Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
Mute
Anno: 
2010
Line-Up: 

Angus Andrew - voce, chitarra, basso
Aaron Hemphill - chitarra, synth, percussioni
Julian Gross - batteria, altro

Tracklist: 

1. Scissor - 3:39
2. No Barrier Fun - 2:58
3. Here Comes All the People - 3:28
4. Drip - 4:15
5. Scarecrows on a Killer Slant - 4:15
6. I Still Can See an Outside World - 3:14
7. Proud Evolution - 5:03
8. Drop Dead - 3:37
9. The Overachievers - 3:16
10. Goodnight Everything - 4:33
11. Too Much, Too Much - 3:59

Liars

Sisterworld

Anticipato nel 2008 da uno split con la band noise-rock No Age, il quinto full-length dei Liars viene registrato nel 2009 e pubblicato per la Mute Records nel marzo 2010, con il titolo Sisterworld.
Il trio era atteso al varco, dal momento che, dopo il sorprendente concept avanguardista Drum's Not Dead (registrato nel 2004, pubblicato nel 2006), aveva decisamente cambiato rotta con il successivo omonimo Liars (2007), disco non solo più terra-terra e legato alla tradizione noise-rock, ma anche più autoindulgente, meno passionale e caratterizzato dalla sensazione che la band fosse sempre parzialmente annoiata nei propri esperimenti.
Con Sisterworld, i tre probabilmente hanno voluto contrastare tale impressione: se i sentieri più surreali e astratti di Drum's Not Dead sembrano ormai definitivamente lasciati alle spalle, dal momento che anche stavolta il sound si avvicina più al panorama indie-rock e noise-rock, è anche vero che tale approccio meno intellettuale e più "corporeo" sembra essersi scrollato di dosso il torpore del disco omonimo.
L'album segna anche il "ritorno a casa" della band, che registra nuovamente a Los Angeles dopo la parentesi berlinese dei precedenti due album.

L'opener Scissor ricorda da vicino lo stile dei TV on the Radio (e la cosa non sorprende, dato che lo stesso David Sitek ha collaborato in passato con la band in sede produttiva), nella sua spettrale introduzione di voci stratificate in falsetto, almeno fino a quando un distorto e violento refrain noise-rock in mid-tempo interrompe brutalmente l'atmosfera, poi sparendo e ricomparendo per chiudere la traccia.
Ricalcando lo schema dell'album precedente, dopo un'opener aggressiva arriva un numero più melodico e soft, qui rappresentato da No Barrier Fun, forse anche il pezzo dagli arrangiamenti più giocosi e armoniosi (beat quasi hip-hop, fruscii ambientali, bolle sintetiche, loop di violino, trilli di carillon), valorizzato da un'apatica ma catchy nenia vocale di Andrew.
Una progressione cinematica da thriller rende Here Comes All the People il ritratto di uno psicopatico, detonato da pulsazioni di basso, batteria fragorosa, arpeggi sinistri di chitarra, pause d'assestamento in cui compaiono violino e pianoforte.
Le stratificazioni dark-ambient e dissonanti di Drip costituiscono il collante con il rock scatenato di Scarecrows on a Killer Slant, con voce urlante in stile hardcore-punk, riff portante che impasta chitarre riverberate e dissonanti, pulsazione di synth basso che va e viene.
I Still Can See an Outside World inizia come una ballata onirico-decadente, per poi tramutarsi in aggressione noise-rock con lo stacco costituito da un giro di basso e da un riff chitarristico ultra-sporco, sino ad una coda che riprende il tiepido e innocuo arpeggio iniziale; meno aggressiva ma più inquietante, la successiva Proud Evolution (anche la traccia più lunga, sebbene con soli 5 minuti di durata) costruisce una dimensione surreale e thriller grazie agli echi di chitarra e synth, senza rinunciare ad una sezione ritmica groove che ricorda la new-wave di Public Image Ltd. e Gang of Four in versione minimale e gotica.
Le schitarrate frastornanti di Drop Dead, cantata con piglio decadente, possono essere inquadrate come una personalizzazione dissonante e "indie" della power-ballad new-wave, mentre lo scanzonato noise-rock di The Overachievers dimostra in maniera palese l'influenza che la collaborazione con i No Age ha avuto sul trio.
C'è ancora spazio per Goodnight Everything, ancora giocata su soluzioni inquietanti e atmosferiche, su cui si innestano una massiccia batteria e bizzarri arrangiamenti ai fiati, prima della conclusiva Too Much, Too Much, ballad sognante immersa nei riverberi chitarristici, che ricorda un po' la chiusura di Drum's Not Dead, dalla quale si differenzia specie grazie al borbottante tappeto di synth fuori controllo.

Siamo forse lontani dall'ispirazione e dall'innovazione di Drum's Not Dead, ma considerando l'assenza di tediate autoindulgenze rumoristiche (come invece in Liars), e ad un più ampio sguardo considerando la qualità e personalità media delle release contemporanee, non è difficile accogliere questo ritorno a braccia aperte.
 

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