Faust
(Jean-Hervé Peron)
di: 
Edoardo Baldini
09/07/2007



 

Dopo un lungo periodo di pausa di riflessione tornano i Faust, una delle realtà più caratteristiche degli anni Settanta. Padre del Krautrock insieme ad altre formazioni della scena tedesca, il gruppo si è evoluto nei decenni, giungendo nel 2007 a comporre Disconnected. A presentare l'album poco prima della sua uscita è Jean-Hervé Peron, bassista e chitarrista della rinata band tedesca...


E.B. - Ciao Jean-Hervé! Come stai? E’ per me un grande piacere ed onore poterti intervistare!

Jean-Hervé - Ciao, grazie a voi di RockLine.it per l’interesse dimostrato nella nostra musica.

E.B. - Prima di tutto, vorrei tornare indietro nel primo periodo dei Faust. Puoi descriverci il panorama tedesco dell’epoca e spiegarci come avete iniziato a suonare insieme?

Jean-Hervé - Ho lasciato la Francia nel giugno 1969 per amore di una bella giovane tedesca: sono giunto ad Amburgo dove presto ho incontrato Rudolf Sosna e Gunther Wusthoff. Abbiamo iniziato a condividere i nostri talenti e visioni individuali: quello è stato il momento iniziale dei Faust. C’erano moltissimi musicisti nella scena tedesca che erano in cerca di un nuovo stile per un genere diverso. Noi non avevamo troppi contatti con gli altri gruppi perché eravamo estremamente concentrati sulla nostra musica. Pertanto non sono molto adatto a parlare della scena tedesca: più tardi ci siamo ritirati sempre di più a Wumme e non abbiamo avuto contatti con tutto il mondo esterno.

E.B. - Il primo album è considerato come uno dei capolavori del Krautrock e come il padre dell’Industrial Rock. Dopo così tanti anni, quali sono le tue impressioni riguardo quell’esordio?

Jean-Hervé - Devo dire che amo ascoltare la nostra musica iniziale e qualche volta mi chiedo anche come siamo riusciti a realizzarla: risale a tanto tempo fa, è come se ascoltassimo un’altra band! Ci sono molti momenti in cui lo stile è ispirato, altri in cui rimango incerto ancora oggi, ma questo è forse il fascino della nostra musica. A volte non si riesce a comprendere se è davvero una bella musica o è semplicemente brutta.

E.B. - Molti fans del Progressive Rock hanno anche classificato i Faust come una delle prime bands a proporre il cosiddetto Rock In Opposition. Ti ritrovi in questa etichetta?

Jean-Hervé - Conosco bene i termini Progressive Rock e Rock In Opposition. Mi dispiace ma ho realizzato una mia interpretazione personale di queste, come di molte altre parole. Il mio parere non corrisponde al significato che i media hanno sempre cercato di introdurre e quindi preferisco non rispondere ad una domanda di difficile comprensione.

E.B. - All’inizio della vostra carriera vi siete ritirati nella zona rurale di Wumme. Pensi che l’atmosfera di questo luogo abbia contribuito alla vostra evoluzione in qualche modo?

Jean-Hervé - Oh sì! E’ stata davvero un’esperienza unica essere lasciati in solitudine senza influenze esterne, perché è stato come in un monastero. Ci ha aiutato a concentrarci solo sulla nostra musica: per tutto il tempo che trascorremmo lì non avevamo altro da fare, non c’erano televisione, radio e giornali.

E.B. - Parliamo del presente: quando sarà pubblicato il nuovo album Disconnected e che suono presenterà?

Jean-Hervé - Celebreremo la pubblicazione di Disconnected all’Avantgarde Festival del 27-29 luglio (www.avantgardefestival.de). Le prime 500 copie includeranno una bonus track: beh, sembrerà come se i Faust abbiano incontrato i Nurse With Wound! E’ il primo album dei Faust dopo molti molti molti anni: sarà pubblicato sotto la mia etichetta Art-Errorist. Ci sarà anche una versione in vinile che uscirà per la Dirtier con un 7’’ di bonus con materiale inedito e del primissimo periodo dei Faust.

E.B. - Da che cosa hai tratto ispirazione per il nuovo album?

Jean-Hervé - Sono sempre stato uno strumento di idee/musica/parole che sono invisibili ma che esistono veramente. Non sono nulla: l’arte è nulla.

E.B. - Di cosa trattano i testi di Disconnected?

Jean-Hervé - Come ho appena detto noi non componiamo nulla. Le cose passano attraverso noi: non ho nulla a che vedere con i miei testi, sono loro che passano attraverso me.

E.B. - Perché allora l’hai chiamato Disconnected?

Jean-Hervé - Perché le mie cuffie non erano connesse: non erano rotte, solo disconnesse. Ho capito che questo aspetto si può ritrovare in molti momenti della nostra vita sociale, come della nostra vita interiore. Spesso siamo disconnessi ma non lo riusciamo a comprendere.

E.B. - In questi anni sono stati pubblicati anche alcuni libri riguardo alla storia dei Faust. Come ti senti relativamente a questo fatto? Possono essere considerati come dei premi per la vostra carriera?

Jean-Hervé - Conosco Andy Wilson molto bene e so che ha svolto delle ricerche sul suono prima di decidere a scrivere il suo libro Stretch Out Time: è un bel libro ed è necessario che i critici e i giornalisti riflettano su tutti i movimenti storici ed artistici. Eravamo parte di una rivoluzione musicale, che ha interessato anche i nostri ego, ma questo non è rilevante.

E.B. - Quali sono i vostri progetti futuri e come si evolveranno le vostre sperimentazioni?

Jean-Hervé - Spero di suonare di più in luoghi dove i musicisti non vanno spesso. Mi piace molto condividere la musica perché riempie la mia vita. Il mio futuro? Vivere in Canada per un po’, conoscere persone. A volte non voglio fare niente ma purtroppo è imposibile.

E.B. - Ho visto il video a San Vito di Leguzzano sul vostro MySpace! Qual è il tuo rapporto con il nostro Paese? Ti sei divertito agli ultimi concerti?

Jean-Hervé - Ah sono sempre stato innamorato dell’Italia e della Francia nella mia vita. Provo sentimenti indescrivibili quando vengo a suonare in Italia: le persone sembrano capire molto l’arte e la cultura, c’è un’ottima ricezione.

E.B. - Qual è il miglior ricordo legato alla tua carriera?

Jean-Hervé - Il momento più magico è stato quando abbiamo suonato e non potevo dire che stavo suonando. E’ stato come essere fuori dal corpo e ascoltare la tua band. Mi è accaduto due volte in tutta la mia vita.

E.B. - Ti rammarichi di qualcosa invece?

Jean-Hervé - Sì, ho tradito una volta una persona che ho amato. Ho perso una parte di me dopo quel fatto.

E.B. - Prima hai parlato dell’Avantgarde Festival che organizzi. Dicci qualcosa in merito!

Jean-Hervé - Ma certamente! Per favore accorrete numerosi, raggiungeteci, potrete vedere, ascoltare, sentire. Impiegherei troppo tempo per descrivere il piacere che ho avuto nell’organizzare questo festival con mia moglie Carina. Impigherei troppo tempo per descrivere tutti gli straordinari artisti. Impiegherei troppo tempo per descrivere le sensazioni delle loro performances. No, dovreste venire un giorno! Chris Cuttler una volta l’ha ritratto come una “tre giorni di utopia”!

E.B. - Grazie mille per la tua gentilezza. Ti auguro di poter portare a termine con successo i preparativi del festival e aspetto il nuovo album Disconnected. Puoi chiudere l’intervista come preferisci, a presto da RockLine.it!

Jean-Hervé - Grazie a voi di RockLine.it!

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