Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
Third Man
Anno: 
2009
Line-Up: 

Alison Mosshart - voce, chitarra, percussioni
Dean Fertita - chitarra, organo, piano, synth, basso, cori
Jack Lawrence - basso, chitarra, batteria, cori
Jack White - batteria, voce, chitarra, produzione

Tracklist: 

1. 60 Feet Tall (5:33)
2. Hang You from the Heavens (3:37)
3. I Cut Like a Buffalo (3:27)
4. So Far from Your Weapon (3:40)
5. Treat Me Like Your Mother (4:10)
6. Rocking Horse (2:59)
7. New Pony (3:58)
8. Bone House (3:26)
9. 3 Birds (3:44)
10. No Hassle Night (2:55)
11. Will There Be Enough Water? (6:20)

Dead Weather, The

Horehound

Horehound è il disco di debutto dei The Dead Weather, supergruppo formato a Nashville da Alison Mosshart (voce, chitarra e percussioni, ex Discount e ora vocalist per i The Kills), Jack White (batteria, voce e chitarra, dei celebri The White Stripes e The Raconteurs), Jack Lawrence (basso, chitarra, cori e batteria, suo compagno nei The Raconteurs e già membro fondatore dei The Greenhornes) e Dean Fertita (chitarra, tastiere, basso e cori, già ultima new-entry nella line-up dei Queens of the Stone Age).

Si può tranquillamente affermare che il risultato di questa iper-pubblicizzata unione di talenti sia uno dei rari casi in cui il side-project risulta al livello dei migliori lavori dei progetti originari dei singoli membri.
Il sound di Horehound trascende difatti il garage-rock piuttosto sottotono dei The Kills ed il grezzo stile dei The Greenhornes, allo stesso tempo mantenendone l'immediatezza; riprende dai The Raconteurs non tanto l'aspetto da divertissement blues-rock nostalgico quanto lo spirito decostruzionista, e da The White Stripes e Queens of the Stone Age la modernità degli arrangiamenti che nei loro ultimi lavori è riuscita a spingere verso nuovi lidi d'interesse sonoro formule ormai date per manieriste.

L'intesa tra Alison Mosshart e Dean Fertita domina il songwriting, come dimostrano le firme ai singoli pezzi, e grazie ad una certa ambizione compositiva trascinano gli stessi Jack White e Jack Lawrence verso un livello più cerebrale rispetto ai loro vari Consolers of the Lonely e Icky Thump, episodi pur sempre trascinanti ma che avevano segnato un certa lacuna di tensione psicologica, ed è già l'opener 60 Feet Tall a poterlo dimostrare, con il suo crescendo che esplode in un massiccio e riverberato pugno blues-rock.
Non è infatti un caso che proprio White sia l'autore unico di I Cut Like a Buffalo, una delle composizioni più banali, vitalizzata tuttavia dal lavoro di produzione su voce (impegnate anche in versi da strozzamento) e tastiere (con Fertita a organo e synth a drogare gli arrangiamenti).
Ben più trascinante è il garage-rock bombastico di Hang You from the Heavens, mentre So Far from Your Weapon dimostra ancora una volta come aggiornare classici stilemi blues (dalla progressione armonica ai cori) in maniera attuale e adulta, con diminuzioni e aumenti d'intensità che contribuiscono all'atmosfera da blues esistenzialista.
Il momento più travolgente è affidato a Treat Me Like Your Mother, un incredibile festival di giochi sonori e idee musicali: riff blues-rock estremizzati dagli effetti con un sapore quasi elettronico, stecche dissonanti, improvvisa accelerazione di ritmo, assolo, nuovo rallentamento, entrata di White alla voce in una sorta di rap che si amalgama perfettamente alle parti della Mosshart, qui al suo massimo graffiante, altro stacco, coda finale con climax che alza al massimo il livello di tensione.
Quello di Rocking Horse è sostanzialmente un tex-mex ridotto ad una paludosa e blueseggiante slow-motion, e immerso in una parata di effetti alienanti su voce e strumenti.
La cover della New Pony di Bob Dylan è resa in uno stile caotico e straziato in stile Jon Spencer, mentre i serpeggi graffianti di Bone House rivoltano il sound con un utilizzo massimizzato degli effetti elettronici, tanto che il riff portante diventa sintetico e una batteria campionata apre e chiude le danze.
3 Birds, una cavalcata strumentale ricca di variazioni e interazioni, dimostra le skill dei quattro musicisti, prima di sfociare nel detonamento di No Hassle Night, con un altro possente riff portante e l'ennesima dimostrazione delle doti da cantante e attrice della Mosshart (estremamente più valorizzata qui che non nei The Kills).
Will There Be Enough Water? chiude il disco con un altro vertice, 6 minuti di sinistro blues atmosferico tra rintocchi ed echi funebri.

Nel panorama musicale dell'anno si tratta del massimo aggiornamento operato agli stilemi del blues-rock assieme a Fits dei White Denim, entrambe opere indubbiamente innovative e attuali, oltre che ispirate anche e soprattutto dagli esperimenti di Jon Spencer, ma non per questo traditrici verso la graffiante potenza tradizionale del genere.
L'inevitabile paragone tra Horehound e Fits non può comunque cancellare le evidenti differenze d'approccio dei due act: più composto, ragionato e grondante esperienza il primo, più anarchico ed esplosivo il secondo, entrambi tuttavia tra le migliori uscite rock dell'anno 2009.
 

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