Voto: 
6.3 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Etichetta: 
Interscope
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Daron Malakian - voce, chitarre, basso, tastiere
- John Dolmayan - batteria, percussioni

Tracklist: 

1. Serious (02:08)
2. Funny (02:55)
3. Exploding / Reloading (02:15)
4. Stoner-Hate (02:00)
5. Insane (03:07)
6. World Long Gone (03:16)
7. Kill Each Other / Live Forever (03:05)
8. Babylon (03:56)
9. Chemicals (03:13)
10. Enemy (03:03)
11. Universe (04:15)
12. 3005 (02:54)
13. Cute Machines (03:03)
14. Whoring Streets (03:01)
15. They Say (02:48)

Scars on Broadway

Scars on Broadway

Gli Scars on Broadway sono la band formata nel 2003 da Daron Malakian (chitarrista e seconda voce dei System of a Down), per la quale si sono alternate negli anni diverse line-up (la prima formazione comprendeva addirittura Casey Chaos degli Amen e Zach Hill dei Team Sleep).
I momenti che ne hanno determinato l'evoluzione da side-project a gruppo vero e proprio sono stati essenziamente due, ovvero la messa in pausa (forse definitiva) dei System of a Down da parte di Malakian, e l'assorbimento in line-up di John Dolmayan (drummer dei System of a Down), entrambi avvenimenti del 2006.

L'omonimo debutto Scars on Broadway (Interscope, 2008), a sentire le dichiarazioni di Malakian, avrebbe dovuto allontanarsi decisamente dal suo tipico stile (tra le influenze sul disco, il chitarrista aveva citato Neil Young e Brian Eno), e invece conferma ampiamente tutte le previsioni, dal momento che il sound è un mix di tutte le influenze che Malakian aveva già immesso su Hypnotize: hardcore melodico, punk-rock, hard-rock alla 1980s, alcuni riff groove-metal, frequente utilizzo di contrappunti vocali.

Parecchio incomprensibile che in apertura vi siano due dei pezzi più scialbi e piatti del lavoro, ovvero Serious e Funny, ai quali seguono invece due dei pezzi migliori, ovvero le travolgenti ed esplosive Exploding / Reloading e Stoner-Hate.
L'album prosegue regalando ancora una manciata di buoni momenti: World Long Gone (con leggerissimi ma ben integrati tocchi di pianoforte), Kill Each Other / Live Forever (la più catchy tra le tracce ricalcate su quelle di Hypnotize), Enemy (valorizzata da, finalmente, imprevedibili cambi stilistici), Cute Machines (guidata da stratificazioni chitarristiche, drumming esplosivo e travolgenti influenze post-grunge), ma soprattutto la conclusiva They Say (il capolavoro del disco, non a caso estratto come singolo di lancio, guidato da una ritmica inarrestabile e un memorabile refrain di distorsioni chitarristiche).
Le restanti tracce, tutte eccessivamente piatte e in confronto abbastanza scadenti, vagano tra episodi influenzati dall'hard-rock alla 1980s (Insane, Universe, la più catchy 3005) e la stanca fotocopia delle tracce di Hypnotize (Babylon, la ballad Whoring Streets). Il punto più basso dell'album si tocca tuttavia con Chemicals (Malakian che tenta di imitare vocalmente Serj Tankian, parti chitarristiche noiose, liriche sciocche, maldestre comparsate di synth).

A conti fatti, Malakian perde su quasi tutti i fronti con il debutto dell'ex-collega Serj Tankian (Elect the Dead, uscito nel 2007), al quale Scars on Broadway risulta superiore forse solamente nell'utilizzo degli arrangiamenti (a conti fatti anche eccessivi nel disco di Tankian, mentre qui minimali e funzionali).
L'album palesa innanzitutto alcuni fatti già resi evidenti da release come Hypnotize, ovvero i limiti del Malakian musicista, con i suoi pregi (chitarrista creativo e incisivo, a volte ottimo melodista) e difetti (incapace a sostenere da solo il songwriting di una band senza cadere in ridondanze e piattezze, scarso liricista, timbro vocale stridulo, capacità vocali nettamente inferiori a quelle di Tankian).
In secondo luogo, mostra anche un'eccessiva fretta in fase compositiva, dal momento che una buona metà dei pezzi suona piatta e banale, e ai tempi di album come Mezmerize sarebbe finita divisa tra scarti e B-side.
Qui c'era il materiale giusto per rilasciare un buon EP, selezionando solo Exploding / Reloading, Stoner-Hate, They Say, Cute Machines, Kill Each Other / Live Forever, Enemy e forse World Long Gone, mentre invece queste buone tracce sono affogate e disperse in un mucchio di composizioni mediocri, tanto per far uscire un full-length.
Malakian, invece che limitarsi ad imitarlo vocalmente a sprazzi, dovrebbe prendere maggiore esempio da Tankian, diventando meno autoindulgente e rilasciando un nuovo disco quando tutti i pezzi saranno come minimo discreti; e, nel frattempo, potrebbe anche pensare a ricucire i rapporti col più talentuoso collega, per rimettere in piedi una band che aveva molte più cose da dire.
 

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