Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Etichetta: 
Serjical Strike/Reprise
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Serj Tankian - voce, pianoforte, tastiere, chitarra, basso, programming

Guests:
- John Dolmayan - batteria
- Bryan "Brain" Mantia - batteria
- Larry "Ler" LaLonde - chitarra
- Dan Monti - chitarra, basso
- Antonio Pontarelli - violino
- Ani Maldjian - voce

Tracklist: 

1. Empty Walls (03:49)
2. The Unthinking Majority (03:47)
3. Money (03:54)
4. Feed Us (04:32)
5. Saving Us (04:42)
6. Sky Is Over (02:57)
7. Baby (03:31)
8. Honking Antelope (03:51)
9. Lie Lie Lie (03:33)
10. Praise the Lord and Pass the Ammunition (04:24)
11. Beethoven's Cunt (03:13)
12. Elect the Dead (02:55)

Serj Tankian

Elect the Dead

Piaccia o meno, è oggettivo il fatto che ogni nuovo lavoro in cui Serj Tankian funge da mastermind porti sempre una ventata di aria fresca nel panorama rock; è successo con tutti i dischi dei System of a Down, è successo con il supergruppo (e organizzazione non-profit) Axis of Justice, è successo con il debutto nel 2003 dei Serart (il progetto di folk armeno sperimentale partorito da Serj e Arto Tunçboyacıyan), e succede ora con il primo effettivo disco solista di Tankian, intitolato Elect the Dead.
E anche stavolta l'eclettico artista (non solo polistrumentista ma anche poeta, se qualcuno si ricorda la raccolta di poesie Cool Gardens, edita nel 2002) armeno-libanese-statunitense ha trovato il modo di rendere il suo lavoro in qualche modo unico almeno sul fronte della promozione, facendo girare per ognuna delle 12 tracce un videoclip diverso (ed ognuno da un differente regista).

Le ultime vicende in casa System of a Down, che hanno visto i due leader Tankian e Malakian mettere la band in pausa (forse definitiva) per seguire strade differenti (Malakian formando gli Scars on Broadway, il cui debutto su disco è previsto per il 2008, Tankian proseguendo da solista), sono chiarificatrici riguardo la necessità di questo cambiamento, e basterebbe anche solo ascoltare le parti vocali e gli arrangiamenti di un disco come Hypnotize per capirne il motivo principale (Malakian era ormai diventato un egomaniaco, finendo troppo spesso per soffocare l'espressività di Tankian).
Elect the Dead è quindi un'uscita iper-prevedibile, ma da accogliere a braccia aperte: finalmente Tankian ha tutto lo spazio che si merita, finalmente si può ascoltare un intero disco guidato dalle sue idee e dalla sua voce, finalmente ci si può scordare un attimo di Malakian (chitarrista eccellente ma cantante non troppo apprezzabile -per lo meno non in confronto a Tankian-).
Elect the Dead non dev'essere fruito con l'idea di ascoltare una nuova uscita dei System of a Down, perché in tal caso si avrebbero alcune delusioni: manca totalmente il riffing elaborato ed esplosivo di Malakian, manca la forte influenza hardcore, mancano a volte anche l'immediatezza e la tipica potenza della band; Elect the Dead sostituisce queste caratteristiche con le influenze personali di Tankian (Frank Zappa, la musica classica, l'hard-rock anni '80), ma le àncora sul fondo, tenendo in superficie una veste molto riconoscibile e apprezzabile per i fan dei suoi lavori passati: è, insomma, un giusto primo passo verso la carriera solista, fungendo da transizione tra il sound dei System of a Down ed una dimensione più ricercata e personale (che Tankian svilupperà, si auspica, in futuro).
Le tracce dell'album sono palesemente state composte in un arco temporale superiore all'anno, ed hanno avuto quindi la possibilità di essere perfezionate sia nella loro struttura (Tankian si diverte molto a non propinare il solito bridge scontato, e spesso divaga sapientemente all'interno della stessa traccia, pur senza mai disperdersi) sia nei loro arrangiamenti (tutti i pezzi sono una vera orgia di strumentazione, di armonizzazioni vocali, di sovraincisioni).
L'elemento più debole del disco è però forse proprio la sensazione che a volte l'eccesso d'arrangiamenti sussista per mascherare un riciclo a livello meramente melodico, e già al primo ascolto si possono percepire segnali in questo senso: uno dei bridge di The Unthinking Majority è quasi identico alla melodia iniziale di Honking Antelope, la quale a sua volta è abbastanza simile all'intro di Sky Is Over, la quale a sua volta sembra una ripetizione del chorus di Saving Us. Sono piccoli difetti che ad esempio la presenza, per quanto ingombrante, di un Malakian, non avrebbe mai permesso.
I rimanenti ostacoli all'apprezzamento del disco possono essere molteplici, ma tutti assolutamente soggettivi: possono innervosire i troppi arrangiamenti, può annoiare l'assenza di virtuosismi chitarristici, può deludere l'assenza di pezzi dallo stampo hardcore (anche se Money e Beethoven's Cunt, esplosive e dal riffing sensibilmente heavy, non suonerebbero affatto fuori posto su un disco dei System of a Down), ed infine ovviamente può non piacere l'espressività vocale di Tankian, il quale ha un timbro (ed uno stile) talmente unico nel panorama attuale da spaccare gli ascoltatori tra chi lo ama e chi lo odia.
Se non si rientra in una tipologia d'ascoltatore simile, e se si passa sopra alla leggera ripetitività di alcune soluzioni melodiche, facilmente si potranno invece apprezzare tutti i pregi di Elect the Dead: ottima maturità espressiva, parti vocali grandiose, stile ricercato nelle sonorità (si ascoltino i pianoforti, così lontani dal classico sound alla Rick Rubin), e soprattutto una grande capacità di mettere assieme trovate musicali catchy e coinvolgenti: Empty Walls, l'opener nonché primo singolo, così come The Unthinking Majority (la traccia più vicina ai System of a Down di Mezmerize) e la trascinante Money sono una partenza ottima, che fa terra bruciata; Saving Us e Baby facilmente annoieranno gli ascoltatori più esigenti, ma i loro chorus entreranno in testa a tutti gli altri; Sky Is Over mostra il lato di Tankian che più ha influenzato gli ultimi pezzi "lenti" dei System of a Down; Lie Lie Lie, Feed Us e Beethoven's Cunt mescolano perfettamente le influenze più heavy e le influenze più melodiche di Tankian in tre ottimi episodi; Praise The Lord And Pass The Ammunition (che nel titolo cita ironicamente l'omonimo pezzo di Frank Loesser) è la traccia più sperimentale, tra deliri vocali "zappiani" e influenze svariate (folk armeno, elettronica, jazz, crossover alla Primus); Honking Antelope è uno dei vertici del disco, e tocca forse l'apice enfatico di tutto il lavoro assieme a Empty Walls; l'ottima title-track, a cui è affidata la chiusura, è un pezzo intimista ed etereo, guidato da voce e pianoforte.

I testi, come sempre, riflettono i classici temi già in passato cari a Serj (la discomunicazione, la corruzione dei potenti, il ripudio della guerra, i cenni metaforici al genocidio armeno del 1915-1917, il rapporto tra uomo e natura, tra uomo e religione, tra uomo e progresso) ma stavolta con un approccio più intimista e personale (basti ascoltare le liriche di Baby, un testo "d'amore" -o di "non amore"- molto personale e fuori dagli schemi).
Tutte le tracce sono state composte interamente da Tankian, anche per quanto riguarda le parti di batteria (scritte al computer e poi fatte eseguire dall'amico John Dolmayan in fase di registrazione), e successivamente arrangiate con l'aiuto di alcuni colleghi musicisti come Antonio Pontarelli al violino, Bryan "Brain" Mantia e Larry "Ler" LaLonde (direttamente dai Primus) rispettivamente a batteria e chitarra, la cantante d'opera Ani Maldjian ai cori, Dan Monti a chitarra e basso.

Nell'edizione Deluxe dell'album è presente un secondo disco, contenente 4 tracce tra cui Blue (una vecchia B-side originariamente dei System of a Down) e le versioni acustiche di Empty Walls e Feed Us.

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