Balaclavas
di: 
Gabriele Bartolini
30/10/2011

 

Tra i recenti fenomeni underground di rilievo, in ambito new-wave ma non solo, da citare ci sono senza dubbio i Balaclavas. Il trio, allargato da poco a quartetto, si sta distinguendo per il modus operandi sicuramente fuori da ogni logica. Attraverso un post-punk granitico, in occasione del debutto Roman Holiday, e successivamente dal taglio maggiormente elettronico con l' ultimo Snake People, la band capitanata da T. Morris infatti vuole riportare alla mente i lati più oscuri della storia, come ad esempio le nefandezze dell' imperatore Caligola o il sangue versato durante la Jihad. In attesa che qualche importante rivista del settore inizi giustamente a valorizzarli per le loro indubbie qualità, noi raccogliamo dai diretti interessati qualche informazione di carattere generale...

 

G.B. - Benvenuti su Rockline.it. Nel vostro nuovo disco avete contaminato le parti più tetre del vostro post-punk con i synths, utilizzati in maniera a dir poco massiccia. Come descrivereste ciò che ne è venuto fuori?

Balaclavas - Grazie a voi per l' intervista. Beh, direi che questo ampliamento è dato dal fatto che noi non vogliamo ridurci ad un monotono assetto chitarra, basso, batteria. E i synths ci hanno introdotto verso nuove forme di new-wave.

G.B. - Snake People, in definitiva, appare alle orecchie dell' ascoltatore come un interessantissimo melting pot dei Soft Cell primo periodo ( quelli di Non-Stop Erotic Cabaret) e la new-wave sperimentale di Chrome o Cabaret Voltaire. Tra queste due diverse correnti, quali preferite?

Balaclavas - Preferiamo l' innovazione, in generale. Entrambe queste tre bands sono state creative ed innovative, e questa è la nostra principale preoccupazione. La musica deve essere per forza creativa, altrimenti non potrà mai sopravvivere, è destinata a morire.

G.B. - Quali sono gli aggettivi che non vi piacciono, se abbinati alla musica che producete?

Balaclavas - Soft Cellian, disgustosa e priva di ogni significato, senza dubbio.

G.B. - Perché vi piacciono così tanto i lati oscuri, segreti e non raccontati, della storia? A questo proposito, il prossimo album si baserà sulla Seconda Guerra Mondiale?

Balaclavas - Semplicemente perché non ci sono lati conosciuti (nel profondo) e belli della storia. In futuro magari ci concentreremo nel registrare una canzone sulla crisi dell' Euro, o sull' invasione dell' Ethiopia.

G.B. - Quando avete iniziato a suonare per la prima volta? Potete raccontarci le vostre prime esperienze?

Balaclavas - Oramai è da molto tempo che facciamo musica assieme, fin dal duemila. Per le nostre composizioni usavamo un 4-piste e dei BR-8's (dispositivi digitali adibiti alla registrazione, ndr). Strumenti che a quei tempi consideravamo alla stessa stregua di una psicosi da marijuana.

G.B. - L' artwork rappresentato in Snake People è molto simile a quello usato dai Weekend per il loro ultimo Red EP, un' altra uscita risalente a quest' anno. Cosa ne pensate di questo nuovo sound, il noise-pop? Alquanto derivativo, oppure innovativo?

Balaclavas - Davvero, non abbiamo niente in comune con il noise-pop e le corrispettive uscite, su questo non ci sono dubbi. Altra cosa in cui crediamo è che la musica dovrebbe uscire da spazi aperti, senza restrizioni in fatto di genere o zone ben precise. Ed è meglio che noi tutti incominciassimo a trattare la musica non come se stessimo parlando di un vino.

G.B. - Quanto è importante per voi riuscire ad evocare precisi concetti, che nel vostro caso trattano di lande sperdute? Avete mai fatto ricorso alle visual arts durante i vostri live?

Balaclavas - Per noi la parola evocazione è molto, molto importante. Non abbiamo mai usato le visual arts durante i nostri live, ma solamente perché crediamo che tale parola si debba creare, con la propria musica, all' interno di ogni persona, e non all' esterno, come le immagini fanno. Ovvero, la musica da sola dovrebbe creare nella testa di ogni persona le nostre evocazioni desertiche.

G.B. - Qual'è il vostro parere a riguardo di due artisti di caratura internazionale come Ennio Morricone e Piero Umiliani? Riterreste che vi abbiano in qualche modo influenzato nel vostro uso enfatico delle chitarre?

Balaclavas - Sì, assolutamente. Con Morricone, in particolare, stiamo parlando di innovazione allo stato puro, dannatamente avanguardistica, come ad esempio l' applicazione alla chitarra di corde del pianoforte.

G.B. - L' intervista finisce qui, grazie per essere intervenuti. Volete lasciare un messaggio ai lettori di Rockline.it?

Balaclavas - Grazie a voi. Speriamo davvero di vedervi molto presto in Italia.

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