Mengo Music Fest, prima serata
30/06/2011 - Arezzo

Al via da ieri sera la settima edizione del Mengo Music Fest, una tre giorni dedicata alla buona musica italiana arricchita da quest' anno dal Creativity Village, uno spazio comprendente diversi laboratori all' insegna della creatività. Il festival, che ancora una volta rinnova la scelta personale di sviluppare un modello musicale al di fuori da ogni logica da grande evento, è suddiviso in due fasce, una pomeridiana e l' altra notturna: la prima parte vedrà sfilare un serie di gruppi locali di tutto rispetto, mentre la seconda parte sarà dedicata a nomi di più grossa taglia, molti dei quali con più di un' uscita all' attivo. Per questa prima serata i nomi caldi, la cui prestazione andremo ad analizzare, sono principalmente tre, e corrispondono al nome di Craxi, Eveline e Tre Allegri Ragazzi Morti.

Quando arrivo l' esibizione dei primi è da poco cominciata, ma oltre a me ed altri pochi la cosa non sembra interessare molto. Fatto stà che il nuovo progetto di Alessandro Fiori, una sorta di supergruppo tutto all' italiana, con nomi ad esempio come Enrico Gabrielli e Luca Calvina che si dividono tra Calibro 35, Mariposa e Zeus!, riesce ad assicurarsi quell' aurea di esclusività cui il frontman aretino non vuole rinunciare mai risultando al tempo stesso diretta e sincera. Le canzoni - ancora tutti inediti, considerando che non hanno ancora registrato niente - si sviluppano inizialmente su una sorta di incrocio tra Il Teatro Degli Orrori ( il timbro vocale sembra essere persino adatto) e Bologna Violenta, l' esperienza solista di Alessandro Manzan ( che tra l' altro sarà presente nella serata conclusiva di sabato), per poi spostarsi su canoni noise maggiormente strumentali e tecnici particolarmente interessanti da seguire. Buono in questo senso l' ultimo pezzo, dove sembra evidente l' influenza tutta americana dei Sonic Youth. Il mini-set non tradisce le attese, ma anzi incuriosisce molto. Per questo speriamo che se qualcosa bolle in pentola possa uscire presto allo scoperto, ma intanto è il minimo certificare il fatto che Alessandro Fiori negli ultimi anni sembra aver acquisito una forma smagliante.

Gli Eveline non si fanno attendere molto, tant'è vero che dopo circa dieci minuti il loro spettacolo inizia, cogliendo di sorpresa gli spettatori che nel frattempo si erano allontanati. Il quartetto però non ha intenzione di aspettare nessuno, considerando che Alphaomega, il loro quarto album in studio, è appena uscito ( per Urtovox, mentre è una label guarda caso aretina ad occuparsi della versione in vinile) e deve essere suonato di fronte ad una buona fetta di pubblico inconsapevole della loro particolarissima proposta. Attraverso un sound spigoloso passano infatti in rassegna il post-rock, il prog e la psichedelia aggiungendo, come loro solito, atmosfere ambient. Il basso si spreca, ma le armonie così intraprendenti non sono di facile impatto: molti sono gli sguardi stralunati o confusi. Alla fine i consensi arrivano, ma solo con i brani dell' ultimo album, leggermente più accessibile degli altri, in primis con Last Time at Alpha Centauri e Little Comet. A ravvivare l' ambiente ed a rischiarare i fumi verdi e neri vengono suonati anche due pezzi del loro progetto parallelo, ovvero The Crazy Crazy World of Mr. Rubik, appetibili ed irriverenti, come l' ottima Tic Tic Tac. Se ne vanno tra gli applausi, consapevoli di aver fatto una lodevole esibizione e riuscendo a vendere pure un buon numero di dischi.

Dopo qualche minuto di attesa lo spazio adibito si riempie, trepidante per l' imminente esibizione dei Tre Allegri Ragazzi Morti, da oltre un decennio capisaldi di un indie/rock molto versatile e capace di mutare in pop o rock n' roll da una traccia all' altra. Interessante sarà analizzare il "viaggio" ( come definito dallo stesso Toffolo) che il gruppo ha fatto nella musica roots/reggae con i suoi ultimi due lavori, Primitivi del Futuro e il successivo remake, ovvero Primitivi del Dub. Mentre cerco di ipotizzare una possibile scaletta loro sono già sul palco a piazzare, manco mi avessero letto nel pensiero, La Ballata delle Ossa, uno dei brani più riusciti del loro penultimo album nonché intro dello stesso, qui suonata con la flemma necessaria ad un inizio concerto. Sul palco oltre agli strumenti convenzionali del trio è adibito solo un ulteriore microfono per il quarto elemento, un chitarrista con una specie di maschera a forma di serpente/lemure in testa, e per questo i brani reggae vengono tramutati in canzonette dal sapore soft-rock, tanto da rappresentare una sorta di spin-off per il rock tirato e preciso delle oldies ma al tempo stesso da sembrare l' unica vera incognita di un live altrimenti gradevole e di spessore. Alla fine infatti a steccare saranno esclusivamente alcune delle nuove tracce che, eccezioni a parte, non riescono proprio a tenere il passo: anonime in particolare Mina, Rifare e Codalunga, sebbene evocata e desiderata dallo stesso Toffolo. Si fanno perdonare alla grande però, ripescando dai vecchi album perle come Il Principe in Bicicletta, Francesca ha gli anni che ha, Bella Italia, Occhi bassi e Signorina Primavolta, che testimoniano la consistenza del loro suono, qui amplificato da un ambiente piuttosto chiuso. Viene messa in moto la facile macchina del pogo per Ogni Adolescenza ma soprattutto per Il Mondo Prima, a riprova dell' importanza di La Seconda Rivoluzione Sessuale, un disco a dir poco riuscito. Il tempo, rapportato alle esecuzioni, fila molto bene e l' intrattenimento si fa sempre più efficace. Ma tra una fugace La Faccia Della Luna ( malsupportata da un pubblico però fin troppo generoso) e L' Ultima rivolta nel quartiere Villanova non ha fatto feriti, è già arrivata la title-track, eseguita con la stessa energia dell' operaio che la mattina timbra il suo cartellino, a sancire l' inizio dei bis, con cui i Tre Allegri Ragazzi Morti chiudono in bellezza la discreta serata. Tra queste, apprezzatissima Mio Fratellino ha scoperto il rock n' roll, cantata con stile e grinta, mentre la chiusura è riservata ad una impeccabile Questo è il ritorno di Gianni Boy, forse la migliore composizione influenzata dal "Reggae n' Rock".

A fine concerto, sono palesi le emozioni degli spettatori, sorridenti e decisamente soddisfatti per l' esibizione di questi ultimi, ma anche per la qualità complessiva della serata, che a dispetto dei nomi altisonanti si è mantenuta su livelli alti. Non si poteva certamente augurare di meglio ad un festival dalle così nobili ambizioni, che, favorito anche dai numerosi stand e da un clima di festa insolito da queste parti, è riuscito a portare a casa più di un consenso. Ma ancora niente è terminato, considerando che nella serata successiva assisteremo alle esibizioni di Bachi da Pietra e Julie's Haircut, il meglio che la musica alternativa ci può offrire. Parafrasando gli stessi Tre Allegri Ragazzi Morti, il viaggio sarà lungo e ancora ne avremo da vivere.

Reviewer: 
Gabriele Bartolini
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