Katrienne
(Stefano Lever)
di: 
Edoardo Baldini
15/11/2006



 

Ottima sopresa nell'ambito underground nazionale, i veronesi Katrienne propongono un Post Rock raffinato e ben concepito, che traspare già dalla prima omonima fatica discografica. A presentarci la band e a descrivere i progetti futuri è il chitarrista Stefano Lever...


E.B. - Ciao Stefano! Benvenuto su RockLine.it! Come prima richiesta ci sarebbe la presentazione della band…

Stefano - I Katrienne si formano a Novembre 2004. Enrico e Luca mettono un annuncio per la ricerca di un chitarrista e così io ho chiamato per fare una prova. Ci siamo trovati molto affiatati e abbiamo iniziato a suonare insieme da subito.

E.B. - Vi devo fare i complimenti per il vostro album di debutto che ho trovato molto valido. Parlateci un po’ della sua composizione: come avete proceduto alla stesura dei brani? Quanto avete impiegato?

Stefano - Come detto sopra, abbiamo iniziato a suonare insieme a Novembre 2004 e da lì fino a Luglio abbiamo improvvisato molto, finché siamo riusciti a metter giù otto pezzi. Ad Agosto, molto istintivamente abbiamo deciso di punto in bianco di registrare l’album. E’ stata una scelta forse troppo spregiudicata: ora come ora sicuramente non lo rifaremo, ma al momento ce la sentivamo così e siamo andati. I pezzi sono stati arrangiati al momento e le voci sono state messe seduta stante in studio. Dopo dieci giorni di registrazioni il prodotto era finito.

E.B. - Proponete un Post Rock ricercato e parecchio “strano” da udire nella scena italiana. Ho notato alcune somiglianze con il timbro di acts quali Mogwai e Explosions In The Sky…da quali band siete stati influenzati nel vostro lavoro?

Stefano - Le ispirazioni, al contrario di ciò che sembra, sono state molteplici. Venendo da contesti musicali differenti, non siamo partiti con l’idea di fare un disco di un certo tipo. Certo le influenze si sentono, è innegabile il paragone a Mogwai e gruppi del genere, però abbiamo impostato le canzoni dall’improvvisazione, senza pensare a un certo tipo di struttura o filone musicale. Conta poi il fatto che non siamo cresciuti insieme, quindi anche musicalmente parlando le strade erano differenti.

E.B. - Cosa rappresenta la bambina della copertina del disco e perché l’avete scelta?

Stefano - La bambina in copertina è un disegno fatto a mano da una nostra amica di nome Alice. Sembra incredibile, ma è un disegno fatto a matita. E’ il ritratto della sorella di Enrico da bambina. Lui ci teneva a usarla come copertina e quindi…

E.B. - Da dove proviene il nome Katrienne?

Stefano - Il nome Katrienne è un nome di donna nordico. Luca il cantante, aveva un indirizzo di posta con questo nome e quando ci siamo trovati a scegliere un nome per il gruppo, lo avevo trovato interessante, quindi abbiamo tenuto questo.

E.B. - Katrienne è stato pubblicato nel 2005: ora quali sono i vostri progetti? State lavorando a nuovo materiale?

Stefano - Attualmente siamo in fase compositiva per il nuovo album che probabilmente avrà luce a fine estate prossima, e ci interessa soprattutto incentrarci in questo, piuttosto di fare qualche data in più al mese.

E.B. - E per quanto riguarda il fattore date e concerti, come vi state muovendo?

Stefano - Per lasciare spazio alla composizione non ci stiamo dando da fare tanto, però comunque un certo numero di date sono garantite per non restare fermi sotto l’aspetto live.

E.B. - Come vivete un’esperienza live e qual è l’impatto che le vostre canzoni assumono in un concerto?

Stefano - Il live è la massima espressione per una band, quindi la cosa più bella anche per noi. Le canzoni siamo riusciti a renderle molto vicine all’album. Certo, alcune parti di violini o synth sono impossibili da riprodurre se non con l’utilizzo di basi, ma per il resto siamo molto in sintonia con l’album.

E.B. - Il panorama musicale della vostra città, Verona, è parecchio ampio e variopinto. Come vi collocate voi Katrienne all’interno di questa scena?

Stefano - Siamo abbastanza estranei tra le amicizie nei gruppi veronesi, ne conosciamo di persona veramente pochi. Oltretutto la zona veronese non è che proponga molto nell’ambito musicale a parte i soliti tre locali. Sicuramente in estate ci sono proposte migliori come festival qua e la, ma in inverno è un mortorio.

E.B. - Cosa rende sperimentale il vostro sound secondo voi?

Stefano - Il fatto di essere strumentale in primis; poi di essere un genere che ha una continua ricerca di composizioni particolarmente armoniche e melodiche. Niente è messo li per caso e si cerca di trovare delle melodie che esulano da quelli che sono i canoni di composizione che normalmente si sentono. Cerchiamo di non fare i soliti accordi sentiti e stra-sentiti per dirla brevemente.

E.B. - Qual è la miglior canzone contenuta sul primo album che preferite maggiormente? In cosa le siete legati?

Stefano - Secondo me la migliore è Frog, la traccia numero sette, seguita da Lapaz, il brano più commerciale dell’album. Essendo canzoni nate prettamente dall’improvvisazione in sala prove, non abbiamo un momento particolare da attribuire a una o più canzoni. Sono nate dall’emozione del momento.

E.B. - Di cosa trattano i testi delle canzoni? Potete farci un breve riassunto delle tematiche affrontate su Katrienne canzone per canzone?

Stefano - Di questo te ne dovrebbe parlare Luca il cantante, ma da quello che ti posso dire hanno significati abbastanza visionari e astratti. “vedo il tuo lato oscuro, e un ragazzo affidabile cercava di parlarmi”. Sono sensazioni interiori di Luca che sicuramente non avrà modo di spiegare per quanto intime siano. Per le tracce strumentali, abbiamo cercato di racchiudere nel cd una serie di paesaggi tutti diversi tra loro. Per esempio Frog sà di rinascita, di primavera, di natura che sboccia; Tomorrow Daylight di autunno con la pioggia che cade e un caminetto acceso; Present di passato, di guerra, di fatica; The Other, di energia, di violenza, di rabbia……ecc ecc.

E.B. - Pensate che nei prossimi lavori l’uso della voce diventerà più frequente e si ispessirà?

Stefano - Sicuramente non faremo più canzoni strumentali, per il semplice fatto che abbiamo valorizzato l’elemento voce come uno strumento in più, che può dare maggior pathos e bellezza alle canzoni, al di là questo dei canoni commerciali.

E.B. - Grazie per l’intervista, possiamo chiudere qui. Un saluto e un in bocca al lupo dalla redazione di RockLine.it, puoi concludere come preferisci!

Stefano - Vi ringraziamo per le domande molto pertinenti e un saluto a tutta la redazione!

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