Dominici, Charlie
di: 
Andrea Evolti
28/06/2007



 

Potendo parlare con un cantante come Charlie Dominici, del suo nuovo lavoro solista, O 3 – A Trilogy Part II, si sono approfonditi alcuni aspetti artistici di questo lato semi-sconosciuto dei Dream Theater, When A Dream A Day Unite, e di uno dei suoi principali protagonisti. Andiamo quindi a scoprire questo periodo oscuro che è intercorso tra il 1989 e il 2007, ed il futuro solista di Dominci...

A.E. - Dunque Charlie, prima di iniziare a parlare di questo tuo lavoro solista, mi sembra quasi inevitabile chiederti cosa tu abbia fatto nel periodo tra la tua dipartita dai Dream Theater ed il tuo ritorno sulla scena metal.

Charlie - Molto sinceramente, Andrea, ho fatto tutto tranne che lavorare nel mondo musicale. Dopo il periodo di When A Dream And Day Unite ed il distacco dalla band, mi misi a fare altri lavori ed a coltivare la musica come un'attività mia parallela. Dopo molti anni, però, ho trovato musicisti, i ragazzi che mi aiutano nel progetto O3, in gamba e capaci di aiutarmi a realizzare le mie idee, una casa di produzione e, soprattutto, il soggetto giusto che stimolasse in me la voglia di tornare sulla scena.

A.E. - Quindi, questo tuo progetto è stato, come dire, frutto di una lunga gestazione e, soprattutto di un'ispirazione assolutamente spontanea e non forzata da una voglia di ritornare a tutti i costi sulla scena?

Charlie - Certo! Ed è questo che mi rende felice di tutto! Io voglio suonare ciò di cui sono entusiasta ed assolutamente convinto. Questo progetto, con questi musicisti, questa produzione e la casa discografica, è stato il motivo che mi ha spinto a tornare sulla scena, non il desiderio di rimettermi in mostra risfoggiando le glorie del passato e sfruttando quanto di buono avevo fatto coi ragazzi dei Dream Theater; sarebbe stato patetico e ingiusto verso i miei compagni della band. Non volevo fare la vecchia gloria che ritorna con la caricatura di se stesso per arraffare un po' di applausi. Sono un musicisti, che vuole suonare, creare e divertirsi sul palco con chi ama la musica come lui, proponendo cose nuove, perchè la musica metal ed in generale, è proiettarti verso il futuro, guardare avanti e cercare nuove sfide.

A.E. - Bene allora parliamo di questa sfida, o meglio della seconda parte di questa sfida chiamata O3 A Trilogy: il titolo chiarisce subito che si tratta di un concept in tre parti, quindi il discorso è anche in prospettiva futura.

Charlie - Certamente! E' un concept album nato prima dall'idea della 'sceneggiatura', se così si può dire, che dalla musica. Questa, infatti, è venuta a dare corpo a queste idee, le vicende che narrano di questo futuro prossimo-venturo e di un'incredibile fonte di energia inesauribile ed a costo praticamente zero, che viene scoperta ma che, come si vede nello svilupparsi dei singoli episodi, può anche trasformarsi in un'arma letale e molto potente, tanto da far gola a certe lobby economiche e politiche, che vogliono impiegarla per esercitare un vero e proprio dominio mondiale, visto che parliamo di una società fortemente globalizzata, dove ogni avvenimento a ripercussioni su un po' tutto il pianeta.

A.E. - Molto inquietante, ma nemmeno troppo lontano da certe situazione che stiamo vedendo oggi, specialmente per la parte inerente al degrado planetario.

Charlie - Senza alcun dubbio! Quest'energia può risolvere i problemi ecologici della terra...ma se usata come arma può anche distruggere tutto l'ecosistema mondiale. I riferimenti alla situazione attuale sono ovvi, ma perchè quando tu scrivi una storia, usi tutto il materiale immaginifico che hai a disposizione, e spesso si mastica la realtà per ottenere la fantasia.

A.E. - Musicalmente parlando, mi sembra di aver ritrovato molti spunti dei primi Dream Theater, per la cupezza, ma anche di molte band power americane degli '80's (Metal Church, Savatage degli esordi, Vicious Rumors, primi Fates Warning). Ritieni ci siano state delle cose che vi hanno colpito, sotto il profilo musicale, in maniera più incisiva di altre, durante la genesi di questo album?

Charlie - Ti ringrazio per i paragoni ma a dire il vero, se questo si è verificato, è stato tutto abbastanza involontario. Credo che quando tu suoni in un certo modo, lo farai sempre, bene o male e ti porterai dietro ciò che ascolti e che ami musicalmente, specie se appartiene al tuo passato. Per quanto mi riguarda, visto che ho composto la maggior parte del materiale, ho cercato di non darmi dei limiti, ma di suonare il più spontaneo possibile. Le cose dovevano sgorgare fluide a livello creativo, badando solo a rimanere ispirate al concept. Il resto l'hanno fatto i ragazzi del gruppo, fantastici, arrangiando e mettendoci la loro creatività in ogni strumento, facendosi coinvolgere dalle mie idee con entusiasmo tale da proporre anche loro soluzioni ed innovazioni che hanno contribuito in maniera determinante alla riuscita di questo lavoro. Sono stati, inoltre, abilissimi a leggermi dentro, a capire cosa volessi realizzare e a dare una forma definitiva alle mie intuizioni. Queste sono doti da grande musicista e mi ritengo fortunato di aver lavorato con loro e di lavorare, spero, ancora con questo gruppo, per il futuro capitolo del disco.

A.E. - Charlie, il tuo stile vocale particolare ha esaltato alcuni fan, specie in Italia, dei Dream Theater tanto da preferirlo, in alcuni episodio, a quello di LaBrie. Pensi che le cose sarebbero andate diversamente se tu fossi rimasto nei Dream Theater?

Charlie - Sono domande alle quali no si può rispondere. Quando entrai nei Majesty, dopo una lunga esperienza nell'ambito rock che iniziava dalla fine degli anni '70, lo feci perchè ero stimolato da quest'esperienza e da cosa, allora, avevano composto John e gli altri. Dopo si sono sviluppati in altre direzioni e questo ha richiesto la presenza di un singer come James, che io trovo eccezionale. In quel momento lui era il cantante che rispecchiava la loro anima, non più io. Se la band avesse preso una strada simile alla mia, allora avremmo continuato, ma stando così le cose, sarebbe stato dannoso per entrambe continuare assieme.

A.E. - Invidia o rimpianti per ciò che sono ora i Dream Theater e per quello che avresti potuto fare rimanendo con loro?

Charlie - Assolutamente no. Io ho uno stile. Cantare in maniera diversa non era nella mia natura e nemmeno nelle mie possibilità. E' stato giusto così. Quindi nessuna invidia, perchè James è James ed io sono io ed ora, inoltre, sono tornato, sempre con lo stile che amo e la musica che mi scuote l'anima, potendo anche comporre le parti strumentali ed i testi, cosa che allora non potei fare, visto che l'album era già stato scritto.

A.E. - Charlie, stiamo concludendo e questa tua affermazione mi da il 'la' ad una domanda finale, banale quanto vuoi, ma sempre stimolante per chi legge. Chi sono i tuoi cantanti preferiti di sempre e di oggi?

Charlie - I cantanti che amo, bene! (Lo dice in italiano. Charlie ha origini italiane ed ha mantenuto un discreto contatto con le sue origini N.d.R.). I classici, quelli che hanno inventato uno stile e trasmesso grandi emozioni: Gillan, Plant, Ozzy, Ronnie James Dio uno dei più grandi in assoluto. Halford. Per quanto riguarda oggi, non ne vedo moltissimi, a parte James LaBrie, che non posso non ammirare, anche solo per aver cantato Images & Words, un capolavoro incredibile e per aver interpretato splendidamente le canzoni da me incise. Infine cito Ray Alder, voce evocativa e stupenda dei Fates Warning e Geoff Tate....il migliore in assoluto. Un cantante, un autore, un musicista ed un attore, tutti insieme. Lui è uno di quelli classici, di quelli che segnano l'anima di una persona e la storia della musica!

A.E. - Charlie io ti ringrazio per il tuo tempo e...

Charlie - Ehi aspetta! Volevo farti una domanda io se permetti!

A.E. - Fai pure..anche se non so cosa potrei dirti d'interessante!

Charlie - Sai, son di origini italiane e sono un grande appassionato di calcio. Volevo chiederti di come ci si sente a stare nel Paese campione del mondo e dove il calcio è seguito con quest'intensità. Ad esempio, di che squadra sei tifoso?

A.E. - Beh sai io sono un amante del calcio ma non sfegatato...a parte quando tifo per l'Inter! E' bello aver vinto i mondiali, ma in Italia, a mio avviso, il calcio è troppo esasperato, soffoca tutto, non solo gli altri sport. Inoltre, dopo gli incidenti tra tifoserie dove è morto un agente, sai, sono anche più schifato da quest'ambiente dove girano troppi soldi, giochi politici e poco sport. Preferisco il tennis.

Charlie - Mi dispiace! E' orribile sentire una cosa del genere! Negli U.S.A. lo sport deve essere un momento speciale, non fonte di questi problemi. Non volevo metterti a disagio. Spero si sistemi tutto. Sarebbe un gran peccato vedere uno sport così bello rovinato da questi tipi d'interesse.

A.E. - Grazie Charlie...e grazie anche della bella intervista concessaci!

Charlie - Grazie a voi! Mi raccomando, seguitemi con il progetto Dominici e O3 A Trilogy. Alla prossima! Stay rock!

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