Galahad
(Stuart Nicholson)
di: 
Edoardo Baldini
26/12/2006



 

Dal 1989 gli inglesi Galahad si sono distinti nella storia del Progressive Rock ed in particolare in quella corrente che si è soliti definire Neo Progressive: dopo la pubblicazione del dvd Resonance, la band concede un'intervista a RockLine.it attraverso il cantante Stuart Nicholson, che racconta dei preparativi per il full-lenght del 2007...


E.B. - Ciao Stuart! Come stai? E’ un piacere poter parlare con te! Grazie per il tempo che ci hai gentilmente concesso.

Stuart - Sto molto bene, grazie.

E.B. - Possiamo cominciare l’intervista chiedendoti del vostro nuovo DVD in uscita, Resonance. Non avete pubblicato niente dal 2002, che cosa avete fatto in questi ultimi anni?

Stuart - Siamo stati impegnati a scrivere, provare, arrangiare e registrare il nuovo album Empires Never Last. Ci mettiamo sempre tanto a completare tutto perché sembra che non vada mai tutto liscio. Abbiamo anche cambiato diversi bassisti in questo periodo. Inoltre, non siamo una band a tempo pieno e le nostre vite private ogni tanto si mettono in mezzo!

E.B. - Ok, parliamo adesso del nuovo DVD: come vi sono sembrati i fan polacchi? Mi sembra che abbiano reagito piuttosto bene, no? Come avete deciso quali pezzi suonare?

Stuart - I fan polacchi sono stati fantastici, anche ci sentivamo un po’ strani essendo il teatro composto da soli posti a sedere, e loro erano molto cortesi e tranquilli durante le canzoni, ma alla fine di ogni pezzo ci hanno acclamato a gran voce, il che è stato ancora più favoloso visto che almeno metà delle canzoni che abbiamo suonato erano praticamente inedite e quindi i fan non potevano averle già sentite! Alla fine la reazione dei fan è stata positiva. Non è stato difficile scegliere una setlist, visto che dovevamo per forza di cose suonare principalmente pezzi scelti dal nuovo album, e ci era stato detto che avremmo suonato lì poco prima della data del concerto. Inoltre Lee, il nuovo bassista non era da lungo tempo nella band. Quindi non c’era davvero molto tempo per imparare le vecchie canzoni! Abbiamo suonato molti pezzi del nuovo album perché ormai li sapevamo bene avendoli registrati di recente, aggiungendo un po’ di pezzi meno recenti come Sleepers e Bug Eye, oltre a Year Zero che è ancora abbastanza facile da ricordare!

E.B. - Perché hai deciso di cominciare la performance vestito da prete? C’è per caso una connessione con le parole della canzone I Could Be God?

Stuart - Come dici, c’è una certa rilevanza con la canzone, ma l’ho fatto anche per sembrare teatrale e dare una certa atmosfera allo show. Inoltre fa in modo che la gente rimanga attratta dal costume e provi interesse per la band come hai fatto tu!

E.B. - Siete attivi dalla fine degli anni Ottanta. Che cos’è cambiato da allora nella scena e che cosa invece è rimasto uguale?

Stuart - Non posso parlare della “scena”, visto che non abbiamo mai fatto parte di una certa “scena”. Abbiamo sempre operato abbastanza indipendentemente, il quale potrebbe spiegare perché non abbiamo raggiunto molto di quello che avremmo potuto raggiungere se avessimo seguito un certo filone. Ma questo forse è anche il motivo per cui siamo ancora qui e non ci siamo presi delle pause come altre band. Ovviamente con nuove band che arrivano e altre che se ne vanno, la musica è molto cambiata. Penso che la scena “rock” sia più sana adesso rispetto a qualche anno fa; adesso ci sono molte più band capaci, non solo nella scena “prog” ma generalmente nel mondo rock.

E.B. - Che cosa faranno i Galahad nel futuro? State lavorando ad un nuovo album? Siete stati dei pionieri del genere Neo Progressive: i vostri lavori rifletteranno questo aspetto della vostra storia?

Stuart - Stiamo per pubblicare ufficialmente Empires Never Last all’inizio del nuovo anno… Speriamo di suonare qualche concerto per promuoverlo e poi poter tornare in studio e ricominciare a scrivere. Non possiamo dire che direzione prenderemo con le nuove composizioni, ci piace pensare che ogni album è diverso dal precedente in modo radicale ma che comunque sia riconosciuto come un album dei Galahad. Non sono mai stato un fan del termine Neo Prog. Penso che come termine sia stata abusato, e penso che i Galahad versione 2006 non assomiglino a nessuna altra band Neo Prog!

E.B. - Ho sentito che i vostri nuovi lavori saranno più diretti e pesanti. Quali nuovi suoni pensate di esplorare? Avete preso ispirazione da altre band in particolare?

Stuart - Empires Never Last è più incentrato sulla chitarra rispetto ai precedenti, il che rispecchia il tipo di musica che stiamo ascoltando in questo momento. Ad essere sincero, non ascolto molti gruppi Prog in questi giorni. Di tanto in tanto ascolto un po’ di Genesis, Queen, Yes, Jethro Tull, Led Zeppelin o Rush, anche se li abbiamo ascoltati così tante volte non serve riascoltarli: li sappiamo a memoria! Al momento sto ascoltando gruppi come Muse, Rammstein, System of a Down, Lost Prophets, Opeth, Flaming Lips e Goldfrapp!

E.B. - Parliamo del Neo Prog: mi sembra un marchio troppo comunemente usato. Vi sentite parte di questo genere?

Stuart - Riesco a vedere come i nostri primi album calzano, visto che siamo stati comunque influenzati dal genere anche se non tanto quanto la gente dica. Però dovete capire che eravamo davvero giovani al tempo, alcuni membri della band che ha scritto Madness e Nothing is Written erano ancora teenagers, quindi le influenze erano un po’ più chiare!! Tuttavia, come dici te, il neo prog come termine è troppo usato, ma non vedo come certe nostre canzoni abbiamo qualsiasi cosa in comune con lo standard del neo prog! Non abbiamo mai voluto essere parte di nessun movimento, sia questo il neo prog o un altro.

E.B. - A quale album dei Galahad sei più affezionato e perché?

Stuart - A quello nuovo, siccome è sempre il più eccitante e il più rappresentativo del punto a cui siamo arrivati con la nostra musica. Penso che Empires Never Last sia il migliore, quello più heavy, e l’album meglio scritto e meglio registrato che abbiamo mai fatto. Parte del merito va ovviamente a Karl Groom dei Threshold che agli studi Thin Ice ha registrato l’album oltre a curare l’engineering e il mixing. Ci ha reso orgogliosi ed è forse la prima persona con cui abbiamo collaborato che è sulla nostra stessa linea d’onda e capisce perfettamente cosa vogliamo e come ottenerlo. Inoltre è anche un bravo ragazzo, senza manie di protagonismo, e ciò è strano per un chitarrista!

E.B. - La vostra vicinanza all’elettronica è quasi unica nella scena neo prog e secondo me rende la vostra musica un pochino “dark”. Sei d’accordo? Quanto sono importanti le tastiere e i samples nel creare il vostro sound attuale?

Stuart - Credo tu abbia ragione. L’uso di sintetizzatori e l’aver incorporato un po’ di musica elettronica di sicuro apre una nuova dimensione nella musica e in certi casi rende l’atmosfera un filino più “dark” Un sacco di tastiere e di samples vengono aggiunti dopo che la canzone base è gia stata registrata e molti abbellimenti vengono anche aggiunti di modo che la musica risulti più dinamica e interessante.

E.B. - Perché sei sempre stato cosi interessato al mondo dei fantasmi?

Stuart - Non ho una particolare ragione.. ma non è un ossessione. Prendo ispirazione da molti soggetti e si capisce se si ascoltano attentamente dei testi delle nostre canzoni.

E.B. - State pianificando un tour per il 2007? Quando potremo vedervi suonare in Italia?

Stuart - Lo spero, ci piacerebbe molto suonare in Italia, non ci veniamo da tantissimi anni. Quindi se ci sono alcuni promoters disposti a farci suonare in Italia fatecelo sapere, così magari possiamo organizzare qualcosa. Il succo è che non siamo stati invitati a suonare, e quindi non ci sono state molte opportunità, ma so che sarebbe divertente perché il pubblico italiano è sempre molto caldo!

E.B. - Parliamo di Year Zero. Potresti brevemente presentarci il tema dei testi? E’ un concept album?

Stuart - Year Zero è un tipo di concept, parla del passaggio della vita e varie cose che ti succedono mentre percorri il cammino vitale, nuovi inizi, vicoli ciechi ecc… sta all’ascoltatore interpretarle come vuole. Il concept è comunque abbastanza astratto e più incentrato verso la creazione di atmosfere musicali, un po’ come un viaggio.

E.B. - Da dove deriva il nome Galahad? Forse dalla saga di Re Artu?

Stuart - Roy ha scelto il nome Galahad, io non ne ho avuto niente a che fare visto che a quel tempo non ero neanche nel gruppo! Stranamente io sono molto interessato alla saga di re Artù anche se Roy non ne sapeva niente, nemmeno che Sir Galahad era uno dei cavalieri della tavola rotonda! Per il nome, Roy si è ispirato a un’azienda chiamata “Galahad Produce”.

E.B. - Stai lavorando ad altri progetti oltre ai Galahad?

Stuart - Non al momento, non ho abbastanza tempo, forse un giorno… chissà..

E.B. - Questo è tutto! Grazie per l’intervista! Puoi concludere come preferisci, buona fortuna da RockLine.it

Stuart - Grazie per le domande, a presto!

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