Storia dell'Hard Rock - 3

L'APPARENTE CRISI E L'IMMINENTE RINASCITA (1977 - 1979 circa)

Sul finire degli anni '70 in concomitanza con l'esplosione del punk e con l'arrivo di band quali Ramones, Clash e Sex Pistols, l'hard rock vive un momento di difficoltà che sembra aprire ad una crisi. A pesare maggiormente però, non fu tanto la venuta del punk, che decretò più che altro la crisi del progressive, genere rispetto al quale il punk stava in totale antitesi, ma piuttosto fu il difficile momento che stavano attraversando alcune band hard rock, su tutte proprio le due pietre miliari del genere, ossia Deep Purple e Led Zeppelin.

I primi si sciolsero nel 1976 dopo la dipartita di Blackmore e la non felice esperienza con Tommy Bolin, anche se dalle ceneri dei Deep Purple si formarono altre due importanti band, ossia i Rainbow, fondati da Ritchie Blackmore e che proponevano un sound figlio di quello degli stessi Deep Purple, ma più duro e pompato. Essi sfornarono uno dietro l'altro una serie di ottimi lavori che avrebbero esteso la loro influenza anche sull'heavy metal, oltre a favorire l'imminente rinascita del genere, come Rising (1976), On Stage (1977), Long Live Rock And Roll (1978), Down To Earth (1979). L'altra band nata dallo scioglimento dei Deep Purple furono i Whitesnake, in cui militavano gli ex Purple David Coverdale (voce) e Jon Lord (tastiere). Anch'essi risultarono fondamentali per la ripresa dell'hard rock, ed inoltre ebbero il merito di rinvigorire, con Live in the Heart of the City del 1980, quella dimensione live che aveva vissuto un glorioso passato con esibizioni ed album come Made In Japan (1972) degli stessi Deep Purple o Tokyo Tapes (1978) degli Scorpions, che per i tedeschi fu l'ultimo album con il chitarrista Ulrich Roth.
 

Rainbow

 

Relativamente ai Led Zeppelin invece, dopo il buon Houses Of The Holy (1973), essi avevano intrapreso una parabola discendete che si sarebbe conclusa nel 1980 con la morte del batterista John Bonham ed il conseguente scioglimento del gruppo.

A ciò si aggiunga poi che alcune delle maggiori band, quali Aerosmith, Kiss, Uriah Heep, stavano vivendo un più o meno breve periodo d'appannamento, i Queen si andavano sempre più spostando verso territori pop/rock, mentre tra scioglimenti, crisi artistiche, incidenti, morti e lutti (in pochi anni morirono Duane Allman, Berry Oakley, Tommy Caldwell, Ron Van Zandt, Steve Gaines) nel giro di pochi anni arriva a conclusione l'avventura di alcune delle più importanti band di Southern Rock, come Mountain, Steppenwolf, Allman Brothers Band, Marshall Tucker Band e Lynyrd Skynyrd, anche se alcune di esse torneranno a calcare le scene nei decenni successivi.

Lo scioglimento dei Deep Purple e la fine dei Led Zeppelin in particolare rappresentarono un duro colpo per l'hard rock, le cui sorti non furono fortunatamente compromesse grazie all'intraprendenza e alla qualità degli altri esponenti del genere rimasti a calcare le scene e partorire nuovi ottimi dischi, come Let There Be Rock (1977) degli AC/DC, l'esordio omonimo dei Van Halen (1978) che consegna agli annali Ain't Talkin ‘bout Love ed i suoi riff, Mirrors (1979) dei Blue Oyster Cult, Lovedrive (1979) degli Scorpions, Obsession (1978) e Strangers in the Night (1979) degli U.F.O., lo straordinario Highway To Hell (1979) degli AC/DC, l'ultimo con il cantante Bon Scott, trovato morto nella sua auto nel febbraio del 1980 per intossicazione da alcol, oltre ai già citati successi di Rainbow e Whitesnake.

Così l'hard rock non solo non fu soppiantato dall'esplosione del punk e non risentì neanche in maniera pesante dell'assenza dei maestri ed esponenti principi del genere, ma anzi si apprestava a vivere una nuova ed intensa fase che avrebbe condotto alla massima espansione e popolarizzazione, commerciale e contenutistica, di esso. In pratica l'hard rock sopravvive per lo stesso motivo per il quale si era imposto, infatti il suo porsi in direzione opposta e contraria allo "snobismo" intellettuale ed elitario di altre frange del macrogenere rock, relazionandosi prima con le cerebrali ed articolate composizioni del progressive e sopravvivendo poi all'essenzialismo frenetico e generazionale del punk, era conseguenza diretta della sua essenza più sanguigna e muscolare, più immediata, vitale ed energica, e soprattutto aveva i suoi principali punti di forza nel saper cogliere il gusto dominante di un determinato periodo facendolo proprio e nella sua incredibile capacità di coinvolgere emotivamente l'ascoltatore, il quale diventa così fruitore partecipe, nel senso che interiorizza la melodicità, l'energia ed ogni altra possibile sensazione che questo genere riesce a suscitare e trasmettere, non limitandosi invece a ricoprire il riduttivo ruolo di semplice ascoltatore.

 



 

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