Chimaira
(Matt DeVries)
di: 
Andrea Evolti
25/04/2007



 

Matt DeVries, chitarrista e principale compositore dei Chimaira, racconta a RockLine.it la genesi dell'ultimo Resurrection, dove gli inserti Core sono stati del tutto abbandonati, per lasciar spazio alla vera anima di questa formazione assolutamente Metal...


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A.E. - Matt, vorrei iniziare questa chiacchierata chiedendoti se le differenze, piuttosto marcate, che intercorrono tra le vostre precedenti produzioni e questa Resurrection, vale a dire la quasi totale scomparsa di elementi metalcore, in favore di una ormai definita e totale anima votata ad un death/thrash con inserti melodici, possa essere il sintomo di appartenenza ad una scena americana del death melodico, una 'melodic death metal American way'.

Matt - Mah, guarda ti potrei dire che, di certo, noi ci consideriamo una band di thrash metal con una gran influenza di metal americano, venendo proprio da questo paese, ovvio, ma non ci siamo certo posti un problema di quale influenze seguire o no a priori. Semplicemente il nostro processo evolutivo nella scrittura dei pezzi ci ha portato ad accentuare, sempre in maniera maggiore, questa nostra matrice di thrash americano, probabilmente perchè si tratta di una sorta di concept-album (anche se non lo è, almeno secondo i canoni di questo stile) dove il nostro singer Mark Hunter ha scritto praticamente tutti i testi. Questo ha sicuramente influito sulla composizione, o meglio ci ha permesso di accelerare un processo che è sempre stato costante.

A.E. - Ma non è stato magari anche il cambio di etichetta, l'abbandono della Roadrunner che, in questi ultimi mesi, spinge molto sul trend del metalcore, per passare alla Nuclear Blast, a farvi sentire più liberi di esprimervi, o meglio, di evolvervi verso una direzione che era già stata presa, ma forse posticipata nelle intenzioni causa pressioni implicite ed un certo trend nell'ambiente?

Matt - Direi proprio di no, visto che il nostro contratto era scaduto ed abbiamo deciso di non rinnovarlo proprio perchè non ci trovavamo più tanto bene. Non eravamo una delle loro band prioritarie, proprio perchè non rientravamo totalmente in quel trend metalcore che loro tanto stanno spingendo; inoltre, l'organizzazione delle tournee non ci favoriva più di tanto, la pubblicità non era fatta con la profusione di mezzi che speravamo, pertanto abbiamo deciso di non rinnovare il contratto e di prenderci una specie di anno sabbatico dalle label, per rinfrescarci le idee, capire cosa volevamo fare e poi metterci a farlo. Quest'album è stato scritto in totale libertà da pressioni di tempo, scadenze ed influenze esterne 'subliminali'. Finito il songwriting, l'arrangiamento e la fase di realizzazione di una sorta di demo abbiamo cercato una label che credesse in questo nostro nuovo lavoro ed in noi, non solo come un numero su di un catalogo (visto che la Roadrunner ha un roster vastissimo), ed ora possiamo dire di essere felici e di aver realizzato forse il nostro lavoro della maturità: siamo noi quelli che sentite sul disco.

A.E. - Durante questo periodo di libertà da un contratto, se non sbaglio, è anche avvenuto il rientro del vostro batterista originario Andols Herrick in seno alla formazione: pensi che anche questo abbia giocato un ruolo decisivo in questa 'rigenesi' d'ispirazione per i Chimaira?

Matt - Assolutamente fondamentale! Il suo ritorno, in un momento così delicato, è stato provvidenziale, visto che ci ha fatto riprendere la giusta rotta nello sviluppo della nostra identità musicale, riscoprendo quelle radici che ci hanno permesso di fare un ulteriore salto di qualità, per avere una nostra definita personalità e non farci perdere nel marasma di molte band clone o prodotte in serie. Soprattutto, e questo grazie anche a produttori e fonici con i quali abbiamo lavorato (Sneap e Sukoff) per il disco, la sua presenza ha portato serenità e voglia di divertirsi mentre realizzavamo i brani per Resurrection: siamo tornati a divertirci a suonare, che è una delle basi della musica, perchè solo così si possono creare buoni dischi e buona musica.

A.E. - Parliamo appunto della produzione e dei suoni scelti: quanto importante è stato lavorare con professionisti del calibro di Sukoff e Sneap (Nevermore) e quanto, eventualmente, il loro metodo di lavoro può avere influenzato il vostro modo di comporre e lavorare?

Matt - Guarda, la verità è che non c'era nulla di pianificato sulla scelta dei suoni, almeno non prima di terminare il processo di scrittura dei singoli pezzi. Diciamo che, dopo aver realizzato un demo di tre tracce e parlato con la Nuclear Blast, ci è stato offerto un ventaglio di possibilità di scelta di diversi produttori e quando abbiamo visto che Sneap e Sukoff erano disponibili, beh abbiamo pensato che potessero essere loro gli uomini adatti per tirare fuori il sound che doveva meglio far risaltare i brani di Resurrection. In particolare l'entusiasmo maggiore veniva da Mark, il nostro cantante, che aveva studiato con grande meticolosità le linee vocali da adottare ed aveva in mente una vasta gamma di soluzioni, che con Sneap e Sukoff sarebbero state certamente più facili da ottenere. Mark, in fase di registrazione, ha fatto proprio un grandissimo lavoro, riuscendo ancora meglio che le altre volte, proprio grazie a tecnici come Andy Sneap, che ha capito subito cosa Mark volesse. Ma è stato così per tutto il resto: le chitarre, la sessione ritmica, Sukoff e Sneap, due tra i più grandi professionisti che ci sono in giro, hanno veramente capito ciò che volevamo ed anche quello di cui avevamo bisogno. Si è lavorato con un tale entusiasmo e con un'energia che qualcuno aveva anche proposto di prendere le recording session e farci un DVD!

A.E. - Matt, in questi ultimi due anni i maggiori magazine e webzine metal hanno parlato di metalcore, questo filone che sembra mietere moltissimo successo ma che, spesso, etichetta anche come metalcore band che nulla hanno a che fare con esso, solo per la presenza, magari, di qualche coro o passaggio che potrebbe rientrare in tale definizione. E' successo, almeno da quanto si può leggere anche ai Chimaira di venir così catalogati: ma è vero, oppure si tratta di una semplice etichetta appiccicatavi addosso dalla stampa?

Matt - Sinceramente penso che le definizioni e l etichette, oltre ad essere molto imprecise e fuorvianti siano anche dannose e, sovente, messe con l'intento di voler inquadrare una band in un fenomeno che la stampa stessa cerca di creare. Con noi, se di definiscono metalcore, cascano proprio male! In primo luogo, perchè noi non suoniamo assolutamente metalcore, ma metal o al massimo thrash metal, con svariate influenze. Secondariamente, a me non piace il metalcore, quindi non mi sento proprio rappresentato da quest'etichetta. Ma ti ripeto: le etichette messe con superficialità, confinano il sound di una band in una specie di percorso che va stretto alla loro stessa musica: una formazione ha molte influenze, proprio perché fatta da più persone, anche se, di certo, ci sarà uno stile generale in cui rientra, proprio per il fatto che ha una personalità musicale. Ma non si può descrivere con due parole il sound di una band, è assurdo. Mi sembra siano solo colpi ad effetto ideati per motivi di mercato.

A.E. - Cosa ispira, di solito, te ed i Chimaira? Più nello specifico, cosa vi ha ispirato i brani di questo disco: qualche libro, film, oppure la realtà di tutti i giorni e quella che vi circonda?

Matt - Se intendi i testi, purtroppo non posso risponderti, perchè è Mark che se ne occupa totalmente, visto che è bravissimo a tirare fuori le parole ispirandosi alle nostre musiche. Per quanto riguarda la parte musicale, e la mia in particolare, non ho delle fonti esterne, se così vogliamo chiamarle, dalle quali trarre ispirazione: sono più che altro i miei sentimento come la rabbia, la tristezza, l'entusiasmo o la gioia, uniti alla musica che di solito ascolto, anche così, distrattamente, a darmi l'ispirazione per un riff o un passaggio. Diciamo che io scavo nelle sensazioni: nelle immagini e nei fatti, il lavoro spetta a Mark, visto che anche lui che decide le linee vocali ed anche l'uso delle voci pulite che io faccio di supporto alle sue.

A.E. - Matt, voi venite da Cleveland, che non è proprio, almeno per quel che riguarda l'audiance europea, una delle scene più famose del metal a stelle e strisce. E' stato difficile, per voi, riuscire ad affermarvi venendo dalla realtà del Mid-West un po’, come dire, ai margini della grande scena?

Matt - Sicuramente Cleveland è una piccola cittadina se rapportata ai nomi tradizionali della scena metal americana, come New York, Los Angeles, Miami, Seattle o San Francisco, ma ti posso assicurare che nelle città di provincia l'underground è molto forte, la scena è in continua crescita ed espansione e siamo seguiti da un nutrito pubblico che scambia informazioni anche per noi. Ci sono molte band a Cleveland e noi pensiamo sia un ottimo ambiente per crescere come musicisti.

A.E. - Pensi che per i Chimaira, escluso l'ultimo album, ci sia un lavoro che possa essere definito la vostra 'punta di diamante', quello che finora vi ha meglio rappresentati?

Matt - No non ce n'è uno solo, e questo, a mio avviso è un'ottima cosa, perchè vuol dire che siamo una band che è in perenne crescita. Ogni album da noi fatto ci fotografava, secondo me, al meglio in quel preciso momento. Sono tutti ritratti fedeli della nostra identità musicale, durante un periodo di evoluzione, che continua tuttora. Questo mi soddisfa, perchè vuol dire che siamo riusciti a fare sempre album che ci soddisfacevano al 100%.

A.E. - Ultime due domande Matt. La prima: scegli un film o più di uno che possa rappresentare la musica dei Chimaira!

Matt - Oh Dio! Aspetta un attimo, perchè ce ne sono tanti che mi vengono in mente....accidenti, domanda rognosa questa!!! Guarda, personalmente i due film che assocerei alla nostra musica come colonna sonora sono Shining di Kubrik ed Hellraiser di Barker! Velocità, cambi di situazione e d'inquadratura e mostruosa tensione!

A.E. - Gran gusto non c'è che dire! Ultima domanda: dimmi la verità, c'è un chitarrista che ti ha fatto prendere in mano la chitarra, sentendolo suonare?

Matt - Certo che c'è! E' lui, Kerry King! Quando lo sentii per la prima volta rimasi folgorato da quel suo stile veloce, preciso, tagliente e maligno e anche da quei suoi strani assoli pieni di note anche dissonanti, che si dipanavano velocemente. Inoltre ha anche una gran tecnica, anche se molta gente non se ne accorge!

A.E. - Grazie Matt ed in bocca al lupo per disco e tour con...?

Matt - Ah già! Saremo in tour con Killswitch Engage e Dragonforce, almeno per gli U.S.A.: non sappiamo ancora nulla per l'Europa. Comunque grazie voi per il supporto!

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