Die In Style 2
12/01/2007 - Bunker Center - Bolzano
A poche settimane dal concerto che porterà i Kataklysm sul palco del Bunker Center, al centro giovanile bolzanino va in scena il Die In Style 2, una sorta di festival organizzato dalla Poison For Souls per festeggiare l’anno nuovo.



L’evento non vede la partecipazione di band famose a livello internazione, bensì di realtà locali più o meno affermate in regione. Il pubblico (composto per lo più da bolzanini e trentini) accorre piuttosto numeroso, dimostrando un grande attaccamento alla propria scena. Sei gruppi non sono pochi e, per garantire ad ognuno di essi il tempo sufficiente per un’esibizione dignitosa, il concerto prende intelligentemente il via abbastanza presto.

I primi a salire sul palco sono gli Alien Driver, complesso di Bolzano dedito ad un Emo Rock mieloso ed arricchito da sterzate aggressive. Se la sezione ritmica appare molto incisiva, lo stesso non si può dire delle chitarre, che alternano riff ottimi a parti scialbe e scontate. Per quanto riguarda la voce, invece, apprezzabile è la mescolanza fra pulito e sporco, sebbene quest’ultimo possa essere migliorato notevolmente. Gli Alien Driver fanno una figura più che dignitosa, non nascondendo tuttavia i propri limiti. Al gruppo si chiedono soprattutto maggiore originalità e presenza scenica. Le buone idee, comunque, ci sono…

Decisamente più estroversi e coinvolgenti sono i The Little White Bunny, trascinato da uno Yomo scatenato. Il singer (anche membro degli Atacksya) può contare sull’apporto del pubblico, sempre più numeroso con il passare dei minuti, e dà prova delle sue ottime capacità vocali. Non sono comunque da meno i suoi tre compagni: le basi ritmiche risultano ben solide e la chitarra sforna riff pesantissimi, sfiorando a tratti la violenza del Thrash. La proposta dei The Little White Bunny è lontana da schemi prefissati e Yomo può dare così libero sfogo alla propria creatività, arrivando persino ad indossare la maschera del temibile Darth Vader, storico personaggio di Star Wars. La band termina infine tra gli applausi e può dirsi assolutamente soddisfatta di uno show intenso e coinvolgente.

E’ poi il momento dei Resist, Hardcore band proveniente da Trento. Il gruppo ha da poco sostituito il proprio batterista e di conseguenza, come afferma lo stesso frontman del gruppo, la scaletta del concerto è più breve del solito. La manciata di pezzi suonati dimostra comunque la carica sprigionata dai quattro trentini, che tuttavia non basta per smuovere a dovere i presenti. Frequenti sono gli stacchi ritmici così come le sfuriate assassine, arricchite da parti vocali davvero grintose. Nel finale i Resist concedono al pubblico un apprezzabile bis; dopodiché lasciano il palco agli attesi padroni di casa.

Spetta quindi ai Dead Return non deludere le grandi attese. Per il combo altoatesino si tratta infatti del primo show nella propria città natale, uno show giunto poco dopo la pubblicazione di un buonissimo demo. Mac e compagni godono dell’appoggio dei kids bolzanini, scatenati come non mai durante un’esibizione breve ma veramente intensa. Nei passaggi più cadenzati all’interno del Bunker esplode l’inferno, mentre i cori sono sostenuti da molti presenti. Il concerto rivela una notevole dose d’esperienza da parte dei Dead Return, autori di una prova invidiabile, culminata con una magistrale esecuzione, nel finale, della splendida cover Die Tonight (Comeback Kid). Il gruppo dà già l’impressione di essere pronto per un full lenght, che, se ben prodotto, potrà senz’altro regalare tante emozioni e buona musica.

Seguono gli Old Hate, inizialmente snobbati dal pubblico del Bunker. La band di Brunico (deliziosa cittadina in provincia di Bolzano) è fautrice di un potente Hardcore dai testi politicizzati. Lotta al fascismo e sonorità in stile Madball si uniscono prepotentemente, raggiungendo oltretutto buoni risultati. Ottime anche le parti vocali, grazie specialmente ad uno Schedla letteralmente indiavolato. La sua rabbia attira alcuni curiosi, che, con il susseguirsi dei brani, aumentano a vista d’occhio. La simpatia dello stesso Schedla gioca a favore degli Old Hate, così come la singolare iniziativa di distribuire, a fine concerto, il proprio album gratuitamente. Bravi!

Tutti sotto il palco per gli headliner della serata, i DayShineRising. L’atmosfera è rilassata, il gruppo ride e scherza con il pubblico, ma quando arriva il momento di portare del sano Metalcore fra le mura del Bunker i cinque bolzanini non si tirano certo indietro. I pezzi di Screaming Out The Unspoken ed altre vecchie canzoni riarrangiate suscitano l’entusiasmo dei presenti, a dir poco esagitati per tutta la durata dell’esibizione. Come sempre Izzo e Sean agiscono egregiamente in coppia, mentre il buon Ricky migliora con i minuti. A sostenere i tre Gian e Fede, attenti a svolgere un buon lavoro. Si ripetono gli stage diving, alcuni dei quali portano addirittura Ricky a cantare sopra una folla in delirio. Touch Of Evil chiude degnamente il concerto, al termine del quale si attendono invano uno o due bis. A parte questo c’è ben poco da reclamare: i DayShineRising hanno dimostrato ancora una volta di essere una band completa, umile e disponibile, ma soprattutto estremamente valida.

Nonostante un inizio non fantastico con gli Alien Driver, il Die In Style 2 ha salutato l’arrivo dell’anno nuovo nel migliore dei modi, dando un’ampia panoramica di quella che è la scena alternativa bolzanina, e non solo. Peccato soprattutto per chi non c’era, perché si è perso davvero una bella serata.

Report e foto - Jacopo “Beelzebub” Prada

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