Joseph, John
di: 
Jacopo Prada
02/06/2007



 

Fra una sessione di studio e l’altra, trova il tempo di rispondere alle nostre domande John Joseph, storico singer di un’altrettanto storica formazione: i Cro-Mags. Nonostante il pochissimo tempo a sua disposizione, John fa chiarezza sul passato e ci anticipa alcuni progetti futuri, rivelandosi, nel corso dell’intervista, una persona estremamente sincera e genuina…

J.P. - Ciao John, grazie mille per la tua disponibilità. E’ un onore poter scambiare qualche parola con una figura storica dell’Hardcore statunitense come te. Allora, come te la passi?

John - Ciao Jacopo, sono io a dover ringraziare voi per l’intervista! Io sto piuttosto bene. In questo periodo suono e scrivo parecchio, ci stiamo preparando per l’uscita dell’ultimo disco dei Bloodclot, la band in cui milito…

J.P. - L’anno scorso hai girato l’Europa con una band, i F.V.K., con cui hai riproposto dal vivo i mitici brani di The Age Of Quarrel. E’ stata una bella esperienza?

John - Senza minima ombra di dubbio! L’idea del tour era nata già qualche tempo prima: stavo parlando insieme a Mackie (Jayson, batterista dei Cro-Mags dal dal 1984 al 1986, N.d.R.) e ci siamo chiesti perché non andare in Europa a suonare qualche vecchio classico dei Cro-Mags. Dopotutto si trattava del ventesimo anniversario dell’uscita di The Age Of Quarrel! Da qui poi è nato tutto. E’ stato un tour lungo ma divertente, eravamo tra vecchi amici e ce la siamo proprio spassata. Siamo stati in Italia, Belgio, Germania, Finlandia, Danimarca, Inghilterra e molti altri bellissimi posti. A proposito, ti ringrazio per essere venuto a vederci!

J.P. - In futuro tornerai in Europa con un progetto simile?

John - No, non penso. Stiamo programmando una tournee europea con i Bloodclot, ma per quanto riguarda un tour come quello dei F.V.K. escludo categoricamente, almeno per i prossimi mesi.

J.P. - So che Harley (Flanagan, storico bassista dei Cro-Mags con cui John non è esattamente in ottimi rapporti, N.d.R.) ha tentato in ogni modo di intralciare la tua avventura europea con i F.V.K.

John - Guarda, Harley è soltanto un bamboccio. Piange, si lagna e rompe le palle sempre e comunque. Per fortuna non ho alcun rapporto né contatto con lui. E’ così da tanti anni ormai. Lo conosco, sa solo parlare male alle spalle della gente, non voglio avere a che fare con lui. Pensa, inizialmente era pure venuto a chiedermi se volevamo farlo insieme il tour del ventesimo anniversario, ma io ho rifiutato senza pensarci su due volte! Con gli anni ho imparato la mia lezione, Harley parla tanto, ma per me rimane semplicemente un miserabile…

J.P. - Parlando di Cro-Mags, pensi che The Age Of Quarrel sia realmente il miglior disco del gruppo?

John - Sì, assolutamente. The Age Of Quarrel fu un disco vero, suonato e registrato con il cuore! Oggi si vedono in giro tanti buffoni che tentano di ripercorrere la nostra strada all’epoca di quell’album. Non ci riusciranno, The Age Of Quarrel è e resterà sempre un capolavoro. Senza di me i Cro-Mags hanno poi tentato di darsi al Metal, basta che ascolti Best Wishes e te ne rendi conto! Sono certo che anche Burn Babylon Burn, il nuovo lavoro dei Bloodclot, riuscirà ad imporsi come fece a suo tempo The Age Of Quarrel.

J.P. - Cosa puoi dirci dei testi che scrissi per The Age Of Quarrel?

John - Fu Dio a darmi l’ispirazione per scrivere testi e musiche, è la pura e semplice verità. Per quanto possano provarci, nessuno nel mondo dell’Hardcore riuscirà mai a superare The Age Of Quarrel. E’ un disco senza tempo.

J.P. - Come entrasti a far parte dei Cro-Mags?

John - Guarda, Harley racconta tante di quelle puttanate in giro... Non devi nemmeno dargli retta, quello che lui definisce il primo singer della band, Eric, fece due concerti e sparì. Io entrai nei Cro-Mags ancor prima che registrassero il primo demo! E’ tutto scritto nel mio libro.

J.P. - Cosa pensi del futuro dei Cro-Mags e quali sono, a tuo parere, le altre band più rappresentative del panorama Hardcore americano?

John - I Cro-Mags sono finiti da un pezzo, personalmente non ho dubbi a riguardo. Per quanto riguarda invece i complessi più importanti per l’Hardcore te ne nomino soltanto alcuni: Minor Threat, State Of Alert, Bad Brains e Sick Of It All.

J.P. - A proposito di Bad Brains, so che sei un loro grande amico…

John - Sì, proprio così. Li ho conosciuti per la prima volta nel lontano 1980 ad un loro show. Sapevo di vedere la miglior band del pianeta. Il resto è storia. Grandissimi.

J.P. - Restando in argomento, a te piace il Reggae, vero?

John - Sì, moltissimo! E’ stato Bob Marley ad avvicinarmi a questa splendida musica, come penso sia accaduto a moltissime persone. Preferisco non sbilanciarmi troppo però, lascio il Reggae ai veri esperti del genere, altrimenti rischio di fare qualche figuraccia! Comunque devi sapere che ascolto praticamente qualsiasi genere musicale, puoi trovare una lista dei miei artisti preferiti direttamente sulla mia pagina di MySpace.

J.P. - Prima hai accennato ad un libro. Parlavi di The Evolution Of A Cro-Magnon?

John - Certamente, è il libro che ho scritto da qualche tempo e che vedrà luce nei prossimi mesi. Ci ho lavorato tantissimo, parla dei miei primi anni nella scena Hardcore di New York. Ci sono tanti retroscena che potresti trovare molto interessanti. Diciamo che è una sorta di memoria personale. Lo si potrà comprare anche nei negozi, ma per gli appassionati italiani consiglio comunque l’acquisto online.

J.P. - Che ci dici invece di questi Bloodclot?

John - Che sono dei rivoluzionari. Potentissimi. Troverai qualche affinità con i Cro-Mags, soprattutto per quanto riguarda lo stile vocale (dopotutto sono sempre io che canto!), ma musicalmente i Bloodclot sono decisamente più duri. A breve usciremo con un nuovo album, Burn Babylon Burn, non lasciartelo scappare!

J.P. - In quali altri progetti ti stai dando da fare in questo periodo?

John - Musicalmente sono impegnato soltanto con i Bloodclot, non ho altre band attualmente. Sto anche scrivendo qualche film, uno sulla boxe ed alcune commedie (da qualche tempo, infatti, John si occupa anche di film, N.d.R.). Per il futuro invece ho intenzione di aprire un ristorante qui a New York ed un tempio per Srila Prabhupada. Come ti ho già detto, stiamo anche programmando un tour per promuovere il nuovo album dei Bloodclot. Per il resto il solito: scrivere film, libri e tanta musica!

J.P. - So che ti piace molto viaggiare. Quali sono i luoghi più belli che hai visitato?

John - Sì, è vero, ho visitato molti luoghi, ma il mio viaggio in Giamaica resta senza dubbio il migliore in assoluto, una fra le esperienze più belle della mia vita. Adoro nuotare e quindi è stato splendido anche alle Hawaii. Rimane solo un luogo che intendo visitare a tutti i costi ed è l’India, soprattutto per motivi spirituali. E’ un viaggio che ho in programma da anni e che spero di fare presto.

J.P. - Hai parlato di spiritualità, uno degli elementi più importanti della tua vita…

John - Sì, sono Hare Krishna da ben ventisei anni e devo ammettere che la spiritualità è sempre stata fondamentale nella mia vita. Ritengo che tutti debbano fare il possibile per il prossimo, purtroppo però accade raramente. Essere Hare Krishna significa proprio questo: pensare a Dio e servirlo aiutando ogni esseri vivente. Anche la meditazione è molto importante, ti aiuta sempre. Io ad esempio la pratico al mattino presto! Ci tengo a precisare, comunque, che non ho nulla a che fare con gli attuali leader del movimento Hare Krishna, che ritengo dei veri impostori. La mia unica guida resta Srila Prabhupada. Se l’argomento ti interessa potrai trovare tutto nel mio libro!

J.P. - Se non sbaglio sei appassionato anche di cucina, vero?

John - Proprio così. Sono vegetariano da ventisei anni e adoro cucinare cibi vegetariani. Mi piace moltissimo, in generale, la cucina italiana, ma non mi pongo limiti per quanto riguarda l’origine dei piatti che cucino. Negli ultimi anni ho visto crescere costantemente il numero di vegetariani e vegani in tutto il mondo e questo non può che farmi piacere. Stimo moltissimo tutte queste persone, a patto che lo facciano per convinzione propria e non perché lo fanno gli altri. “Make it a lifestyle, not a trend”.

J.P. - Beh, John, ti ringrazio per averci concesso quest’intervista e ti auguro buona fortuna per i tuoi progetti futuri, in particolar modo per il nuovo disco dei Bloodclot. Speriamo di risentirci nei prossimi mesi, ciao!

John - Grazie a voi per l’interessamento e per la vostra disponibilità. A presto! Peace.

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