Cradle Of Filth
26/11/06 - Alcatraz - Milano
Tappa italiana per i Cradle Of Filth, extreme-gothic band per antonomasia, che scelgono l’Alcatraz di Milano come location per presentare il nuovo studio album, ‘Thornography’. Di fronte a un pubblico formato in massima parte da giovani vampiri e dark ladies adoranti, gli inglesi offriranno un set di notevole fattura che andrà a cancellare la non proprio entusiasmante performance tenuta nel contesto dell’Evolution Festival della scorsa estate.




L’apertura è affidata a una band che sta raccogliendo grandi consensi tra gli amanti del metal più romantico e moderno, vale a dire gli svedesi Deathstars, recenti autori del full-length Termination Bliss. Lo show dei Deathstars punta in modo deciso sull’impatto visuale, con i nostri abbigliati in perfetto stile gotico e pronti a raccogliere le ovazioni delle fanciulle assiepate nelle prime file. Al di là di un discorso d’immagine giustamente contiguo al genere proposto, gli industrial metallers svedesi offriranno uno spettacolo accattivante e piacevole, mostrando notevoli doti tecniche e una sorprendente capacità nel bilanciare momenti catchy ad arrembanti accelerazioni in chiave metal che ricordano il passato dei nostri in ambito black (per chi non lo sapesse, la prima incarnazione dei Deathstars portava il nome di Swordmaster, discreto ensamble di metal estremo). Il singer Whiplasher, forte delle sue movenze sensuali, sarà il trascinatore dello show grazie alle sue vocals profonde e un po’ teatrali (perfette per quanto proposto) che si lasciano andare a uno screaming velenoso durante le parentesi più heavy dei brani. La scaletta pesca in massima parte da Termination Bliss, dal quale sono estratte tra le altre The Last Ammunition, Motherzone, Trinity Fields, la sostenuta Blitzkrieg e Play God, ma non mancano alcuni episodi dal debut Synthetic Generation, tra cui la tiletrack e l’accattivante New Dead Nation. Il finale è ovviamente affidato all’anthemica Cyanide (ancora da Termination Bliss) accolta con grande entusiasmo dagli astanti e ultima prova di uno show professionale e piacevole sotto ogni punto di vista.

Coperti da una enorme nuvola di fumo che nasconde la visuale, i Cradle Of Filth salgono sul palco dell’Alcatraz accompagnati dalle urla di entusiasmo dei convenuti. La band attacca con l’accoppiata Dirge Inferno e Tonight In Flames, entrambe tratte da Thornography e subito notiamo come i nostri siano in forma e pronti a garantire una performance di alto livello. Dani Filth, che di certo non si è mai imposto come un vocalist sopraffino on-stage, questa volta è davvero convincente e mostra anche una maggiore versatilità nell’interpretare i brani. Lungi dal nostro gli irritanti atteggiamenti da rockstar che avevano inficiato lo show dell’Evolution Festival, il buon Dani si limiterà a scaldare un pubblico comunque coinvolto e partecipe a suon di “C’mon!” concentrandosi per il resto sul proprio compito, coadiuvato dalla coppia di axe-men formata da Paul Allender e Charles Hedger, autori di un prova decisamente tecnica, complice anche quel sostrato “swedish oriented” che contraddistingue il nuovo Thornagraphy. Notevole anche la sezione ritmica composta dal bassista Dave Pybus e dal nuovo innesto, il drummer ceco Martin Skaroupka, già nelle fila dei britannici Mantas. Completano la line-up la corista Sarah Jezebel Deva, che duetta con Dani in alcuni brani che vedono la compresenza delle voci femminili e la deliziosa tastierista Rosie Smith, autrice dei ricami sinfonici. L’insieme che i Cradle Of Filth ottengono sul palco è davvero armonioso e lo show scorre senza cali di tensione. Da Thornography sarà appunto tratta la maggior parte dei brani proposti questa sera, oltre alle già citate Dirge Inferno e Tonight In Flames, spazio anche a I Am The Thorn, Rise Of The Pentagram, l’accattivante Temptation’ (cover della synth pop band Heaven 17) e Under Huntress Moon. Il resto delle song presenta un insieme di episodi tra i più rappresentativi: Dusk And Her Embrace, Her Ghost In The Fog, Nymphetamine, un medley tra Ebony Dressed For Sunset e The Forest Whispers My Name oltre a Cruelty And The Beast. Ancora tre brani per un ritorno sul palco richiesto a gran voce dai presenti: Gilded Cunt, Cthulhu Dawn (da Midian) e infine From The Cradle To Enslave, forse uno degli episodi più catchy composti dai vampiri di Albione ma decisamente gradito dagli astanti.
Una performance grintosa e inappuntabile che mette in luce l’abilità degli inglesi in un contesto live.

Andrea "AFTepes" Sacchi

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