As I Lay Dying
(Phil Sgrosso, Jordan Mancino)
di: 
Annarosa Moroni, Giada Albano
06/04/2008



 

Dopo quasi un anno dall’uscita di An Ocean Between Us, successore del valido Shadows Are Security, gli As I Lay Dying concedono a RockLine.it un’intervista esclusiva in occasione del loro concerto a Milano in cui tracciano un bilancio dell’ultimo fortunato periodo, che i cinque americani hanno trascorso principalmente in tour…

A.M. - Per cominciare, il vostro nome viene dal romanzo di William Faulkner (tradotto in italiano come "Mentre Morivo"), un libro molto complicato. Perché avete scelto proprio questo moniker? Che collegamento c’è tra il romanzo e la vostra musica?

Phil - A dir la verità non c’è alcuna connessione. Non ero nella band quando hanno cominciato ma credo che l’abbiano scelto solo perché suonava bene.

Jordan - Ci piaceva il titolo. Credo che un paio di noi abbiano anche letto il libro, ma il messagio contenutovi non ha niente a che fare con la band. Ci piaceva perché all’inizio “As I Lay Dying” può sembrare un po’ oscuro, ma poi ti può anche far riflettere sul senso della vita. Personalmente all’inizio pensavo che fosse troppo lungo, una specie di scioglilingua, ma ora mi ci sono abituato.

G.A. - Vi sentite davvero parte della scena Metal-Core cristiana? Che cosa significa questo per voi?

Jordan - Sì beh ne facciamo parte perché siamo una metal band cristiana, ma quando abbiamo cominciato il nostro principale obbiettivo non era entrare a fare parte per forza di quella scena. Alcune delle nostre release non sono esattamente “tipiche” di una metal band cristiana. Non ci piace avere un’etichetta fissa. Il nostro desiderio è di essere rispettati come band e per la nostra musica, non solo perché siamo cristiani.

G.A. - Che cosa, secondo voi, ha dato vita alle prime band Metal-Core cristiane?

Phil - Caspita, domanda difficile (ride, N.d.R.)! Comunque penso sia partito tutto da band svedesi, come gli At The Gates, che sono nate molto prima di noi.

G.A. - Cosa ne pensate invece di altre band, anche più famose, che hanno utilizzato il loro essere cristiane per aumentare la loro popolarità?

Jordan - Potrebbe anche essere stata la casa discografica ha sfruttare questo fattore, per questo non ci piace essere marcati come una band cristiana ma come band metal. Come ho già detto, le band andrebbero rispettate per la loro musica, non per le loro credenze religiose.

A.M. - Che tipo di rapporto c’è tra voi e la scena Emo? Pensate che abbia o che stia ancora influenzando la scena Metalcore?

Phil - Sfortunatamente non c’è alcuna connessione (ride, N.d.R.)! Non ritengo neanche che abbia influenzato il tipo di musica che facciamo.

Jordan - Non abbiamo nessun tipo di collegamento con quella scena, magari alcuni dei nostri fan ce l’hanno, ma noi no.

A.M. - Dagli esordi il vostro sound si è evoluto in diverse direzioni. Continuerete con le sperimentazioni nei vostri progetti futuri o avete trovato quello che stavate cercando?

Phil - Penso che sia il desiderio di ogni band migliorarsi ulteriormente con ogni cd. Tutti i membri della band subiscono influenze diverse e credo che queste influenze continueranno a farsi sentire anche nei prossimi lavori. Quindi si, andremo avanti su questa strada.

Jordan - E’ difficile da dire, cerchiamo sempre di migliorare la nostra musica, ma non si è mai trattato di un cambiamento volontario. Dipende tutto dalle nostre influenze, potremmo fare delle previsioni sul prossimo album ma non oltre quello. Le cose cambiano e noi vogliamo continuare a sperimentare. Vedremo cosa succede, ma saremo sempre una metal band come quando abbiamo cominciato e faremo sempre la stessa musica che vi appassiona. Ad esempio nel nostro ultimo lavoro il nostro stile è cambiato leggermente, le influenze sono varie e copre diversi generi. Ci divertiamo a sperimentare un po’.

A.M. - Rimpiangete i tempi di Shadows Are Security o siete pienamente soddisfatti del lavoro portato a termine con An Ocean Between Us?

Phil - Personalmente sono molto contento di quest’ultimo album. Shadows Are Security era il mio primo cd con la band e guardando indietro vorrei avere avuto più tempo per qualche ulteriore cambiamento.

Jordan - Anche io preferisco An Ocean Between Us. Abbiamo avuto pochissimo tempo per comporre Shadows Are Security, quindi anche poco tempo per rivedere il tutto prima delle registrazioni e per concentrarci su vari aspetti che magari avrebbero dovuto essere migliorati. Mentre questa volta abbiamo avuto tempo di comporre e provare tutti insieme e così abbiamo potuto creare una fusione tra tutte le nostre influenze. Diciamo che per An Ocean Between Us la situazione di partenza era migliore.

A.M. - Parliamo un po’ del titolo, An Ocean Between Us. Perché avete scelto questa frase? Cosa significa?

Phil - Non essendo io che scrivo i testi non è proprio come chiedere alla fonte, ma si tratta della separazione da tutto ciò che può rappresentare una tentazione o delle sofferenze. Comunque credo che neanche Tim (Lambesis, N.d.R.) sappia con esattezza cosa significhi.

G.A. - Come mai nell’artwork di tutti i cd che avete prodotto fino ad oggi viene sempre raffigurato almeno un teschio? E’ stata forse la tendeza della scena Hardcore ad influenzarvi?

Jordan - Abbiamo cominciato con far figurare per caso un teschio sulla copertina del primo cd e la cosa ci è piaciuta molto, quindi l’abbiamo ripetuta anche con il secondo e così via. Oramai è diventato un po’ il nostro marchio, il nostro segno di riconoscimento. Capisci subito che è un disco degli As I Lay Dying, anche se magari i colori o lo stile dell’artwork sono diversi il teschio è sempre uguale. Pensa agli Iron Maiden, ancora prima di leggere il nome sai già che il disco è loro anche solo per il modo in cui è scritto.

G.A. - Come sono i vostri rapporti con la Metal Blade? Nonostante lavori con molte altre band e tratti generi diversi tra loro, sentite che ha fatto fronte a tutte le vostre necessità come musicisti?

Phil - Fantastici, ci troviamo molto bene. Ci appoggiano completamente, non potremmo chiedere di meglio. Ci aiutano il più possibile, si occupano loro della distribuzione dei nostri cd nei negozi. Lavoriamo come un team e le cose vanno davvero bene.

Jordan - Sì, ci piace molto lavorare con la Metal Blade, sia con il team americano che con quello europeo. Sono tutti molto appassionati a quello che fanno e alla musica, che per noi è la cosa più importante. Lasciano che ci preoccupiamo solo della musica, a tutto il resto pensano loro. Di solito una label è considerata buona dalle band solo se ha tanti soldi da mettere a loro disposizione, ma noi ci troviamo davvero bene con le persone che lavorano alla Metal Blade. E’ davvero un bel rapporto, ci capiamo a vicenda.

A.M. - La Metal Blade vi ha dato l’opportunità di un grande tour per promuovere il vostro cd, ma effettivamente quanto vi costa, a livello fisico e psicologico, essere per così tanto tempo “on the road”?

Phil - Può essere difficile a volte. Ci sono dei giorni in cui davvero preferirei essere a casa, ma la maggior parte del tempo mi piace essere in tour. Ci divertiamo, ci piace conoscere i fan e nuove persone. E’ comunque una grande esperienza.

Jordan - Come tutte le cose ha i suoi lati positivi e negativi, ma fa parte del music business. Andavamo in tour anche prima di essere sotto la Metal Blade, ma non così tanto. Comunque è una cosa che sicuramente impiega tutte le tue energie. Non è facile, ma è divertente la maggior parte delle volte. E’ una scelta che abbiamo fatto.

A.M. - In questo periodo avete suonato anche con molte altre band. Qual è quella con cui vi è piaciuto di più dividere il palco?

Phil - Sì, effettivamente abbiamo preso parte anche a molti festival e la band con cui ci è piaciuto di più suonare sono stati i Killswitch Engage, sicuramente.

A.M. - Immaginatevi tra vent’anni: preferireste essere ricordati per il vostro sound o per i vostri testi?

Phil - Più che altro per il messaggio generale. E’ molto importante essere ricordati anche per la musica, certo, ma penso lo sia di più rimarcare bene chi si è, la proprio identità.

Jordan - Ci piacerebbe essere ricordati come band in generale e rispettati sia per la nostra musica sia per i nostri ideali e per quello che abbiamo voluto dire.

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