione del luogo dove siamo nati cresciuti e dove viviamo. La dimensione indipendente oltre ad un volere è una necessità.

J.P. - Che rapporto avete con lo Ska? Lo ascoltate ancora o è qualcosa che appartiene unicamente al vostro passato? Sono curioso di saperlo…

Jacco - E’ musica. Che però non suoniamo più perché non ci da soddisfazione e probabilmente non siamo neanche tanto in grado di farlo. Non so cosa risponderti… Comunque gli Skatalites dal vivo spaccano!

J.P. - Attualmente, quali sono secondo te in Italia gli artisti o le band più interessanti? Da quali gruppi vi sentite maggiormente influenzati negli ultimi tempi? Che generi musicali ascoltate generalmente?

Jacco - Siamo influenzati da svariati gruppi e artisti italiani e non… Non c’è un genere in particolare. Io credo che dal Noise al cantautorato ci possa essere sempre grande musica (manco fossero questi i due estremi). Preferirei citarti alcuni nomi di gruppi esordienti o quasi che stimiamo e consideriamo validi per il futuro della musica indipendente in Italia: Schiele, Vanessa Van Basten, LowED, Dead Elephant, Canisciorrì e ovviamente tutta la carovana Green Fog records!

J.P. - Programmi per il futuro?

Jacco - Continuare il tour di Granvanoeli, lavorare con le realtà Green Fog Records, riuscire ad organizzare un Green Fog Tour itinerante con collaborazioni anche esterne, registrare un altro disco e continuare il nostro percorso. Tutto molto semplice.

J.P. - Un ultima domanda: cosa pensi quando ascolti due brani assolutamente opposti, Antisocial Ska e Dai Pozzi tanto per fare un esempio, e sai che si sempre tratta di opera tua? Pochi artisti se lo possono permettere e ciò vi fa onore!

Jacco - Non è vero, Dai Pozzi è Punk! Non saprei, mi fa strano e anche sorridere pensare ai primi tempi delle salette in quel di Staglieno (cimitero di Genova)! Comunque anche allora suonavano ciò che ci piaceva…

J.P. - Per me e per il nostro portale è stato un vero piacere fare quattro chiacchiere, spero che per te sia valso lo stesso. Auguri per il futuro! Ci risentiamo presto, o almeno lo spero. Ciao e grazie ancora!

Jacco - Assolutamente grazie a voi! Speriamo di incontraci presto, magari ad un nostro concerto! Ciao e grazie ancora a tutti!

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