Hormonauts, The
(Andy)
di: 
Marco Lorenzi
26/04/2007



 

Irriverenti e con tanto senso dell’umorismo, i The Hormonauts parlano a ruota libera a RockLine.it del loro ultimo lavoro, Hormonized. Lo fanno attraverso Andy, voce e chitarra del gruppo...

M.L. - Ciao. Iniziamo con una presentazione della band. Chi sono i The Hormonauts? Come delineate il background musicale di ciascun membro della line up?

Andy - Eccoci. Sasso: contrabbasso e urli occasionali, marinato in un forte liquore di Country, Rockabilly e Swing, da Johnny Burnetti agli Stray Cats. Pinna: batteria e sputi, emerge dalla melma di Heavy Metal ma con uno stile forgiato su Hard-core, da AC/DC a Pennywise! Infine Andy: chitarra e voce, cresciuto con Psychobilly, Anarcovegepunk e i lati peggiori di Country & Western, da Oi Polloi a Hank III!

M.L. - Quanto sono state influenti le vostre preferenze musicali e la vostra cultura personale nel coniare il suono “The Hormonauts”?

Andy - E’ il nostro accento, no? Come uno che cresce qui in Romagna ha un accento romagnolo, la cultura musicale influenza il modo di suonare di ognuno. Poi cerchiamo di fare uscire ciò che ci viene naturale in contesti strani… Stayin’ Alive è un buon esempio, ma anche A Bundle of Fun su Hormonized è molto indicativo. Non bisogna mai legarsi all’idea di “genere musicale”, altrimenti si perde di vista il concetto stesso di musica.

M.L. - Dal vostro debutto con Hormone Hop all’ultima fatica Hormonized sono trascorsi quattro anni. Come descrivete l’evoluzione che ha avuto il suono della band nel corso di questo tempo?

Andy - Evoluzione affrettata! Quattro album in quattro anni? Bravi!

M.L. - Parliamo ora della vostra ultima fatica. Come è nato Hormonized? Quali sono le tracce alle quali più siete legati, nel full-lenght?

Andy - Com’è nato? Ma si impara ‘sta roba a scuola, anche se la prof si mette un po’ in imbarrazzo? Signor Hormonized e Signora Hormonized si amano molto e decidono… Scherzi a parte, il disco è nato da un desiderio quasi maniacale e certamente di base ormonale di… fare un altro disco, più bello degli altri! I miei pezzi preferiti cambiano sempre (è un buon segno!); per adesso sono A Bundle of Fun, Swimming Pool e Just Drive!

M.L. - Spostandoci al futuro prossimo, invece, che cosa ci dite del prossimo lavoro targato The Hormonauts? Avete già qualcosa in cantiere?

Andy - C’è sempre qualcosa in cantiere! Ci sono io in cantiere, a scavare le macerie della mia mente per nuove idee! Ho gia una dozzina di canzoni da elaborare ma vorrei averne almeno una trentina (chi mi può biasimare, sono carine le Trentine!) e scartare le più deboli!

M.L. - Le vostre sonorità, che si basano senza dubbio sul rock ‘n roll vecchio stampo, fanno parte di una nicchia del panorama musicale nazionale e non, allo stato attuale delle cose. Come identificate il vostro genere? Esistono influenze di altre correnti in tal senso?

Andy - Ultimamente ci definiamo come un gruppo “50’s metal”! Ah ah ah. Diciamo che la musica degli anni ‘40 e ‘50 è ricca, di bell’idee e di energia pura. Era il momento in cui i giovani bianchi ascoltavano e imitavano la musica Blues e Jump’n’Jive, (ricordiamoci che negli Stati Uniti all’epoca ci furono una forma di apartheid e grossissimi pregiudizi contro afroamericani) e che spaventavano i loro genitori. Con tre strumenti rudimentali facevano quel che, per me almeno, rappresenta il primo Punk della storia! Erano ribelli, non quanto Martin Luther King, ma comunque facevano parte inconsciamente d’una nuova contratenenza. Noi Ormonauti invece stiamo cercando di dare una grinta da 2007 a quella musica e/o dare un po’ della purezza e freschezza di Rock & Roll alla musica moderna! Bisogna divertirsi ragazzi, ‘ste domande sono pesanti!

M.L. - Il vostro terzo disco Hormone Airlines è stato pubblicato nel 2004 da V2, affiancata inizialmente all’etichetta Ammonia, leader nella scena indipendente italiana. Come avete affrontato questo passaggio tra i grandi, se così si può definire?

Andy - Ma guarda che i lettori si addormentano…

M.L. - Che cosa ricordate degli esordi con Ammonia Records e che cosa è cambiato per voi, invece (non solo in termini di visibilità), dopo l’ingresso nel roster di questa etichetta di respiro internazionale?

Andy - Preparo un caffè dai… In quanti siete?

M.L. - Capitolo live. In passato avete aperto le date di Manu Chao, The Cramps e Rancid, tutti nomi appartenenti a differenti scenari musicali. Cosa sentite di aver imparato e fatto vostro da esperienze come queste?

Andy - Crediamo di aver imparato a suonare più lentamente! Sai quanta adrenalina ti sale in quelle situazioni?!

M.L. - Il contatto con i fans è sicuramente una marcia in più per chi svolge il vostro mestiere. Ricordate qualche concerto in particolare?

Andy - Tutti i concerti valgono ugualmente. Davanti a 10.000 persone, come in occasione del concerto di Manu Chao, ma anche davanti 137, seduti sul prato a Poviglio! E’ lì la vera sfida. Come possiamo farli alzare in piedi? Per me la musica deve trasmettere gioia. Anche un pezzo duro o apparentemente triste deve almeno comunicare la mia gioia di suonarlo e sfogarmi. Poi dal vivo, dai, è sabato sera, festeggiamo insieme! Il mio lavoro, cioè quello che mi pagate a fare, e quelli di animare il vostro sabato sera!

M.L. - C’è un aneddoto, un episodio, qualche cosa che sentite aver segnato la svolta per il vostro nome e la vostra musica?

Andy - Quando la mia mamma ha detto che la piace Top of the World! L’ho scritto per lei! Addesso lei compra più di 12.000 nostri cd all’anno. La sterlina è forte, sai?

M.L. - Quanto ad altri progetti che avete in testa per il futuro, quali sono le vostre maggiori aspettative?

Andy - Ho avuto delle offerte in campo cinematografico come controfigura per film porno. Sai, salti dall’armadio vestito da Batman, cose così. Sasso sta allenando il suo cane, Lupen, a suonare contrabbasso così lui può concentrarsi sulla tastiera e sul sitar, mentre Pinna vorrebbe imparare suonare la batteria!

M.L. - Per concludere, cosa ne pensate della scena musicale italiana oggi?

Andy - E’ grande, sai? Cerco di non pensare a queste cose! Tocca a voi giornalisti, o mi sbaglio? E’ come chiedere un pittore italiano cosa ne pensa dell’ arte italiana? Dico un paio di cose, e basta. Bisogna smetterla di imitare gli americani e provare ad andare alla ricerca più profonda e storica per influenze. Serve libertà!

M.L. - Grazie The Hormonauts, è davvero tutto. Vi è concesso concludere l’intervista come meglio credete, un grosso in bocca al lupo da parte mia e di RockLine.it. Ciao!

Andy - Un grosso crepi in lupo! E se il lupo ha i crepi sulla bocca è probabilmente Herpesimplex B. Quindi vorrei sapere con chi è stato! Ah ah ah ah. Grazie RockLine.it!

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