Fumbles In Life
(Dario)
di: 
Jacopo Prada
05/06/2007



 

I Fumbles In Life rappresentano, a livello nazionale ed europeo, una fra le migliori realtà in ambito Hardcore. Tornati sul mercato poche settimane fa con l’ottimo A New Way To Play, i Fumbles In Life non solo propongono un sound potente ed incisivo, ma considerano fondamentale anche - e soprattutto - il messaggio dei propri testi. A parlarne con RockLine.it è niente meno che Dario, bassista nonché fondatore del complesso milanese…

J.P. - Ciao Dharmavit Das! Grazie innanzitutto per la grande disponibilità, come stai?

Ciao a tutti! Come sto? Beh, diciamo che ho conosciuto periodi migliori tanto per utilizzare un eufemismo. Ma non mi lamento. La vita prosegue ed è sempre una scoperta... Comunque sono pieno di energia, perché diversamente non so quanto terrei fede a tutti gli impegni: concerti da fare, dischi che stanno uscendo....

J.P. - Spiega brevemente ai nostri lettori chi sono i Fumbles In Life.

Dario - I Fumbles In Life sono una band Hardcore nel senso strettissimo del termine: senza fronzoli, che suonano una musica d'impatto, veloce, stacchi, cori ed attitudine positiva. Ci siamo formati nel 2002 da un'idea mia e di Stizzo (ora nei The Miracle, ma già con me negli Half My Time). L'intento era quello di formare una band di un certo tipo, con certi connotati e che durasse nel tempo. Per ora ce la stiamo facendo...

J.P. - Avete da poco pubblicato un nuovo album, A New Way To Play. Siete pienamente soddisfatti del prodotto finale? Qual è stata invece la reazione dei vostri fan?

Dario - Siamo pienamente soddisfatti del nuovo album: dai suoni alla produzione. Tutto è come avevamo previsto e desiderato. La reazione è stata ottima direi, specialmente nelle date all'estero. Abbiamo venduto parecchio! Anche durante i nostri ultimissimi show abbiamo venduto molti dischi e già in tanti sapevano i cori da urlare!

J.P. - Personalmente sono rimasto abbastanza sorpreso dalla copertina e dal titolo del vostro ultimo lavoro. Ci puoi spiegare i motivi che vi hanno portato a sceglierli?

Dario - La copertina è indicativa: un monumento del football mondiale...Young! Questa volta abbiamo preso spunto, per la copertina, da qualcosa che fosse vicino al tema del football... Fumbles! E poi il titolo del disco ha un'interpretazione a scelta. Per noi è un modo per rimetterci in discussione, specialmente per me, dopo tutti questi anni di attività nella scena Hardcore e Straight Edge... Quasi 18 anni sono passati, non male, vero?

J.P. - Direi proprio di no! E cosa intendete dire con la frase sul retro del booklet: “Because Now We Are More Ready Than Ever”?

Dario - La risposta, forse, è già in quella precedente. E' sempre meglio ripartire e guardare agli errori o al passato non con paura o con negatività, perché tutto cambia e abbiamo il dovere di cambiare in meglio. Cambiare è un dovere delle persone intelligenti. Ed è sinonimo di maturità. Ripartire con più vigore e forza, magari guardando i buoni esempi, è un punto fondamentale sul quale riflettere.

J.P. - Parliamo ora degli aspetti musicali di A New Way To Play: quali sono, a tuo parere, le band che hanno maggiormente influenzato il sound del nuovo disco?

Dario - Fammi pensare un po’... Beh, senza dubbio direi i Face The Enemy del mio caro amico Tim McMahon (ex Mouthpiece ed ora voce dei Triple Threat) e qualcosina dei Champion tanto per rimanere nelle nuove sonorità, anche se io sono molto più legato all'epoca d'oro dello stile Youth Crew, ovvero al 1988: Bold, YOT, Chain Of Strength

J.P. - Rispetto ai vostri dischi precedenti avete avuto un approccio diverso con A New Way To Play? Che cosa lo differenzia dai vostri altri lavori?

Dario - Rispetto ai due precedenti lavori è cambiato praticamente tutto: da alcuni componenti al modo d'impostare le song. Tutto è venuto di conseguenza. Il primo lavoro, Gift Of Forever, è stato un buon punto di partenza. Anche il secondo è andato bene e ci ha permesso di abbracciare un pubblico più ampio. Il nuovo album è quello che ci permette di inquadrare al meglio il nostro stile musicale.

J.P. - Trovo che la voce di Ivan sia molto particolare, specialmente in un genere come l’Hardcore. Ne siete consapevoli e sfruttate questo elemento per rendere unico il vostro sound o lo prendente semplicemente come un dato di fatto?

Dario - Questa è la sua voce, è naturale.. Chiaramente dal vivo è più aggressivo e ancora più d'impatto. E' molto bello vederlo mentre fa le sue tipiche movenze durante gli show! Penso che sia un ottimo cantante e che abbia una gran presenza scenica.

J.P. - Quali sono i brani che preferisci del disco? Di quali invece non ti senti pienamente soddisfatto?

Dario - I pezzi che in assoluto preferisco sono Burn In My Pure Light, l'apripista del CD, e poi sicuramente Awareness e Degeneration XXX. Sono soddisfatto di tutti i brani in generale. Non li avremmo incisi in caso contrario...

J.P. - Tutti i testi di A New Way To Play sono stati scritti da Ivan, giusto? Personalmente hai mai pensato di occuparti anche delle liriche di A New Way To Play?

Dario - No, Ivan scrive dei testi molto belli e soprattutto che fanno riflettere. E' lui che si occupa, giustamente, della cosa. Io mi limito a scrivere la musica assieme agli altri della band.

J.P. - Parliamo della dimensione live: cosa puoi dirci riguardo ai prossimi concerti che farete? Avete già fissato delle date?

Dario - Dopo l'uscita del disco abbiamo suonato parecchio in Italia e abbiamo fatto un tour tedesco; attualmente abbiamo tante date, tra festival vari e altri show. L'attività live è fondamentale per ogni band, specialmente quando c'è un nuovo lavoro da promuovere.

J.P. - Ricordi qualcosa del concerto tenutosi qui a Bolzano, dove avete diviso il palco con gli Strength Approach?

Dario - Sì, ricordo quella serata.. Ero davvero distrutto dall'influenza, una tosse incredibile, riuscivo a malapena a reggermi in piedi. Ma abbiamo suonato comunque. Poi c'erano i nostri amici Strength Approach... E' stato uno show divertente. Caspita, è passato un anno...

J.P. - Puoi descriverci in tre parole uno show dei Fumbles In Life?

Dario - Divertente, positivo, movimentato!

J.P. - So che gestisci una piccola etichetta indipendente, la Youth Crew Records (che tra l’altro ha prodotto A New Way To Play). Cosa ci puoi raccontare riguardo questa attività?

Dario - La Youth Crew Records è nata nel luglio del 1998. Avevo desiderio di produrre band interessanti, nuove e con un messaggio di un certo tipo, quanto meno positivo. Ricordo con affetto i primi lavori degli Half My Time, Thoughts To Share (co-prodotto con la padovana Green Records) dell'amico Freddy "Twice", il CD dei No More Fear... All'inizio eravamo in due, io e Massimo Tieni. Dopo sono rimasto solo perché Massimo aveva altro da fare; non ho mai avuto pressioni da nessuno, me la sono sempre presa comoda per quel che concerne l'etichetta. Del resto avevo molto altro da fare con le mie band ed altri impegni molto importanti da portare avanti. Dal gennaio di quest'anno sono entrati a farne parte Ivan (il cantante dei Fumbles In Life) ed uno dei miei più cari amici, Francesco. Abbiamo deciso di produrre A New Way To Play e ne siamo davvero contenti. La distribuzione che abbiamo è buona e ci soddisfa in pieno.

J.P. - E’ difficile mantenere viva una piccola label come la tua nell’attuale panorama musicale? Cosa diresti ad un ragazzo che vorrebbe iniziare un tipo di attività simile alla tua?

Dario - Dico una sola cosa, senza demagogie o altre storie: bisogna crederci, avere passione e anche un pò di disponibilità monetaria. Ma un elemento è davvero fondamentale: la voglia di fare le cose, e di farle bene. Quindi di qualità.

J.P. - Fai parte della scena Hardcore milanese da ormai tanti anni, quali sono i maggiori cambiamenti che hai vissuto sulla tua pelle? Cosa è cambiato da quando entrasti a far parte della scena?

Dario - Questa domanda mi porterebbe via una giornata intera per risponderti... E' cambiato praticamente tutto: le persone (anche se qualcuno è sopravvissuto, magari qualche fondamentalista come il sottoscritto!), i posti dove suonare... L'avvento di internet ha stravolto letteralmente tutto; poi, dipende anche dai punti di vista. Come musicista e come piccolo produttore mi ritengo soddisfatto dei canali di promozione che ci sono oggi, o meglio da qualche anno. Prima era tutto tramite telefonate, passaparola e, se avevi fortuna, riuscivi a leggere qualche fanzine interessante d'oltreoceano e ti tenevi informato. Adesso anche riviste da edicola, con una certa tiratura, si occupano di Hardcore... Questo è un bene! Lo sarebbe ancor di più se si andasse più in profondità nelle cose. Come in tutto, del resto. Alla fine degli anni ottanta e nei primi del novanta era sicuramente tutto più piccolo, e in un certo senso c'era un grande senso di appartenenza. Ci si conosceva tutti.

J.P. - Cosa ne pensi dei The Miracle, in cui militano i tuoi ex compagni Fabry e Stizzo? Personalmente ho trovato Not Just Words uno dei migliori dischi Hardcore del 2006…

Dario - Sono miei cari amici ed ottimi musicisti. E’ vero, il loro album è davvero bello!

J.P. - Che generi ascolti al di fuori dell’Hardcore? Ho notato che condividiamo la passione per 4 Skins e Cockney Rejects

Dario - A dire il vero ho cominciato proprio ascoltando Punk ed Oi!… Poi, un bel giorno mi piombò tra le mani il primo EP degli Agnostic Front e non ci capii più nulla. Era ciò che faceva per me. L’Harddcore è stato il mio punto fermo in trent'anni di vita, assieme alla vita spirituale.

J.P. - Nella tua pagina MySpace ho letto anche nomi come The Smiths e The Cranberries, questo mi sorprende un po’!

Dario - Sai, in fin dei conti mi piacciono le band che hanno un messaggio positivo, che suonino buona musica e che siano coerenti.

J.P. - So che sei Straight Edge da diversi anni. Quando abbracciasti di preciso questa filosofia di vita e perché lo facesti?

Dario - Sono diventato Straight Edge subito, anche se sarebbe più corretto dire che lo sono sempre stato... Non ho mai fumato nulla, e di questo ne sono particolarmente contento. Nel 1988 ero nel pieno della mia adolescenza e ascoltavo grappoli di band con questo messaggio. Ne ero totalmente influenzato. Sono orgoglioso di quello che ho fatto, delle mie scelte e delle amicizie che ho coltivato in tutti questi anni.

J.P. - Cosa significa per te essere Straight Edge ed in che modo vivi il tuo esserlo nella vita di tutti i giorni?

Dario - Vuol dire essenzialmente essere se stessi, senza aggiungere alla nostra vita intossicanti o cose simili. Non nasciamo con sigarette e bottiglie di birra tra le mani... Però ognuno agisce come meglio crede. Spero solo che chi abbraccia questa attitudine la possa portare avanti indipendentemente dal fatto che ascolta gli Youth Of Today o gli Earth Crisis...

J.P. - Cosa mi puoi dire invece della tua spiritualità? So che sei Hare Krishna da molti anni…

Dario - Sono diventato un devoto di Krishna dal 1992, ma in precedenza avevo avuto già contatti con la cultura di riferimento, quella vedica (i Veda sono le Sacre Scritture dell'India antica, le più antiche del mondo), perché mia zia paterna diventò una seguace già dagli anni settanta, ovvero quando era ancora in vita il maestro spirituale che portò la coscienza di Krishna in tutto il mondo: Sua Divina Grazia Bhaktivedanta Srila Prabhupada. La filosofia e la psicologia dei Veda sono la base di tutto il sapere. Krishna è un aggettivo col quale si definisce Dio, la Persona Suprema, e si traduce con l'italiano: Affascinante. Dio è Affascinante, anzi è il Supremo Affascinante.

J.P. - Anche in questo caso ti chiedo cosa significa per te essere Hare Krishna…

Dario - Essere un devoto di Krishna non è diverso dall'essere un devoto buddhista, protestante, cristiano... Come il sole è uguale per tutti, allo stesso tempo Dio è lo stesso per tutti. Krishna è il Suo nome più antico, deriva dal sanscrito, la lingua più antica del mondo. Il Padre Celeste di cui tutte le tradizioni parlano è Krishna, ovvero "Colui che ha il colore di una nuvola carica di pioggia". Essere consapevole di essere l'anima spirituale e non il corpo che indossiamo è la base fondamentale dalla quale cominciare il percorso della realizzazione spirituale. E' essenziale essere compassionevoli, benevoli verso tutte le creature, animali, vegetali e minerali compresi, non intossicare il veicolo corpo, non speculare con noi stessi e con gli altri e non pensare al sesso come l'unica fonte di gioia. A livello materiale è tutto temporaneo, effimero. Ma questa nostra vita è una palestra spirituale: dobbiamo allenarci a ricordare sempre che siamo anime spirituali eterne subordinate a Dio. Invito chiunque a leggere la "Bhagavad-Gita Così Com'è" di Srila Prabhupada... E' il testo che racchiude tutta la filosofia, psicologia e la spiritualità dei Veda, il cui fine ultimo è Krishna.

J.P. - Un’ultima curiosità: da dove deriva il tuo “soprannome” Dharmavit Das? Cosa significa?

Dario - Non è proprio un soprannome, ma il nome spirituale che il maestro spirituale dà al discepolo, dopo un percorso iniziato precedentemente, fatto di studio e di servizio devozionale. Attraverso una cerimonia di iniziazione il maestro e il discepolo si legano eternamente, davanti all'altare del Tempio. Il mio maestro è stato a Sua volta discepolo di Srila Prabhupada, e così via... E' una catena che non si interrompe mai e che risale a Krishna stesso. "Dharmavit" è un nome composto da 'Dharma' (ordine cosmico, religione eterna) e 'vit' (da 'vidya', conoscenza). La traduzione è "Il conoscitore del dharma". La parolina che segue, "dasa", significa 'servitore'. Noi siamo tutti servitori della Persona Suprema.

J.P. - L’intervista è conclusa, ti ringrazio ancora una volta per la disponibilità e auguro a te ed ai Fumbles In Life buona fortuna per il futuro. Spero di vedervi presto a Bolzano dal vivo, grazie ancora. Ciao!

Dario - Grazie a te per quest'intervista! Approfitto per segnalare ai lettori che a giorni esce il tanto atteso album dei Safe, la band nella quale canto. Una sorta di Hardcore più melodico, rockish, e con testi introspettivi e spirituali. Si intitolerà Not Alone ed esce per Youth Crew Records. Ancora grazie e a presto!

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