Voto: 
8.2 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Century Media
Anno: 
2002
Line-Up: 

:

- Mikael Stanne - voce

- Anders Jivarp - batteria

- Martin Henriksson - chitarre

- Niklas Sundin - chitarre

- Michael Nicklasson - basso

- Martin Brändström - elettronica, tastiera




Tracklist: 

1. Final Resistance (03:01)

2. Hours Passed in Exile (04:45)

3. Monochromatic Stains (03:38)

4. Single Part of Two (03:52)

5. The Treason Wall (03:30)

6. Format C: for Cortex (04:30)

7. Damage Done (03:28)

8. Cathode Ray Sunshine (04:14)

9. The Enemy (03:56)

10. White Noise, Black Silence (04:09)

11. Ex Nihilo (Strumentale) (04:31)

Dark Tranquillity

Damage Done

Damage Done ripercorre lo stile del precedente Haven ma lo rende più elegante e raffinato in diversi contenuti, regalando al pubblico una delle migliori uscite di tutto il 2002, un album in cui ciascuna delle undici tracce rivoluziona definitivamente i canoni compositivi del passato e contribuisce a creare il lavoro più completo della band.
Stanne è impeccabile per tutta la lunghezza del full-lenght, presentando una voce matura e sicura anche nei passaggi difficoltosi e più sentiti. La batteria e le chitarre non si abbandonano a riffs banali e spesso scontati, ma sorprendono continuamente per le parti contorte, variando più volte nelle stesse strofe e riproponendo gli stacchi veloci e improvvisi del Death Metal svedese.

La tastiera elettronica accompagna le feroci chitarre e la batteria nella corsa verso la fine di ogni brano, iniziando di sottofondo dalla prima canzone Final Resistance, che travolge l’ascoltatore impreparato ad un approccio violento con questo cd, fino a divenire strumento principale di Hours Passed in Exile, dotata di un ritmo instabile, affascinante e coinvolgente. La batteria lascia grande spazio ad altre sonorità negli intervalli tra un riff impetuoso e l’altro, riempiti magistralmente o dalla voce di Stanne o da arpeggi continuati e tastiera atmosferica; le chitarre al contrario non abbandonano quasi mai la composizione, garantendo un impatto vorticoso, fulmineo e immediato, come anche nel terzo pezzo Monochromatic Stains, il migliore di Damage Done: aggressività, malignità e potenza si tramutano efficacemente nelle vorticose note staccate dalle chitarre sul tema di base, sul quale si inseriscono sia elementi elettronici coprenti, sia il growl straziante e malinconico. Un ritorno alle sonorità di Haven si ha con Single Part of Two, simile all’impostazione del precedente album nelle distorsioni delle chitarre e nei ritmi soffocanti prodotti da Anders Jivarp.
Una canzone altrettanto veloce e incalzante è The Treason Wall, il cui tema principale rimane impresso da subito nella memoria dell’ascoltatore: le parti di tastiera tipicamente Progressive si stagliano sia sulla voce, che raggiunge qui il suo massimo livello d’espressività, sia sul muro di suono creato dagli altri strumenti.

Non manca l’impiego di violini di sottofondo in Format C For Cortex, splendida nella parte centrale dove la band si cimenta in un breve intermezzo riflessivo, dove accordi di pianoforte conferiscono un effetto unico e inedito per il quintetto svedese. Non altrettanto convincente è l’omonima Damage Done, che scarseggia a mio parere di innovazione e rimane una semplice traccia dispersa in un album ricco di invenzioni e di idee musicali elevate. Al contrario di questa, tracce finali come Cathode Ray Sunshine e The Enemy arricchiscono l’opera con gli sprazzi di pianoforte melodico e con gli assoli distorti delle chitarre, sempre intente nel loro continuo intrecciarsi: in particolare The Enemy si allaccia parecchio a Projector, capolavoro del 1999 nascosto per troppo tempo nell’ombra.
Damage Done, dopo una breve parentesi “heavy” costituita da White Noise, Black Silence si chiude infine con la strumentale Ex Nihilo, strano brano, caratterizzato dall’alternanza delle dolci parti di sottofondo e dei temi disegnati dalle chitarre in primo piano.

Ecco perché ogni volta che si ascolta questo cd, si rimane ancor più impressionati dalla sorprendente evoluzione stilistica subita dalla band; non sono perdurate numerose influenze da quel lontano Skydancer, ma la caratteristica di base del five-piece svedese non muta: melodia legata ad aggressività, inquieta tranquillità unita a violenza…buon preludio per un futuro sempre migliore dal punto di vista compositivo, dove i Dark Tranquillity resteranno sicuramente padroni indiscussi del genere musicale di cui si fanno vivi portatori.


NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente