Agalloch
(John Haughm e Don Anderson)
di: 
Edoardo Baldini
16/08/2006



 

RockLine.it intervista nuovamente gli Agalloch, dopo l'uscita del successore di The Mantle, l'altrettanto valido Ashes Against The Grain. A parlarne questa volta sono sia il chitarrista Don Anderson che il cantante John Haughm, che forniscono dettagli riguardo alla composizione e alle sperimentazioni future della band Dark Folk americana...


E.B. - Ciao Don e ciao John. Grazie per aver accettato questa intervista doppia e congratulazioni per l’ultimo Ashes Against the Grain. Prima di tutto mi piacerebbe chiedervi che tipo di lavoro avete sviluppato in questi anni, dall’uscita di The Mantle. Cosa rappresentano per la vostra evoluzione musicale i tre EP che avete pubblicato?

Don - Mi piace considerare questi piccoli EP come opportunità che ci hanno permesso di sperimentare il nostro sound senza la pressione di sapere che la musica che avremmo prodotto sarebbe stata permanente come quella degli album. Ecco perché gli EP sono limitati. Non penso che siano così significativi come l’album attuale: ci hanno dato l’occasione di distendere il nostro sound ed infine di prepararci per Ashes Against The Grain.

E.B. - Bene, ora iniziamo a parlare del nuovo album. Potresti spiegarci il significato del titolo?

John - Si riferisce alla “bellezza quasi distrutta”. I granelli del legno carbonizzato…o l’irreversibile perdita della bellezza, che permane in una sorta di forma deteriorata.

E.B. - Mentre parliamo i testi delle canzoni non sono ancora disponibili…e quindi non so esattamente di cosa trattino. John, puoi farci una breve spiegazione dei contenuti dei testi di ogni canzone di Ashes Against The Grain?

John - Limbs: un uomo si è tagliato una delle sue braccia ed entrambe le gambe e il suo sangue riempie una riva di un fiume prosciugato. Gli arti sono gettati nel fiume e il suo corpo li sostituisce con legno e pietra.
Falling Snow: dalle sue ferite si allontanano in massa nel cielo migliaia di uccelli bianchi, che creano delle nubi e ricadono sotto forma di neve. La neve crea a sua volta un ghiacciaio in cui l’uomo cammina con i suoi arti di legno e pietra per raggiungere il picco più elevato di questa “montagna bianca”.
Fire Above, Ice Below: l’uomo vuole sacrificare il proprio amore per la vita, il proprio spirito e la propria speranza. Questa metafora è lasciata congelare fino alla morte e l’uomo si allontana vuoto interiormente.
Not Unlike The Waves: non appena si conclude la metafora, l’uomo ammira i bagliori del Nord. Sono gli ultimi sprazzi di bellezza che si possono ammirare e sono come un barlume di nuova speranza. Questa speranza poi svanisce con i raggi “solstafir” del sole nascente.
La trilogia di Our Fortress is Burning: questa riassume l’inutilità della vita dell’uomo e il fatto che qualunque Dio l’abbia creato è stato un totale fallimento. Ovviamente, parlo dell’umanità in generale. Il ghiacciaio degli uccelli morti si scioglie con il calore del sole, il cielo va in frantumi, tutto muore e il fiume di sangue continua a scorrere…

E.B. - Ascoltando l’album ho notato, come tu Don mi avevi spiegato nell’ultima intervista, le influenza Post Rock che sono state aggiunte alle atmosfere Dark Folk di The Mantle. Come mai avete deciso di evolvere il vostro sound in questo modo?

Don - Prima di tutto, siamo tutti amanti di questi differenti generi musicali, ma in modo più importante credo che siamo sempre stati consapevoli di come siano davvero chiusi. L’approccio della chitarra in gran parte del Post Rock è molto simile a quello nel Black Metal. Ci sono stati periodi in cui pensavamo di cercare di produrre un Black Metal Godspeed You Black Emperor!. Non ritengo che abbiamo fatto esattamente ciò, ma sento che abbiamo mantenuto un buon equilibrio tra questi generi e che li abbiamo integrati effettivamente nel nostro sound globale.

E.B. - Chi ha disegnato la copertina del cd e che cosa rappresenta?

John - La foto è stata scattata da Veleda Thorsson. E’ sostanzialmente un uccello che plana, sebbene la statua che è stata impiegata come soggetto fosse in realtà composta da diversi uccelli in volo. Non ci sono assolutamente degli effetti Photoshop oltre al colore marrone che ho aggiunto quando ho realizzato lo sfondo. Ha fatto un lavoro fantastico.

E.B. - John, come si è sviluppato il tuo scream dal primo Pale Folklore? E quanto è diventato inportante l’apporto del clean vocal nelle vostre composizioni?

Don - Il mio approccio non è cambiato. Le screaming vocals non sono esattamente un compito difficile che richiede una grande quantità di esercizio o di evoluzione. Faccio solamente ciò che mi suona naturale. Ho la stessa attitudine con il clean, che costituisce semplicemente un’altra opzione che impieghiamo quando necessario.

E.B. - Don, in futuro la chitarra acustica rimarrà ancora il principale strumento della musica degli Agalloch? E potremo mai ascoltatore le sue atmosfere magiche in un contesto totalmente Post Rock?

Don - Non ho mai ritenuto la chitarra acustica come uno strumento rappresentativo per gli Agalloch, ma di certo continueremo ad usarla anche in futuro.

E.B. - Avete appena filmato il video di Not Unlike the Waves. Perché avete scelto questa canzone tra tutte quelle di Ashes Against The Grain? Puoi descriverci quest’esperienza? In che modo ricorda i lavori di Inger Bergman e di Mario Bava?

Don - Le scene con la foresta e la natura a volte mi ricordano le foreste di Black Sunday di Bava. Penso che queste scene siano attualmente in fase di ritocco dei colori e quindi il risultato finale potrebbe apparirmi differente. Abbiamo scelto Not Unlike the Waves perché è una canzone che sarebbe facilmente potuta servire per le apparizioni in televisione e la consideriamo come la traccia più pesante dell’album.

E.B. - Nella scorsa intervista, Don, ci hai spiegato la difficoltà di organizzare un tour e suonare in Europa. Tuttavia, le ultima news riportano che supporterete i Novembers Doom nel prossimo tour europeo. Comparando queste notizie con le tue parole precedenti, direi che vi siete appena aperti la via verso il successo. Credo che la considererai una grande soddisfazione, vero?

Don - E’ una tremenda soddisfazione. La difficoltà con il touring è stata un fattore primario. L’unica ragione per cui posso fare questo tour in Europa è che è collocato nelle vacanze del Thanksgiving Day e quindi non perderò tanti giorni ad insegnare a scuola. Poi, Jason sta avendo un secondo bambino e quindi non potremo esibirci tanto quanto la gente vorrebbe.

E.B. - Suonerete in Germania, Belgio e Danimarca. Come presenterete le canzoni sul palco? Nella versione studio avete registrato tante tracce di chitarra per ciascuna canzone, ma penso che nella versione live sia quasi impossibile realizzare gli stessi suoni da studio…

Don - Il materiale di Ashes Against The Grain non è così elaborato come quello di The Mantle. Penso che i nostri live shows abbiano influenzato il nostro approccio per registrare Ashes Against The Grain. Abbiamo voluto una direzione più semplice e “Rock” che si possa tradurre facilmente dal vivo. Il nuovo materiale è abbastanza vicino alle versioni sull’album, con solo alcuni cambiamenti minori e momenti di improvvisazione per me.

E.B. - Tuttavia, non verrete in Italia. Che tipo di difficoltà avete incontrato nel trovare altre date per questo tour?

Don - Non ci sono state difficoltà eccetto che io e Jason possiamo prenderci solamente dieci giorni dalle nostre vita fuori dalla band. Sono molto scontento di non poter vedere l’Italia in quest’occasione. Amo così tante cose dell’Italia: il cibo, il Progressive Rock, Fellini, Antonioni, e, ovviamente, i film horror!

E.B. - Dovremo aspettare altri quattro anni per poter ascoltare il successore di Ashes Against The Grain? Avete già pensato a come si svilupperà il vostro sound?

Don - John ed io abbiamo parlato poco di questo. Spero che non ci vorranno altri quattro anni. Mi piacerebbe registrare un quarto album e spero che possa uscire il più in fretta possibile. Posso prevedere come svilupperemo il nostro sound. Penso che abbiamo realmente trovato noi stessi con questo album e mi piacerebbe osservare cosa possiamo realizzare partendo da questo punto.

E.B. - Ho notato che il vostro sito ufficiale è stato attivato a giugno e penso che la grafica si adatti perfettamente alla vostra musica. Come mai avete aspettato così tanto tempo prima di crearlo? Lo amministrate personalmente?

Don - Jason mantiene il sito. Il sito ufficiale non è semplicemente stato una priorità finora.

E.B. - Come sta andando con il vostro altro progetto, gli Sculptured? Stiamo ancora aspettando il successore di Apollo Ends: quando saremo in grado di ascoltarlo?

Don - Ho finito i demo completi del nuovo Sculptured, che è intitolato Embodiment. La situazione si sta muovendo con precisione. Il batterista Dave Murray (che un tempo suonava negli Estradasphere) registrerà le tracce di batteria a settembre e spero di registrare l’album in dicembre. Ci sono probabilità che esca nella prima metà del 2007. Sono molto felice per il nuovo materiale ed entusiasta della sua registrazione. La musica è più pesante ed evolve ulteriormente il sound di Apollo Ends.

E.B. - Bene, possiamo concludere qui l’intervista. Grazie ancora per la vostra gentilezza, vi auguriamo un futuro di successo con il nuovo disco. Potete concludere l’intervista come preferite. A presto da RockLine.it!

Don - E’ stato un piacere poter parlare con te di nuovo, Edoardo. Buona fortuna a te e alla tua webzine. Mi spiace che non verremo in Italia! Grazie a tutti per la lettura e l’ascolto.

 

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