Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Old Hat Rec / Crimechords
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Eugeny Belsky - Chitarra
- Eugeny Shimansky - Basso
- Eugeny Kuznetsov - Voce, Testi
- Pavel Holod - Batteria
- Egor Kostuchenko - Tastiere, Voce, Elettronica

Tracklist: 

1. No Fate
2. Access to the Sky
3. To the Open Hearts
4. Abysses and Tops
5. Candleman
6. Battlefield
7. Baby, I'm Fetishist (feat. Malk)
8. Wake Up! (feat. Malk)
9. John Doe
10. Payment Time
11. My Passion
12. The Are No Atheists in the Foxholes

You Are in My September!

To the Open Hearts

Dalla Bielorussia con amore.
Con un amore di quelli che trasudano tormento, rabbia, violenza, follia. You Are In My September! è il nome di uno dei più variegati complessi post-hardcore/screamo degli ultimi anni, un act che dal lontano est europeo è sbucato fuori all'improvviso, per di più con tutte le carte in regola per capovolgere, modificare e rielaborare le coordinate del genere. Perchè se non sono i maestri e i capisaldi di uno scenario a stimolare un suo rinnovamento, allora non bisogna far altro che aspettare il sopraggiungere di una scossa, improvvisa e sconosciuta, in grado di mutarne forme e contenuti, emozioni e atmosfere: gli You Are In My September! di questa scossa sono il terminale energetico, fulmine dall'inaudita potenza sonora e - elemento ancora più importante - dalla capacità evocativa semplicemente sensazionale.
Prima testimonianza della poliedrica tavolozza creativa del gruppo bielorusso, To the Open Hearts è un disco destinato a lasciare il segno e a passare tutt'altro che inosservato al pubblico hardcore e non solo. Questo per una serie di ragioni ben precise e facilmente riscontrabili durante l'ascolto dell'album: innanzitutto per la varietà degli arrangiamenti - spesso asimmetrici e cerebrali ma sempre ben costruiti, oltre che piacevolmente azzardati nei punti di contatto con le insolite ma folgoranti apparizioni elettroniche - poi per una profondità espressiva in grado di trascendere la più banale immediatezza melodica di molto 'core moderno rimanendo comunque in grado di colpire nel profondo l'ascoltatore. Il risultato è un disco permeato da un'atmosfera in continua evoluzione, instabile ma trascinante, scalfita da un perenne oscillare tra pause malinconiche e rabbiose esplosioni strumentali (contrasto ben messo in luce da Battlefield).

Non solo hardcore quindi, perchè quella dei giovani bielorussi è una proposta musicale eterogenea e sapientemente strutturata, fresca ma al contempo incredibilmente matura, anche nei momenti più easylistening e apparentemente più semplici (la trascinante titletrack To the Open Hearts e la più banale Access to The Sky).
In questo travolgente concentrato di atmosfere e furia strumentale c'è poco spazio per le influenze esterne (Converge e Dillinger Escape Plan nei momenti più cacofonici, These Arms Are Snakes negli sprazzi post-hardcore più ruvidi) e i suggerimenti di un genere che al contrario viene continuamente interiorizzato e risputato fuori sotto nuove sembianze, in primo luogo grazie all'uso - intelligente, fascinoso, tutt'altro che pacchiano e mainstream - della dimensione elettronica, capace di stimolare ancora di più le evoluzioni strumentali del progetto (l'emozionante perla Abysses and Tops, miglior episodio dell'album) e di farne da perfetto intermezzo atmosferico, come dimostrato dal fascino sotterraneo prima dell'opener No Fate poi della centrale Wake Up!, rilassante spartiacque sintetico attorno cui si snodano gli esperimenti più furiosi e stravaganti di To the Open Hearts. Baby, I'm Fetishist! (dove la matrice elettronica esplode in maniera genialmente grottesca) e John Doe rappresentano infatti il punto di fuga della violenza strumentale del gruppo, assorbendo le laceranti sfuriate e le cacofonie del mathcore in un'atmosfera malsana e opprimente, sicuramente meno distesa di quella che al contrario avvolge l'altro gioiello My Passion, ultimo araldo della travolgente furia hardcore degli You Are In My September prima dell'arrivo della conclusiva There Are No Atheists in the Foxholes, commovente cerimoniale elettronico immerso in una contemplazione emotiva oscura e rassegnata, termine di un album che posiziona sapientemente alla fine la propria aura più triste e il proprio stato d'animo più intenso, come a volerne tirare fuori una timida confessione, tanto profonda quanto inattesa.

Continuamente sospeso tra esplosioni stravaganti e più riflessive aperture melodiche, nella sua spaventosa ricchezza timbrica e nella forza evocativa che ne contraddistingue ogni singolo frammento, To the Open Hearts è un lavoro imperdibile, scritto da un gruppo di giovani musicisti che, al cospetto dell'anagrafe, hanno dimostrato molta più maturità e intelligenza creativa di gran parte dei colleghi odierni più blasonati. In poche parole, gli You Are In My September sono la grande sorpresa di una nuova annata 'core che pare aver finalmente trovato una sua espressione giovane, ricercata ed emozionante.

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