Marlene Kuntz
(Cristiano Godano)
di: 
Filippo Morini
29/02/2008



 

I Marlene Kuntz sono diventati una delle realtà più rappresentative della scena alternativa italiana, con il loro Noise ricco di elementi originali ed innovativi. A parlare della nuova uscita Uno è il leader Cristiano Godano, che in una lunga intervista racconta la genesi del nuovo album e altri particolari sulla band lombarda tra le più famose d'Italia...


F.M. - Partiamo da qualche mese addietro, mentre Uno era ancora in fase di “ultimazione”: come vi siete trovati durante i concerti eseguiti l’estate passata? Il pubblico ha risposto bene al vostro ritorno on-stage dopo diversi mesi d’assenza?

Cristiano - Sì, perché no? Era un concerto “standard”, con dentro tutto il repertorio (anche se, a dire il vero, Bianco Sporco primeggiava, per nostra precisa volontà) e dunque c'era la voglia di rivederci. Noi eravamo in forma, sicché... è andato tutto bene.

F.M. - Ho sentito che questi concerti vi sarebbero serviti prima di tutto per tornare a respirare l’atmosfera dei palchi,senza alcuna aspettativa particolare. Tuttavia siete stati felici di tornare ad una dimensione Live per voi più ordinaria, una volta vissuta l’esperienza esclusivamente acustica poi raccolta in S-Low?

Cristiano - No, perché? Lo S-Low tour era una esperienza ampiamente voluta da noi, e ci aveva reso felici di averla affrontata. Dunque il tornare a una dimensione un po' meno intima era una prassi, nei confronti della quale il nostro sentimento era neutro, né di particolare felicità né di particolare rammarico

F.M. - Parliamo ora del nuovo album, Uno. Diversi musicisti di fama internazionale hanno lavorato con voi a questo album: Paolo Conte al piano sul brano Musa, Greg Cohen al lavoro sui brani Canzone Ecologica, Canto, Negli Abissi Fra I Palpiti e Musa, o ancora Ivana Gatti, Vittorio Cosma e Igor Sciavolino hanno partecipato. Come è nata l’dea di queste collaborazioni? Come hanno influito sulle registrazioni?

Cristiano - Greg è capitato nello studio dove stavamo registrando (e dove è sita la nostra sala prove) per seguire la produzione di un cantautore comasco (Luca Ghielmetti). Evidentemente era una occasione da sfruttare (sempre che gli fosse piaciuta la nostra musica)... Conte lo abbiamo cercato per chiedergli di lasciarci uno scritto per il libretto (visto che avevamo in progetto di ospitare un tot di scrittori, da Lucarelli a Brizzi, a Scarpa, a Benni... E Conte rappresentava l'eccezione che conferma la regola, in quanto musicista-cantante). Una volta contattato, il pianoforte si è aggiunto quasi spontaneamente. Ivana è collaboratrice di Gianni Maroccolo, e siccome lui stava lavorando con noi al disco è stato naturale rivolgersi a lei via Gianni per avere ottimi cori femminili. Cosma è stato cercato da Gianni stesso, che lo conosce e stima: volevamo un pianoforte in parecchi pezzi. Ognuno di loro ci ha regalato delle belle emozioni, ma è inutile sottolineare che Conte e Cohen, con la loro mitica esperienza decennale sui palchi di tutto il mondo, ci hanno dato una soddisfazione speciale.

F.M. - I commenti d’autore che arricchiscono il booklet dopo ogni pezzo aggiungono ulteriore poesia ad un quadro complessivo già denso di atmosfere incantevoli. L’idea può essere vista come un ulteriore tributo al tuo amore nei confronti della letteratura, o ha un significato più particolare?

Cristiano - Si, certo, si può vederla anche così. Forse non è il motivo principale che ci ha invogliato a perseguire questo obiettivo, ma a posteriori è bello pensarla in questo modo. Noi volevamo sostanzialmente rendere ricco e appetibile il libretto in tempi in cui il cd non lo compra quasi più nessuno, e volevamo dimostrare che siamo in una fase aperta al mondo e che ci piace l'idea di essere collaborativi. Prima di questa evidenza mai i Marlene si erano dati, in nessun loro altro disco ufficiale.

F.M. - L’esperienza S-Low ha influenzato il vostro orientarvi verso una maggior attenzione agli arrangiamenti e alle delicatezze melodiche che caratterizzano Uno?

Cristiano - Sì. Ci ha aiutato a dirigerci sempre più verso un ambito interpretativo fondato sulla lievità del tocco, sul togliere anziché mettere, sulla rotondità del suono, sulla cura per i cantati, sulla attitudine a cercare melodie raffinate, sul voler fare un disco né particolarmente rock né con attitudine indie, e sul fare a meno delle distorsioni chitarristiche. Ci ha aiutato a fottercene delle reazioni dei duri e puri, rendendo noi duri e puri in relazione alla nostra idea di musica al giorno d'oggi, che potrebbe non essere quella di domani. O forse sì. Non è dato conoscere il futuro, che filosoficamente non esiste.

F.M. - Come vi sentite di rispondere a chi vi accusa di concentrarvi troppo su sonorità molto più intime e raffinate rispetto a qualche disco fa? In fondo la critica vi ha accolti a braccia aperte, premiandovi con ottime recensioni ed articoli spesso celebrativi, ma come vi rapportate con il vostro pubblico, con i ragazzi che sudano sotto i plachi e che vi seguono magari da diversi anni, ragazzi che magari non amano troppo le virate stilistiche?

Cristiano - Con le interviste che rilasciamo cerchiamo di essere persuasivi e far capire in tutti i modi che siamo sempre noi stessi, con la nostra onestà, con la voglia di fare ciò che dovrebbe saper stimare ogni sedicente amante dell'arte: non ripetersi mai (ben sapendo che non siamo geni, e che dunque una cifra stilistica rimane). Se devo esser sincero preferirei un po' meno sudore sotto i palchi e un po' più di rapimento mentale, tendente alla implosione più che alla esplosione...

F.M. - Oggi internet è indubbiamente considerato il mezzo di comunicazione/informazione più popolare: Pensate, in futuro, di sfruttare il web in modo analogo a ciò che hanno organizzato band come i Radiohead? Intravedete uno sbocco verso questo tipo di promozioni?

Cristiano - Viviamo in una fase molto difficile, e tutti stiamo cercando di interpretare il fenomeno della probabile fine del disco come oggetto d'acquisto della gente. La mossa dei Radiohead è una mossa di natura imprenditoriale, che può permettersi un gruppo con un pubblico enorme sparso in tutto il mondo. Se alla fine dei conti si rivelerà vincente sarà di esempio per molti altri, e se la cosa funzionerà si arriverà a una sistemazione del mercato (ma avrà ancora un senso la parola “mercato”?) per cui anche gruppi piccoli come il nostro potranno organizzarsi in modo tale da far arrivare la loro musica alla gente.

F.M. - Cosa ne pensi dei commenti che vi riguardano (siano essi positivi o negativi) che compaiono su blog e forum a voi dedicati? Pensi che la gente riversi tante parole su internet solo perché ha troppo tempo libero o dai un minimo di credito a ciò che viene detto anche in modo più sotterraneo e meno ufficioso?

Cristiano - Su di noi si utilizzano molte energie: vuol dire che siamo un gruppo importante che fa parlare. Non siamo dei provocatori, e dunque facciamo parlare semplicemente per la forza della nostra musica e delle mie parole. A volte quello che leggo è realmente acido o cattivo, ed è estremamente ingeneroso: se tutte queste persone avessero l'opportunità di conoscerci si renderebbero conto di quanto siamo tranquilli e onesti. Non mi va di esprimere giudizi su chi frequenta i forum e perché lo fa, ma non ho problemi a sostenere che in genere il modo spiccio con cui si sparano sentenze e si dicono cattiverie o tronfie stupidaggini è del tutto analogo ai commenti dell'uomo comune nei confronti della politica o del calcio: anche chi crede di saperne molto di musica in realtà non ne sa nulla (io stesso so molto poco di musica, e parlare di musica è per certi versi impossibile. La musica in sé non ha significati, e la si può considerare solo da un punto di vista estremamente soggettivo. Dunque è pretenzioso e supponente ritenere di avere la verità in tasca su ciò che è bello e su ciò che è brutto. Questo non vuol dire non avere il diritto di dire ciò che si pensa, basta farlo con modestia, rispettando i gusti degli altri e non imponendo i propri). Dei commenti positivi invece penso bene, a prescindere.

F.M. - La canzone Fantasmi, contenuta nel vostro nuovo album, ha forse qualcosa a che fare con ciò?

Cristiano - Sì, certo. Ma usa un linguaggio organizzato in modo tale che quanto cantato possa diventare condivisibile da quasi tutti. Sono sicuro che molti nella vita vivono situazioni analoghe, soprattutto nel mondo lavorativo. E in ogni caso non va dimenticata la sottile ma imprescindibile vena auto-ironica: i fantasmi del titolo sono di entrambi, sia di chi canta sia di chi è destinatario di tutto quell'astio. E i fantasmi, si sa, metaforicamente sono dei simulacri ingannatori...

F.M. - Nonostante il disco possa apparire estremamente torbido, il filo immaginario che lega una canzone all’altra è comunque, e chiaramente, uno: l’Amore. Da cosa è scaturita la decisione di renderlo tema portante del disco, dopo il velo di inquietudine che avvolgeva Bianco Sporco?

Cristiano - Alcune letture fatte in quel periodo mi hanno proiettato con forza nel contesto dell'amore di coppia, e siccome era una cosa che mi riguardava anche a livello di esperienza di vita, avevo molte cose da dire; tanto quanto all'epoca di Bianco Sporco ero del tutto...disamorato. E una canzone come “Poeti”, in esso contenuta, lo spiega bene.

F.M. - L’amore da te inteso può però rivelarsi abbastanza diverso dalla concezione classica che suggerisce il termine, arrivando ad integrare nella tracklist un pezzo come 111, che tratta un tema tanto agghiacciante quanto attuale: fallimento coniugale e una donna che viene uccisa a martellate dal marito. Come sei arrivato a raccontare di un episodio apparentemente tanto crudele? Semplice influenza dei media?

Cristiano - Certi episodi di cronaca contengono spesso dei portati emotivi notevoli, degni di una rappresentazione artistica, distaccata o partecipata che sia. Il progetto per questa canzone era però più variegato: non volevo unicamente mettermi nella testa di un povero cretino che arriva a far fuori sua moglie a martellate, ma volevo arrivare a svelare questa cosa attraverso un procedere insospettabile di musica e parole. Nella prima parte esse si limitano infatti a descrivere il classico rapporto fra due persone che smettono molto in fretta di amarsi (ce n'è a migliaia ovunque) ma che trascinano la cosa per varie convenienze (magari anche giustificabili): il tutto parrebbe fermarsi a questo risvolto ipocrita e consueto. Ma il cambio brusco di atmosfera a metà pezzo introduce il dramma e ci fa capire che chi raccontava quanto detto prima è il povero cretino (che, da come parla, cretino non è, poiché usa termini ricercati), ora disperato e al chiuso di una cella (reale, forse, ma anche e unicamente metaforica, quella della propria coscienza martoriata)

F.M. - Considerata l’importanza della figura femminile nell’universo della band, ti chiederei quale sia il tuo rapporto con essa oggi. Immagino totalmente differente da quanto viene proposto dai nostri media, a causa dei quali siamo tristemente famosi anche al di fuori dei confini nazionali.

Cristiano - Mi piace l'idea di essere un amico delle donne, galante, gentile, educato, sensibile. E amo l'idea di essere un uomo speciale per la propria donna (nel bene e nel male, ahimè).

F.M. - Che posizione ritieni occupi l’ironia all’interno dei testi dei Marlene oggi? Sotterrata per sempre o ben celata ma pur sempre presente?

Cristiano - Ben celata ma pur sempre presente, anche se ne uso pochina.

F.M. - A proposito di testi: quanto cambierà il tuo modo di scrivere nel libro di prossima pubblicazione ( I Vivi – edito da Rizzoli ) di cui sei autore? Riconosceremo la penna dei Marlene Kuntz o adotterai uno stile inedito?

Cristiano - Ecco, i racconti contenuti ne “I vivi” mi hanno dato l'occasione di esprimermi con più ironia e divertimento. Liberandomi delle necessità liriche che marchiano la mia poetica quando penso per i versi delle musiche di MK, mi sono ritrovato nella possibilità di parlare d'altro, e così facendo è venuta fuori meglio questa componente. Per carità, il tutto rimane ben sottile e fra le righe, ma credo proprio che sia più evidente.

F.M. - Parlando dell’ambiente musicale più in generale, l’essere sotto contratto con la Virgin ha in qualche modo spinto i vostri ultimi lavori verso compromessi o siete stati liberi di suonare ciò che volevate, come volevate?

Cristiano - Nessun compromesso, mai. E d'altronde se avessimo avuto in testa di fare noise o casino per tutta la vita non avremmo firmato per una etichetta grossa: non ce ne sarebbe stato alcun bisogno. Il pubblico noise e casinista lo raggiungi facilmente con l'underground: è piccolo, limitato e poco open-minded, come tutti coloro che appartengono a qualcosa.

F.M. - Come vi vedete proiettati in un mercato internazionale? Risulta tuttora possibile sperare in un disco quasi completamente concepito per dimostrare chi sono i Marlene Kuntz ad un pubblico esclusivamente non italiano?

Cristiano - No, sono piuttosto sfiduciato. E credo fortemente che se qualcosa un giorno accadrà, sarà grazie all'italianità. I nostri artisti famosi all'estero lo sono per l'italiano, che piaccia o meno. Evidentemente la nostra pronuncia di italiani che cantano in inglese suona male all'estero... Non credo, per fare il primo esempio che mi viene in mente, che Bjork abbia una buona pronuncia, eppure lei ce la fa (a onor del vero la sua musica è più incatalogabile della nostra, che ci muoviamo in un ambito rock dalle coordinate precise)

F.M. - Ho letto di questa collaborazione con Nick Cave, nata spontaneamente il primo maggio romano di quattro edizioni fa, che a quanto pare vi ha aiutato nella traduzione in inglese di cinque pezzi. Come è stato per voi avere a che fare con lui?

Cristiano - Mi sono sentito a un punto tremendamente importante della mia carriera, uno di quelli che da soli fronteggiano centinaia di critiche di chi non ha mai capito un cazzo di noi (penso a agli esterofili, che non potrebbero mai accettare che un rocker italiano possa valere quanto uno straniero... Nick Cave o chicchessia).

F.M. - Cosa ne pensi del panorama musicale oggi, sia nazionale che estero, all’infuori dei tuoi gusti musicali?

Cristiano - All'infuori dei miei gusti musicali non penso nulla. I miei gusti musicali, invece, mi spingono verso sonorità altre rispetto al rock, che mediamente mi stufa non poco. Ascolto molta musica classica e molti dischi del catalogo ECM.

F.M. - Voi che siete tra i massimi esponenti del rock “alternativo” italiano, alternativo nel senso di slegato da pagliacciate come festivalbar e mere operazioni di marketing, potreste confessarci se suonando questo genere si riesce, in Italia, a vivere solo di musica?

Cristiano - Sì. E' dura, ma sì.

F.M. - Ultima domanda a bruciapelo: Possiamo ormai considerare Gianni Maroccolo (accreditato e come produttore dell’album e bassista) IL bassista dei Marlene Kuntz?

Cristiano - No, il nuovo bassista per il prossimo tour di Marlene Kuntz è Luca Saporiti, in arte Lagash. Ex La-Crus e attuale membro fondatore del progetto Amor Fou.

F.M. - Grazie per il tuo tempo Cristiano. Ti auguriamo un grande successo con i tuoi futuri progetti. A presto da RockLine.it!

Cristiano - Grazie a voi!

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