Storia dell'Elettronica I




BREVE PREMESSA AGLI ALBORI DELLA MUSICA ELETTRONICA



A differenza di tutti gli altri generi musicali contemporanei, quello elettronico ha avuto una gestazione complessissima, un processo di sviluppo e di trasformazione estremamente lungo e difficoltoso che getta le sue basi precisamente a metà del ‘900, con il crollo dei sistemi concettuali classici e il distacco dal tradizionalismo musicale mitteleuropeo per poi proseguire, attraverso vorticose evoluzioni interne, fino ai giorni nostri. Paradossalmente si può dire che quella elettronica, nonostante la sua essenza tecnologica e la sua estetica futurista, è la musica attuale più antica e remota di tutte, nonchè l’unica, anche se pare azzardato dirlo, realmente legata agli ultimi bagliori della musica classica d’inizio secolo.


I primi esperimenti elettroacustici mossero infatti i primi passi in un determinato periodo storico che coincise per l’appunto con la crisi della civiltà musicale europea, con quell’insanabile frattura aperta dalla Seconda Scuola di Vienna (Schoenberg e la dodecafonia, per intenderci), e in seguito alimentata qualche anno più avanti, anche se su strade decisamente differenti, dall’emancipazione del rumore che vide la sua maggior espressione nelle, spesso ridicole, sperimentazioni sonore della musica futurista italiana.
Ma prima di cercare di tracciare delle coordinate storiche e di approfondire le evoluzioni e i processi di sviluppo di questo genere tanto complesso quanto controverso, è necessario stabilire cosa realmente s’intende per Musica Elettronica. E’ un discorso che ai giorni nostri può risultare scontato, ma che quarant’anni fa, in un periodo di profonda disgregazione culturale e, nel nostro ambito, musicale, lasciava enormi perplessità. Non è quindi il caso di perdersi in inutili digressioni né tantomeno in esagerate restrizioni semantiche che si rivelerebbero fuori luogo. A dare una precisa definizione di musica elettronica è Armando Gentilucci, grande e allo stesso tempo contestatissimo “storico” del genere: “Per musica elettronica si deve intendere non tanto un generico ricorso a strumenti il cui suono viene prodotto elettronicamente, bensì quell’esperienza compositiva che [...] ha realmente allargato ed approfondito l’area delle possibilità foniche unitamente ai processi di composizione e ai moduli costruttivi”.
 


Affermare che la musica elettronica è stata la corrente che per prima ha segnato un brusco sradicamento dalle concezioni tradizionaliste della mitteleuropa è per questo necessario per comprendere al meglio l’importanza che tale movimento ha avuto per la musica degli anni a venire. L’elettronica mette infatti in ginocchio secoli di innovazioni e ricerche strutturali, cancella – e lo fa tramite la sua estetica distruttiva – tutti i sistemi musicali preesistenti e i canoni compositivi ad essi associati, ovvero dei modi, delle tonalità, delle scale e di quelle armonie faticosamente costruite nel corso dei secoli. Più semplicemente, la musica elettronica annichilisce il passato e, qualche volta con leggeri residui di autocompiacimento, ricrea una realtà completamente nuova che getta cenere su un intero millennio di sudate innovazioni strutturali: la musica non viene più scritta e annotata sul pentagramma in quanto tutto è registrato su nastro magnetico, i più classici strumenti musicali spariscono per lasciare spazio a valvole elettroniche e generatori d’onde, annientando così tutta quella serie di tradizioni e conservatorismi su cui la cultura europea si è da sempre cullata e ampliando vertiginosamente la frammentazione culturale di un intero continente.


Parlare della musica elettronica dei giorni nostri è per questo riduttivo se non si volge indietro lo sguardo ai personaggi e agli esperimenti che, per primi, l’hanno fatta sviluppare e progredire tecnicamente: da una parte vi è lo studio radiofonico di una Parigi febbrile e insaziabilmente avanguardista, dall’altra una Germania ancora scossa dalla Guerra Mondiale ma caricata dal profondo bisogno di una cultura nuova che, per intima e violenta necessità, doveva rappresentare un assoluto distacco dall’ormai incenerita tradizione d’inizio secolo. Da questi due presupposti la musica elettronica cominciò a prender piede sviluppandosi, anno dopo anno, in sperimentazioni sonore sempre più profonde e che inevitabilmente si pongono come imprescindibili antenati del suono elettronico moderno.

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