May I Refuse
(Leopoldo Giacchetti e Lapo Scacciati)
di: 
Marco Lorenzi
02/04/2007



 

I fiorentini May I Refuse sono tornati sulla scena Indie italiana con il bel disco dal titolo Weather Reports. Leopoldo Giacchetti e Lapo Scacciati, voce e basso della band, parlano a RockLine.it del loro ultimo lavoro e del loro passato. Con un pensiero al futuro, naturalmente.

M.L. - I May I Refuse sono tornati sulla scena lo scorso febbraio, con un nuovo disco, una nuova veste, nuova musica insomma. Qualche parola di presentazione, per chi ancora non avesse mai sentito parlare di voi.

Leopoldo - Siamo una band il cui nucleo è nato nel 1999. Dopo il primo album Everything Stops Her Breathe, uscito per la Dufresne Records nel 2002, uno split con i Mrsfletcher nel 2004 ed un sacco di travagliate vicende, siamo riusciti a far uscire quest'ultimo disco, Weather Reports, grazie alla Black Candy Records.

M.L. - Come spiegate l’evoluzione che vi ha visti passare da sonorità più marcatamente Emo ad un suono accessibile in un panorama variegato come quello dell’Indie Rock/Pop?

Lapo - Siamo invecchiati. Non in senso negativo, ma come un buon vino, ecco. Abbiamo imparato a conoscere meglio i nostri strumenti, i nostri animi si sono placati e con essi anche la nostra irruenza. Non per questo la nostra musica ha perso nei suoi connotati emozionali (non li definirei Emo, bensì proprio emozionali), tanto che pur non riconoscendomi nel genere trovo che adesso ci sia molto più cuore nelle nostre canzoni rispetto ai tempi del primo disco. Prima eravamo troppo “pischelli”, era più un approccio di pancia. Ora invece è qualcosa che ci viene da dentro.

M.L. - Ascoltando il vostro disco potrebbero sprecarsi gli accostamenti ad altri nomi del panorama internazionale. C’è qualche band cui vi siete ispirati o che attualmente sentite più vicina al vostro modo di fare musica?

Lapo - No, non direi. Vedi, tra tutti abbiamo ascolti molto diversi. E questi poche volte si incontrano. Risulta quindi difficile ispirarsi a qualcuno, almeno in modo volontario. Poi, è logico: tutto ciò che uno ascolta si fa risentire sul suo modo di suonare, sia a livello conscio che inconscio. Ma non abbiamo mai detto: dai oggi facciamo un pezzo che suoni come gli Smiths. Oppure come Bon Jovi.
Leopoldo - All' interno del gruppo abbiamo ascolti talmente diversi l' uno dall' altro che se ci conoscessi singolarmente potresti pensare a tutto tranne che al fatto che suoniamo nella stessa band! La nostra vera ispirazione viene dal quotidiano, da come ci sentiamo di giorno in giorno. Musicalmente direi che il nostro unico punto di contatto, ormai, è rappresentato dai Beatles; come potrai notare non sono poi così accostabili alla nostra musica. Personalmente posso dirti che al momento ascolto molto Sufjan Stevens e The Good The Bad and The Queen.

M.L. - Parliamo di Weather Reports, ora. Si tratta di un disco denso di significati ed alla continua ricerca di orizzonti da esplorare. Che cosa ha ispirato il vostro ultimo lavoro in studio?

Lapo - Probabilmente il periodo di cambiamento che abbiamo attraversato. Non è un segreto che una casa discografica ci abbia preso letteralmente per i fondelli. Questa cosa ci ha quasi “ammazzato”. Weather Reports è il frutto del nostro rinascere; siamo cambiati e ci siamo modificati nella forma e negli intenti. Credo che tutto sia stato una reazione a quel periodo di buio, si.

M.L. - Riuscireste ad individuare un filo conduttore che possa in un qualche modo fare da collante per tutti e dieci i pezzi dell’album oppure ogni traccia fa storia a sé, come si suol dire?

Leopoldo - I pezzi non sono propriamente collegati l'uno con l'altro, ma ognuno ha come tema principale o come sfondo un qualche evento atmosferico, il sole, le nuvole, la neve... fino ad arrivare alle stagioni in generale.

M.L. - The winter is gone, we’ll never be the same, the summer is gone and we’ll never be the same… L’incedere e l’alternarsi delle stagioni è un tema che abbiamo riscontrato ricorrere spesso in Weather Reports. Quale significato volete far trasparire con queste parole?

Leopoldo - …che le stagioni (della vita?!?) cambiano, finiscono e ogni anno ritornano... Però mai sono le stesse dell'anno prima. Ritengo che le stagioni siano una metafora piuttosto calzante di quello che può essere lo stato d'animo di una persona.

M.L. - La maturazione del disco è avvenuta nel corso di quattro anni dall’ultimo vostro lavoro. Quanto è cambiato il disco in questo lungo periodo, prima di approdare alla produzione finale?

Lapo - Beh, i pezzi che compongono Weather Reports hanno subito qualche cambiamento, ma niente di radicale. Sono rimasti più o meno quelli sin dalla scrittura iniziale. Certo in studio abbiamo aggiunto strumenti che nemmeno pensavamo di poter utilizzare, ma la sostanza è rimasta invariata.

Leopoldo - A causa del cambio di line up avvenuto pochi mesi prima di entrare in studio (Davide Barberis sostituisce Giovanni Martino alla chitarra), oltre tutto, una buona parte dei pezzi sono stati scritti e arrangiati nelle settimane prima delle sessioni di registrazione.

M.L. - L’uscita del full-lenght, quattro anni dopo Everything Stops Her Breathe segna anche il cambiamento, il voltare pagina per voi dopo un periodo fatto di alti e bassi. C’è stato qualche momento in cui non avreste saputo pensare ad un futuro per il nome May I Refuse?

Lapo - Beh, si. C’è stato un periodo in cui effettivamente siamo stati “morti”. Abbiamo continuato comunque a suonare, anche se con poca convinzione, e più per il piacere di farlo che per portare avanti qualche progetto. Questo c’ha consentito di crescere sul piano della scrittura e di ampliare i nostri orizzonti.

M.L. - Quanto hanno inciso, in sala di registrazione, il supporto e la produzione di una figura quale quella di Francesco Donadello?

Lapo - Beh, Burro è stato molto utile. Una persona squisita. C’ha aiutato molto con consigli e suggerimenti di vario tipo. E’ stato un vero piacere lavorare con lui.

M.L. - La fiorentina Black Candy Records è la vostra attuale label. Come vi siete trovati con loro, per quanto riguarda Weather Reports?

Lapo - Molto bene grazie. Leo e Giuse sono eccezionali, nulla d’altro da aggiungere.

M.L. - Parliamo di live, ora. Avete già in programma alcune date nella vostra Toscana. Quali altri luoghi visiterete per promuovere Weather Reports e far conoscere ulteriormente il nome May I Refuse nel prossimo futuro? Avete in cantiere anche un tour internazionale?

Lapo - L’intenzione sarebbe quella di suonare in ogni anfratto della nazione, e magari di varcare anche la Alpi. C’è da vedere se poi riusciremo a farlo realmente; diciamo che ci di sicuro ci proveremo.

M.L. - E’ importante, per voi, il rapporto diretto con quanti vi ascoltano ai concerti? Potendo scegliere tra le vostre esperienze passate, sapreste ritrovare un momento live che ricordate in maniera particolare per qualche aneddoto che ad esso è legato?

Lapo - A me, personalmente, piace fermarmi a parlare con chi viene ad ascoltarci, ma non abbiamo grandi aneddoti. Solo la solita sequenza di sconosciuti sul palco, ubriaconi da soundcheck e cose simili. I Mrsfletcher ne avrebbero avuti di bellissimi da raccontarti.

M.L. - Che progetti avete per il futuro?

Lapo - Tornare in studio per un nuovo disco, appena logicamente sarà possibile, e suonare. Poi magari finire gli studi.

M.L. - Che cosa pensate sull’attuale scenario musicale italiano?

Lapo - Che ultimamente c’è fermento, ma c’è ancora tanto da fare. Al di la dei “grandi” (Giardini di Mirò, Verdena, ecc.) ci son molti gruppi che han fatto uscire ottimi lavori. Gruppi come Velvet Score, A Toys Orchestra e Kech possono dare molto alla musica italiana secondo me. Il problema infatti non è più la qualità della musica italiana, ma della qualità del pubblico italiano. Vedo ancora troppi preconcetti, e troppa chiusura su certi approcci alla musica. Spesso più che le canzoni un gruppo viene giudicato dall’”estetica” della sua musica.

M.L. - Alla luce anche del vostro Weather Reports è evidente il vostro credere nell’inglese come lingua più adatta per le liriche. Avete mai composto, o pensato di comporre in futuro, qualcosa in italiano?

Lapo - Chissà… Forse che si forse che no. Ogni tanto ne parliamo, ma mai troppo seriamente. Magari un giorno…

M.L. - E’ davvero tutto, May I Refuse. Nel ringraziarvi per la disponibilità ed il tempo concesso a RockLine.it, vi lascio concludere come meglio credete questa intervista, augurandovi il meglio per il futuro e augurandomi di poter sentire ancora dischi come Weather Reports. Ciao!

Lapo, Leopoldo - Ciao!

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