Einstürzende Neubauten
(Alexander Hacke)
di: 
Gioele Nasi
17/10/2007



 

Con Alles Wieder Offen, i celeberrimi sperimentatori tedeschi Einsturzende Neubauten raggiungono il traguardo del decimo studio-album e contemporaneamente aprono un nuovo ciclo della loro storia, iniziata nella Berlino di inizio anni '80: fra i protagonisti della loro interminabile carriera v'è il chitarrista/bassista/tuttofare Alexander Hacke, intervistato da RockLine.it per meglio chiarire i dettagli dietro la genesi di questo nuovo album, il primo ad essere pubblicato in maniera totalmente indipendente dal collettivo tedesco, anche grazie al supporto finanziario dei loro fans...

G.N. - Vorrei iniziare con alcune domande relative ad una delle più singolari caratteristiche degli Einsturzende Neubauten del terzo millennio: il vostro utilizzo, intelligente e massiccio, di Internet e delle sue risorse multimediali per il vostro ‘supporter project’ basato sul sito www.neubauten.org. Sono cinque anni oramai, dall’effettiva partenza della sua ‘fase 1’: quali sono i tuoi pensieri in merito?

Alexander - La valuto come un’esperienza davvero notevole! Siamo molto grati ad ogni supporter per essersi unito a noi in questo progetto; come band, abbiamo trovato motivazioni tremende nel lavorare direttamente per e con i nostri fans, al posto di speculare sulle loro possibili preferenze assieme a qualche stanco manager delle compagnie discografiche.

G.N. - Il periodo utile per l’iscrizione alla ‘fase 3’ è appena terminato: puoi darci qualche anticipazione su come il progetto si svilupperà nel prossimo futuro?

Alexander - In passato, le nuove ‘fasi’ iniziavano più o meno nel momento in cui si concludeva quella precedente: tuttavia, dato che lavoriamo sull’idea di questo progetto da sette anni senza fermarci, ora ci prenderemo una pausa prima di dare nuovamente inizio alle danze… Sarà questa, inizialmente, la maggior differenza, altre eventuali innovazioni le decideremo quando ricominceremo i lavori.

G.N. - Silence is Sexy mostrava la band intenta a flirtare con atmosfere più rarefatte e con il ‘leit-motif’ del silenzio, mentre in Perpetuum Mobile vi abbiamo visti alle prese con questa passione per suoni e concetti relativi all’aria: ci sono temi particolari dietro al nuovo Alles Wieder Offen? Quale pensi possa essere la carta vincente del vostro nuovo disco?

Alexander - Questo album tiene conto e si prende cura della nostra storia come Einsturzende Neubauten, come gruppo di persone che ha passato la maggior parte della propria esistenza vivendo e suonando assieme. Ci racconta.

G.N. - Gli Einsturzende Neubauten sono sempre stati famosi per i loro esperimenti con strumenti creati autonomamente: per le registrazioni del vostro decimo disco avete utilizzato qualcosa di nuovo, in termini di strumentazione, idee compositive, tecniche di registrazione? Per te, Alexander, che di solito lavori con basso e chitarre, ma che non sei estraneo al lavoro con elementi elettronici, quale strumento è di maggior aiuto durante il processo di composizione?

Alexander - Proprio per i motivi che hai appena espresso, io sono in una posizione fortunata, che mi permette di non dovermi porre alcun limite quando compongo musica: sono libero di utilizzare qualsiasi strumento od oggetto a portata di mano, per creare la mia arte.

G.N. - Molte delle canzoni su Alles Wieder Offen sono state oggetto di un costante processo di rimodellazione durante le elaborazioni di questi anni, sviluppandosi progressivamente in varie occasioni: questo è una conseguenza della presenza degli “occhi” dei supporters su di voi? Com’è cambiato il vostro modo di scrivere musica, nel corso della vostra carriera?

Alexander - Quando maturi, diventi molto più preciso e competente nelle tue abilità creative, ma contemporaneamente anche più serio e rigoroso per quanto riguarda il risultato finale. L’applicazione di quella strategia di ‘rimodellazione costante’ è semplicemente una libertà che ci possiamo permettere di applicare alla nostra musica: i supporters ci hanno fornito l’incoraggiamento e gli stimoli necessari per lavorare nella maniera più disciplinata possibile.

G.N. - La ballad Nagorny Karabach è una delle canzoni più curiose del vostro nuovo album: è immediato notare il legame geografico, prima ancora che musicale, con il vostro classico Armenia – avete degli interessi specifici, delle connessioni ideali particolari con il Caucaso e quei luoghi inusuali, che sono tornati ancora una volta al centro della vostra musica?

Alexander - Personalmente trovo che quelle parti del mondo evochino un feeling di grande malinconia, e sono quindi di notevole ispirazione per tutti noi.

G.N. - Weil Weil Weil è stato estratto come primo singolo per la promozione dell’album: perché avete scelto questa canzone in particolare? Il singolo conterrà come bonus vari remix, ognuno opera di un diverso membro della band: come hai lavorato sul ‘tuo’ pezzo?

Alexander - Sì, ognuno si è occupato di remixare Weil Weil Weil a suo modo: il mio è intitolato Meanwhile, e ho voluto dargli un taglio piuttosto cinematografico. Lo creai in una notte scura e ventosa, qui nel nord di Berlino, ed è finito per rivelarsi come un brano dall’atmosfera piuttosto spaventevole e terrorizzante.

G.N. - Parlando della promozione dell’album, ci sarà un tour per Alles Wieder Offen? Oltre a quello, avete in programma qualche altra release (live DVD, video, progetti aggiuntivi…)?

Alexander - Faremo un tour abbastanza esteso nella primavera del 2008; per quanto riguarda altre future pubblicazioni, ce ne occuperemo nei prossimi anni.

G.N. - Eri ancora un teenager quando ti unisti ai Neubauten, nel 1980 (nettamente più giovane rispetto ai tuoi compagni d’avventura): l’entrata nella band fu un grosso cambiamento per l’allora Alexander Von Borsig? Modificò il tuo stile di vita?

Alexander - Dividerei l’umanità con cui entrai in contatto in due distinti gruppi di persone: chi mi prese per una persona rispettabile e ascoltò quello che avevo da dire, e gli idioti che mi trattarono come un pazzo bambino capriccioso, senza alcuna idea valida. Anche se, devo ammetterlo, avevo ancora da imparare diverse cose a proposito della vita, a quell’epoca...

G.N. - Sei nel gruppo da più di venticinque anni e dieci album: qual è stato il momento di maggior soddisfazione, sia come Einsturzende Neubauten che come Alexander Hacke? Quali quelli più difficili e di crisi?

Alexander - Eh, sto ancora lavorando sodo per raggiungere uno stato di beatitudine, e penso valga anche per gli altri della band; siamo tutti d’accordo, però, sulla soddisfazione nell’aver completato questo nuovo disco. Per quanto riguarda le crisi e i problemi, ce ne sono e ce ne sono stati troppi... Insomma, là fuori è sempre una maledetta guerra.

G.N. - Gli Einsturzende Neubauten sono stati una delle prime band ad esportare sul continente il suono Industrial, creando uno stile personalissimo con grande carisma: eravate coscienti del vostro ruolo di pionieri? Cosa vi/ti ispirava durante quei primi anni?

Alexander - Abbiamo semplicemente fatto quello che ci sentivamo di fare, in qualsiasi momento, senza tener conto dei trends e senza voler cercare il successo di massa. Comunque, abbiamo sempre saputo che c’erano persone, fra il pubblico, che avrebbero potuto apprezzare ciò che facevamo.

G.N. - Cosa ascolti, nel 2007, e quali erano le tue ossessioni musicali prima di entrare nei Neubauten? C’è un genere musicale con il quale ti piacerebbe confrontarti in futuro?

Alexander - Mi piacciono tutti gli stili ed i generi, ma è ancora meglio quando si prova a combinarli, a mischiarli tra loro. Per quanto mi riguarda, la musica è tutta giocata sulla frizione, sulla collisione: 1+1 = 3. E’ quel terzo tipo di musica che voglio creare!

G.N. - Vivi ancora a Berlino? Com’è cambiata la tua metropoli, dai tempi in cui eri ragazzino, dall’epoca del Muro? Quali sono i trend musicali di Berlino, oggi, e come si è sviluppato il lato artistico e musicale della città, rispetto alla situazione della tua gioventù?

Alexander - Sì, teoricamente abito ancora qui, ma finisco sempre per passare la maggior parte dell’anno da qualche altra parte: il che non è una brutta cosa, poiché ovviamente la città è cambiata moltissimo; lo è a tal punto che risulta lecito dire, senza esagerare, che il suo vecchio spirito è per sempre perduto.

G.N. - Sul tuo disco solista Sanctuary hai suonato con una famosa cantante Pop-Rock italiana, Gianna Nannini: come nacque questa collaborazione? L’intera idea dell’album concepito ‘on the road’ appare molto intrigante: cosa ci puoi dire a questo proposito? Lavorerai ancora in quella maniera?

Alexander - Fui presentato a Gianna durante gli anni ’90, e ci intendemmo al volo. Suonai su Dispetto, e di conseguenza partecipai ad alcuni show con lei. E’ un’artista molto influente, e possiede una caratteristica davvero magica, oltre che rara: una grande Presenza. Oltre al lavoro, siamo sempre riusciti a farci due risate assieme, anche se, credimi, non è sempre facile lavorare per una compagnia che deve supportare e mantenere alto il nome di una vera e propria icona del Rock Italiano. Anche dopo il termine della nostra collaborazione e delle mie apparizioni nella sua band siamo rimasti in contatto e ci sentiamo appena possibile: sono molto onorato che lei abbia cantato sul mio disco... e che grande prestazione mi ha donato! Con Sanctuary sono riuscito a realizzare ciò di cui ti parlavo prima: creare la frizione. E Per Sempre Butterfly è un ottimo esempio di quello che intendo: c’è la meravigliosa voce di Gianna Nannini, gli accecanti feedbacks della chitarra di Nils Wohlrabe (dei leggendari The Leather Nun, il gruppo biker-rock svedese), le percussioni esotiche ed il contrabbasso dei musicisti Avantgarde newyorchesi Lary7 e Michael Evans, oltre al mio modesto programming e ai miei arrangiamenti... per non parlare della spettacolare post-produzione di J.G. Thirlwell: tutto questo sulla stessa canzone! Adoro fare cose di questo genere.

G.N. - E per quanto riguarda il progetto Mountain of Madness? Lo stai ancora portando in tour? Ci saranno altre collaborazioni con le Tiger Lillies in futuro, magari con adattamenti musicali di altri scrittori? Quali sono i tuoi attuali progetti, al di là degli Einsturzende Neubauten?

Alexander - Sì, io e mia moglie, l’artista americana Danielle De Picciotto, abbiamo creato questo show ed abbiamo intenzione di portare avanti le performance dei Mountains Of Madness: stiamo preparando un nuovo capitolo, The Ship of Fools, basato su uno scritto medievale tedesco di Sebastian Brandt. Sarà uno spettacolo visivo oltre che uditivo, senza nessun altro collaboratore (a differenza di quello che era accaduto con Tiger Lillies), ma comunque pazzo e monumentale: speriamo di poter venire a presentarlo anche a voi, in Italia, nel 2008...

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