Deadsoul Tribe
(Devon Graves)
di: 
Edoardo Baldini
21/06/2006



 

L'ex mente degli Psychotic Waltz, Devon Graves, ora compositore e front-man dei Deadsoul Tribe, concede un'intervista a RockLine.it, parlando del suo ultimo album The Dead Word, della sua carriera da musicista e dei suoi progetti futuri...


E.B. - Ciao Devon, ti ringrazio innanzitutto per averci concesso quest’intervista. Iniziamo parlando del tuo ultimo lavoro, The Dead Word. Ho letto sul vostro sito che non vuoi spiegare il significato segreto del titolo. Che cosa si nasconde dietro la musica del disco?

Devon - Ciao! Tutto ciò che voglio dire si trova nei testi. Non è un concept, ma ciononostante le canzoni sono legate insieme a quello che ho scritto. Sono tutte diverse componenti della realtà umana, passata, presente e futura.

E.B. - Il vostro sound si è sviluppato gradualmente, raggiungendo un interessante esempio di Alternative Rock, non lontano dalle produzioni di Tool e A Perfect Circle, sebbene il vostro stile sia ancora abbastanza diverso. Quali erano i tuoi intendi sperimentali quando hai composto The Dead Word?

Devon - Ho cercato di sviluppare un sound e uno stile musicale personali, certamente basate su lavori che ho sentito e anche su lavori che desidererei sentire. Gli ultimi tre album sono stati un’avventura all’interno dello stile che chiamo Tribal Rock. Mi sento veramente più connesso alla musica definita come Alternative che a quella definita come Metal, ma ci sono influenze provenienti da entrambi i generi, come anche dal Classic Rock e dall’Heavy Metal di vecchio stampo. Detto ciò, penso che per il prossimo album partirò dall’approccio che ho usato finora per creare qualcosa di nuovo.

E.B. - Secondo me Some Sane Advice è l’unico capitolo di The Dead Word che differisce dagli altri per il suo sound, che non è cupo né decadente. Sei d’accordo? Come sei giunto a comporre questa canzone?

Devon - Quella era una traccia per chitarra che avevo scritto prima di The Dead Word. Ho cercato tante volte di sviluppare la canzone ma ho dovuto aspettare che mi uscisse la giusta melodia. Ho tentato parecchie volte ma alla fine la soluzione è arrivata durante la produzione di The Dead Word, in modo che anche quella canzone avesse il proprio spazio all’interno del disco. Ho davvero tantissime idee dentro di me e a seconda del momento riesco a farle uscire. E’ difficile essere sicuri di cosa sia meglio includere in un album perché è faticoso riuscire ad anticipare i gusti degli ascoltatori, ciò che potrà essere apprezzato e ciò che non piacerà. Sebbene ami parecchio la canzone, ero abbastanza nervoso riguardo a come sarebbe stata considerata, specialmente perché mi piaceva moltissimo. Ho potuto osservare durante i concerti che i responsi per la canzone sono stati positivi e sono molto felice che il pubblico abbia la mia stessa opinione. Mi dà confidenza nello sperimentare soluzioni differenti e nell’azzardare oltre le solite composizioni.

E.B. - Quali sono le tematiche di The Dead Word? Puoi brevemente esporre la filosofia dietro The Dead Word? Sbaglio o alcuni testi hanno anche un fine sociale?

Devon - Preferirei non spiegare le liriche in senso generale perché, per prima cosa, esprimono chiaramente ciò che devono dire, e poi perché trattano di argomenti molto disparati e mi dilungherei troppo. Per quanto riguarda il fine sociale: sono inclusi molti commenti riguardo la società odierna, e quindi basta leggere, o meglio, ascoltare, per comprendere ciò che voglio dire.

E.B. - Cosa rappresenta l’artwork di The Dead Word?

Devon - Rappresenta il genere umano che cade dallo stato di grazia.

E.B. - Qual è la differenza tra The January Tree e The Dead Word?

Devon - Le canzoni. Lo stile degli ultimi tre album è molto simile ma puoi percepire come si sviluppa e si evolve oltre il tempo. Tuttavia, ogni canzone è dotata del suo ritmo, della sua melodia e del suo soggetto. Penso anche che i pregi della produzione siano diventati maggiori con le pubblicazioni di nuovi album, dato che ho acquisito esperienza e abilità. Prevedo un ulteriore passo in avanti con il prossimo album. Quella è la parte più divertente nella realizzazione e cioè imparare come.

E.B. - Penso che l’impiego del flauto nell’Alternative Rock sia una soluzione originale e ho particolarmente apprezzato questo elemento nella tua musica: perché hai scelto di collegare questo strumento al tuo stile? Mi ricorda alcune composizioni dei Jethro Tull e ho considerato alquanto interessante questa unione…

Devon - Proviene direttamente dai Jethro Tull. Sono stato molto influenzato da Aqualung durante la mia adolescenza quando ho imparato a suonare la chitarra. Ho scambiato un amplificatore della chitarra per un flauto (ovviamente possedevo un altro amplificatore e così potei continuare) e ho iniziato ad improvvisare con il flauto dapprima in modo scorretto, per poi semplicemente imparare a suonare imitando Ian Anderson su Aqualung e Thick as a Brick. Mi trovai bene quasi da subito. Riuscii a suonare Cross Eyed Mary al nono giorno di prove. Non ho mai preso lezioni al di fuori di quelle impartite dagli album dei Jethro Tull.

E.B. - Secondo te quali elementi della musica degli Psychotic Waltz sono rimasti in quella dei Deadsoul Tribe?

Devon - Prevalentemente l’attenzione ai dettagli, l’integrazione di tutti gli strumenti nel suonare insieme piuttosto che nell’improvvisare.

E.B. - Potresti descriverci la tua esperienza con gli Psychotic Waltz? Perché hai deciso di abbandonare?

Devon - Sono tutte storie dette e ridette. Sono veramente stanco di parlare dello scioglimento. E’ sufficiente dire che volevamo cose diverse dalla band, dalla musica in generale e, sostanzialmente dalla stessa vita. Nel mio caso, realizzare sul serio il mio sogno ha significato abbandonare quella band perché i nostri sogni e i nostri scopi erano molto differenti. Abbiamo passato dei momenti parecchio belli insieme ed eravamo ancora abbastanza vicini in molti ambiti. Ci conoscevamo a vicenda dalla scuola superiore e abbiamo fondamentalmente imparato tutto insieme. Abbiamo avuto insieme le nostre prime esperienze e i nostri primi trionfi. La sola cosa che è stata veramente sorprendente è essere diventati in qualche modo la band più importante della zona sin dal primo concerto. E’ stato come un’esplosione. Da subito il pubblico è stato presente e la situazione era sensazionale. Per esempio avremmo voluto stampare uno stock di magliette per venderle ad un’esibizione, organizzare una gita in bus a Los Angeles per vendere i due bus. La cosa insolita è stata non poter sorpassare quel punto per giungere al livello successivo. Sebbene fossimo esperti per essere una band underground, rimanemmo nello scenario underground. Da un lato qualcosa di strano ed inspiegabile ci ha fatto avanzare e dall’altro qualcosa di ugualmente strano ed inspiegabile ci ha tirato indietro. Era come essere sia consacrati che maledetti. Penso che in un certo modo fossimo solamente vittime del ritmo del business. Mi ero unito alla band perché credevo potessimo rappresentare il passo successivo nell’evoluzione dell’Heavy Metal. La stirpe cominciata con i Black Sabbath, passata attraverso Judas Priest, Iron Maiden e Queensryche per giungere agli Psychotic Waltz. La cosa che nessuno di noi calcolò fu il fatto che i giorni dell’Heavy Metal come una forma di arte prevalente fossero contati e che erano stati superati in gran parte. Il passo dell’evoluzione non è stato mai permesso dato che le specie si estinsero per i nostri scopi.

E.B. - Hai composto quattro albums per i Deadsoul Tribe dal 2002: cosa pensi di fare in futuro? Pensi di prendere una pausa o stai già lavorando a nuovo materiale?

Devon - Ho veramente iniziato a compiere il mio cammino come compositore. Sto solo emergendo con nuove idee. Ho appena completato lo studio, in modo da avere ogni strumento a mia disposizione. Ho anche creato un’eccezionale atmosfera dentro lo studio e mi piacerebbe solamente stare in quella stanza, dove si può solo suonare, scrivere, mixare o rimanere seduti guardandosi attorno. E’ indicibilmente ispirante avere tutto ciò in uno spazio privato, riservato solo a te stesso. E’ a casa mia e nessuno potrebbe chiedere di meglio. Il mio prossimo passo è, come ho detto, creare qualcosa di nuovo. Amo il suono tribale che ho creato ma penso che se continuassi su quella via, sarebbe troppo restrittivo. Il mio prossimo album sarà doppio. Suonerà come due dischi diversi, prodotti da due band diverse. Un cd sarà principalmente molto pesante e Metal, anche alquanto più veloce rispetto ai miei soliti lavori. Una grande quantità del materiale è già stata scritta e registrata. Il secondo disco sarà molto calmo ed atmosferico. Impiegherà ampie sezioni di chitarra acustica con l’apporto della chitarra clean eterea, linee vocali armonizzate, molto flauto e suoni avvolgenti di tastiera. Anche qui ho una buona porzione del materiale già scritta e registrata. Saranno due album differenti per i differenti stati d’animo dell’ascoltatore, due album venduti in uno. Infatti sto cercando fortemente di ottenere che questo disco sia venduto al prezzo di un normale album singolo. Sto facendo di tutto in modo da farlo uscire per il febbraio 2007.

E.B. - Qual è il tuo album preferito dei Deadsoul Tribe? Perché?

Devon - Amo ciascuno di essi per svariate ragioni. Ognuno ha almeno una canzone che è speciale in un certo senso, quindi la scelta è difficile. Sono più affezionato a A Murder of Crows perché è stato il punto di cambiamento per me. C’è stato un emozionante mutamento nel responso del pubblico, le recensioni e le vendite sono raddoppiate rispetto al primo album. Dato che quell’album ha comportato anche un grande cambiamento nel sound, sono stato ispirato a variare ancora per capire se posso trascinare le mie produzioni oltre i limiti.

E.B. - Prenderai parte ad altri progetti come l’apparizione su The Human Equation degli Ayreon? Ami ancora la musica Progressive come quando fondasti gli Psychotic Waltz?

Devon - Non ho mai amato realmente la musica Progressive. Ero un fan della vecchia scuola Heavy Metal come Led Zeppelin e Black Sabbath o di srtisti come Pink Floyd, Hendrix e, ovviamente, Jethro Tull. I lavori più progressivi dei Jethro Tull non mi sono però mai piaciuti come le prime opere. Amo il tre quarti delle canzoni acustiche con tempi swing, come We Used to Know. Queste hanno ispirato mie canzoni come I Remember o My Grave. La musica successiva è stata parecchio influenzata da formazioni nate prevalentemente negli anni ’90, come Jane’s Addiction, Bad Brains, White Zombie, Nine Inch Nails, e Tool. Mi piacciono molto anche i Soundgarden.
Prenderò parte ad altri progetti? Non lo so. Non avrei mai previsto il lavoro con Arjen, non sapevo chi fosse finchè non mi ha spedito una mail riguardante l’album. Chi può dire che e-mail riceverò domani? C’è solo una cosa…sto producendo il debut album di una band chiamata Dune, composta da Kristoffer Gildenlöw, ex bassista dei Pain of Salvation e dalla sua adorabile moglie Liselotte Hegt. Cantano entrambi, scrivono e suonano più strumenti e le canzoni sono a dir poco stupende. Produrrò qui l’album nei Deadosul Temple e, se loro lo richiederanno, inciderò anch’io alcune linee vocali.

E.B. - Lo scorso gennaio siete stati in tour europeo ma non vi siete esibiti in Italia. Potremo vedere un concerto dei Deadsoul Tribe nel nostro Paese per la promozione di The Dead Word?

Devon - Probabilmente potrete vedere un concerto per il quinto album se siamo abbastanza fortunati di poter venire in Italia. Il nostro ultimo tour è stato abbastanza corto. Siamo in una situazione difficile per quanto riguarda i tour. Stiamo crescendo e abbiamo conquistato lo status di headliner, ma non siamo ancora così famosi da poter andare dovunque vogliamo. Forse avremmo bisogno di supportare qualcuno ancora una volta per andare in alcuni Paesi, ma poi chi può sapere cosa succederà un giorno?

E.B. - Grazie mille per la tua disponibilità. Ti auguriamo un futuro ricco di successo con il progetto Deadsoul Tribe. Puoi concludere l’intervista come preferisci. Ciao!

Devon - Grazie per le tue gentili domande. Spero di potervi vedere molto presto. Grazie per aver ascoltato la nostra musica!

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente