Opeth
15/12/06 - Live Club - Trezzo sull'Adda
Dopo il tour dedicato alla promozione dell’ultima release Ghost Reveries e la partecipazione al Gods Of Metal, gli svedesi Opeth, una delle band più interessanti della scena Extreme Metal, tornano in Italia per la terza volta nell’arco di un anno esibendosi al Live Club di Trezzo sull’Adda. Aprono la serata gli Amplifier, band inglese facente parte della scena Alternative.




Alle dieci in punto, quando ancora il locale si sta riempiendo, ecco che i supporters Amplifier iniziano il loro show, della durata di poco più di mezz’ora. I suoni sono buoni, il basso molto amplificato rende la musica ancora più cupa e surreale, e il pubblico gradisce l’ottima esibizione nonostante il trio proponga un genere completamente diverso rispetto agli headliners della serata.
Gli inglesi non perdono tempo ad intrattenere il pubblico, e si limtano a suonare in rapida successione ottimi pezzi presi dal debut omonimo, ovvero Panzer, Neon e Airborne, e dal secondo e ultimo full-lenght Insider, da cui traggono O Fortuna.

Tra il clamore della folla che ormai affolla numerosa il Live Club, ecco che quindi salgono on stage gli Opeth, e attaccano subito con Ghost Of Perdition, opener dell’ultimo disco Ghost Reveries.
Purtroppo i suoni sono veramente pessimi, la voce di Akerfeldt è inizialmente quasi inudibile e la chitarra di Lindgren molto bassa, e il giusto equilibrio sonoro verrà trovato solo nelle ultime canzoni. Malgrado ciò, vediamo una band in grande forma, che conduce come di consueto un’esibizione impeccabile; il “nuovo” ingresso, il batterista Martin Axenrot, è bene integrato nel sound della band, per quanto nei pezzi più lenti faccia rimpiangere superbo tocco di Lopez.
Il vero padrone della serata sarà comunque Mikael Akerfeldt, che con la sua ironia semplice e geniale farà passare a tutti i venuti una bellissima serata, compensando il fatto che non si possa ammirare a pieno le sue straordinarie abilità vocali.
Gli svedesi spaziano durante la serata attraverso tutta la loro discografia, ad eccezione del debutto Orchid. L’esibizione continua infatti con When, tratta da My Arms, Your Hearse, Face Of Melinda  da Still Life e da Morningrise la stupenda The Night And The Silent Water, che purtroppo perde il suo fascino a causa dei suoni inadeguati rivelandosi forse il pezzo meno riuscito della serata. Con la seguente The Grand Conjuration però la band si riprende, e alla grande, con un’esibizione ottima che vede un pubblico molto coinvolto; si chiude con altre due perle del repertorio dei nostri: la sognante Windowpane, tratta dall’album acustico Damnation, e la lunghissima Blackwater Park.
Il pubblico è incantato, e gli applausi continuano per diversi minuti fino a quando la band torna sul palco per regalarci, oltre ad uno scherzoso brano punkeggiante per celebrare il compleanno di un membro della crew, una devastante e perfetta Deliverance che lascia tutti senza fiato di fronte all’ennesima dimostrazione dell’abilità, della potenza e della carica emotiva che questi grandi musicisti trasmettono sul palco.

Lorenzo "Glorfindel89" Iotti

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