Cannibal Corpse
28/02/2007 - Estragon - Bologna

Ritorno in Italia per quella che, senza ombra di dubbio, è una delle più importanti death metal band del pianeta: i Cannibal Corpse sono di nuovo tra noi per due date all'insegna della brutalità più pura, accompagnati perfettamente dai Disavowed e dai danesi Urkraft.


Dopo un viaggio a dir poco allucinante, culminato con un giro in tondo per la periferia bolognese e con incontri surreali difficilmente riferibili in questa sede, finalmente si giunge all'Estragon di Bologna, semplice costruzione simile ad un piccolo capannone situato esattamente nel parcheggio dell'Arena Parco Nord, dietro la gradinata naturale sede per due anni consecutivi del Gods Of Metal e di altri grandi eventi.
Un locale piacevole per gustarsi i concerti, data la natura non troppo dispersiva, il palco ampio e ben posizionato ed un impianto audio di assoluto rispetto.

Il leggero ritardo di quasi un ora sulla tabella di marcia, ci obbliga a non poter assistere alla prova del primo gruppo della serata, i Cold Void, scelti per accompagnare la band di Fisher e compagni nelle due date italiane. Un Estragon quasi vuoto sembra comunque applaudire il giovane combo, dedito ad un black metal dalle tinte death che, per quel poco ascoltato, potrebbe rifarsi ai Dissection e alla tradizione black-death scandinava.

Una veloce occhiata alla scarno merchandise, una birra al volo e siamo già pronti a gustarci la prima sorpresa della serata. Anche se in cartellone erano previsti dopo gli Urkraft, a calcare il palco dell'Estragon troviamo una vera e propria rivelazione per le orecchie affamate di brutal dei fan italiani: gli olandesi Disavowed. Gruppo abbastanza sfortunato, nato nel 2000 e con all'attivo solo un disco (Perceptive Deception) e un paio di demo, è fermo da alcuni anni a causa di una lesione al polso del primo batterista Robbe Vrijenhoek, sotituito solo l'anno scorso con il portentoso drummer francese Romain Goulon. La band di Rotterdam è dedita ad un brutal ultragutturale, ultraveloce e dalla chiara ispirazione americana, che trova in Suffocation e Deeds Of Flesh la sua massima espressione, ma che richiama in maniera diretta (soprattutto nella voce e in generale nell'atteggiamento) ai maestri del gore europeo Gorerotted. Facile quindi intuire su che binari corre tutta la loro esibizione: il gruppo è in formissima, tutti molti eccitati di suonare di nuovo dal vivo e in Italia (prima volta per loro) e tutti fautori di una prova eccelsa, in particolare Goulon, una vera macchina da guerra dietro le pelli, stupefacente per velocità e precisione, il motore di tutto il gruppo. Ma quello che fa veramente differenza, oltre al fatto di non sbagliare un virgola e di generare un muro sonoro invidiabile, è l'atteggiamento generale del gruppo e in particolare del cantante Robbe Kok: di solito siamo abituati a vedere i fan alle prese con lo stage diving, ma questa volta è invece il pelato singer a lanciarsi continuamente sul pubblico fino perfino a pogare e cantare in mezzo al pit. Scontata la reazione entusiastica dei fan, che canzone dopo canzone si scatenano e letteralmente impazziscono per i Disavowed. Insomma, quella che doveva essere una band di supporto per più di una volta è sembrata la vera protagonista della serata, con bravura, umiltà, partecipazione e una generale attitudine brutal che dal vivo non può non colpire. Oltre a questo ci sono le canzoni ed in particolare il tanto spazio lasciato alla presentazione dell'ultimo disco in uscita nel 2007, Stagnated Existence, che sembra già non tradire le aspettative. Complimenti, davvero una prova sopra la media. E se ancora tutto questo non bastava il gruppo in tutti i suoi componenti (soprattutto l'onnipresente Robbe) si è dimostrato gentilissimo col pubblico che post-concerto ha approfittato per fare foto e comprare cd e magliette.

Dopo questo bagno di brutalità e divertimento "da metallari" è ora il turno dei danesi Urkraft. Vi lascio immaginare quanto sia stato difficile per loro salire sul palco dopo l'esibizione perfetta dei Disavowed, per di più suonando un genere abbastanza lontano dalle coordinate della serata. Infatti la band, che ha già alle spalle due cd, suona un death metal melodico a tratti sconfinante nel death-core tipicamente americano. Una sorta di unione di riff alla At The Gates, Soilwork ecc ecc con cantanto e ritmiche vicino a Lamb Of God, All Shall Perish e via dicendo. E' quindi logico che per un pubblico composto dal 90% da brutallari incalliti, il tutto passi senza lasciare segni, tra uno sbadiglio e l'indifferenza dei molti. In fondo, però, gli Urkraft ce la mettono tutta per coinvolgere gli avventori dell'Estragon (che nel frattempo si è abbastanza riempito), specialmente il bassista Jeppe Tander, ma in generale è difficile smuovere un pò le acque. D'altronde la proposta non è delle più origianali: il riffing scandinavo è sempre lo stesso, veloce e melodico, e puzza di già sentito lontano un miglio; le linee di batteria sono noisamente quadrate e ancorate ad un sound 'core incapace di differenziarsi da tutti gli altri; le possibilità di emergere ci sarebbero nell'uso della tastiera, ma la poca presenza scenica del tastierista e il volume troppo basso dello strumento non permettono di distinguere Jeppe Eg dalla scarna scenografia del palco. Senza contare che la scelta di inserire un gruppo come gli Urkraft in serate di questo tipo è dimostrazione di una scelta sbagliata da parte dalle case discografiche e dai manager che organizzano i tour: è probabile che all'interno di un mini festival a tema, con un audience più preparato a certe sonorità sarebbero stati più apprezzati. Ma in questo caso, tra il brutal ultragutturale dei Disavowed e gli attesissimi Cannibal Corpse, cosa ci si poteva aspettare? Per di più da un gruppo sconosciuto ai più. Un peccato perchè qualche canzone che fa muovere la testa c'è all'interno dei due dischi Eternal Cosmic Slaughter e The Inhuman Aberration. Ma nulla più: come un tronco trasportato dalla piena di un fiume, anche l'esibizione dei danesi scorre senza lasciare traccia di sè.

Ormai passate le undici, l'attesa per gli headliner della serata si fa sempre più pressante, soprattutto dopo il veloce sound-check che attira l'attenzione del pubblico bolognese (a dir la verità non così vasto come ci si poteva aspettare). Attesa che comunque non dura più del previsto e dopo pochi minuti ecco spuntare dal back-stage la band forse oggigiorno più rappresentativa del Death metal a livello mondiale: i Cannibal Corpse, freschi di un album strepitoso come Kill. Senza alcuna particolare scenografia d'impatto, ma con la figura di un sempre più mastodontico (e sovrappeso...) George "Corpsegrinder" Fisher, i cinque americani senza proferire parola danno inizio al loro show. Ecco, è giusto soffermarsi su questo elemento: la prova della band è assolutamente fantastica, ma la troppa freddezza è un punto a loro sfavore, soprattutto dopo il calore dimostrato dai Disavowed. La verità è che dopo quasi ventanni di carriera, i 'corpse sono diventati veri e propri professionisti nel loro genere, facendo si che i loro concerti non abbiano più il trasporto di un tempo pur essendo da un punto di vista esecutivo impeccabili. Al di la di Fisher (comandante supremo dell'armata) che con un carisma inaspettato, un'imponenza sul palco invidiabile e un modo di fare spesso ironico e trascinante, dimostra di essere un frontman eccezionale, gli altri componenti (in particolare la coppia O'Brien/Barret) è sembrata troppo distaccata dalla folla che ineggiava a loro. Movimenti programmati e scaletta rispettata rigorosamente, senza alcun tipo di intervento, se non qualche gesto di richiamo e ringraziamento al pubblico da parte di Alex Webster, a cui più volte è sembrato in procinto di staccarsi la testa a causa di un headbanging furioso. L'inzio non è molto scoppiettante, aprendo le danze con una canzone lenta come Festering In The Crypt. E forse per colpa di suoni non proprio eccezionali nei primi minuti la band fatica a prendere il ritmo giusto. E' scontato che in ogni caso si viaggi su velocità elevate, ma ancora non c'è quel plus capace di fare la differenza. La set-list si compone, ovviamente, da canzoni tratte dagli ultimi lavori del gruppo, quelli targati Fisher e per cui più consoni alle tonalità del corpulento singer. Ciò non toglie che siano fatte incursioni pesanti nei primi lavori: ecco così che da Eaten Back To Life viene ripresa Born In A Casket e da Butchered At Birth, Covered With Sores, entrambe dal retrogusto thrashy, ma riempite di brutalità grazie al suono moderno che caratterizza gli ultimi album. Come ci si poteva aspettare vengono proposte alcune delle migliori tracce di Kill, come Make Them Suffer (cantata a gran voce da tutto l'Estragon così creando un movimento unico del pubblico) e Five Nails Through The Neck. Ma soprattutto dal penultimo The Wretched Spawn: Defency Defied, The Wretched Spawn, They Deserve To Die e la già citata Festering In The Crypt, autentiche mazzate nel muso, che con la componente live e un suono sempre più potente annichiliscono e non lasciano superstiti a terra. Un'altra canzone che fa girare la testa per la su brutalità è la maligna Devoured By Vermin, direttamente dal primo disco dell'era Fisher, Vile. Anche qui grande partecipazione del pubblico e show che più si avvicina alla fine più diventa coinvolgente e distruttivo. Spazio comunque anche al periodo Barnes, con l'immancabile I Cum Blood e Fucked With A Knife (che il buon George dedica a tutte le ragazze presenti, specialmente a quelle con "big breasts") che ci riportano indietro di qualche anno e dimostrano come la band possa ancora districarsi con quei riff e linee vocali. Dopo quindi una scaletta imperniata sugli ultimi successi della band (tralasciando però alcuni pezzi come per esempio Necropedophile o The Pick-Axe Murder), la conclusione è ovviamente lasciata ai due super classici del gruppo, forse proprio quelle due canzoni che ne hanno decretato il successo internazionale: prima è tempo di Hammered Smashed Face, senza bisogno da parte mia di presentazioni, suonata divinamente e generando il caos tra il pubblico e chiusura affidata a Stripped, Raped And Strangled, più veloce dell'originale e quindi ancor più di impatto. Strumenti lasciati fischiare e ringraziamenti finali. Insomma, riassumendo: punti positivi un Fisher super, che seppur totalmente fuori forma a livello di fisico, da vita ad una prova incredibile, sentita e partecipata, con il suo collo in continuo movimento e con le movenze cha da sempre lo contraddistinguono, inoltre la prova generale a livello musicale è stata buona e, nel momento in cui il gruppo si è scaldato, innarestabile; punti negativi una troppa freddezza e distacco dai fan, una scaletta che non ha accontentato proprio tutti e forse una qualche piccola imprecisione qui e là. In ogni caso i Cannibal Corpse hanno dimostrato per l'ennesima volta di essere i veri e propri imperatori del Brutal e dei professionisti ineccepibili.

Concludendo una serata più che positiva. L'Estragon si è dimostrato un luogo ideale per manifestazioni di questo tipo e i gruppi che hanno suonato tutti degni di attenzione e di applauso. Era ora che in Italia venissero organizzati eventi con protagonisti nomi importanti nell'ambito estremo, forse un pò troppo ostracizzati negli anni da gestori ed organizzatori preoccupati per il mancato ritorno economico di queste situazioni (cosa che poi alla fine non è capitata). Adesso bisogna solo contare i giorni che mancano per il prossimo grande concerto death metal a Bologna: il ritorno dei Dying Fetus dopo svariati anni sul suolo italico, previsto per maggio di quest'anno. Ancora tanta brutalità per l'affamato pubblico del Bel Paese.

Report e foto: Stefano "Pestilence" Magrassi

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