Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
XL Recordings/Self
Anno: 
2006
Line-Up: 

Thom Yorke

Tracklist: 

1. The Eraser
2. Analyse
3. The Clock
4. Black Swan
5. Skip Divided
6. Atoms for Peace
7. And It Rained All Night
8. Harrowdown Hill
9. Cymbal Rush

Thom Yorke

The Eraser

Arrivato d'improvviso mentre tutti aspettavano nuove notizie dai Radiohead, l'album solista del vocalist Thom Yorke (che ha cercato in tutti i modi di dissociarlo dalla parola di lavoro "solista") si preannuncia fin da prima della sua uscita come un disco che sicuramente avrà di che condividere sonorità con i Radiohead dell'ultimo periodo, quelli più elettronici, malinconici e minimalisti, e che farà discutere su di sè. Per tutta la durata del disco in effetti si notano le somiglianze con il lato elettronico di Hail to the Thief e di Kid A/Amnesiac, quelli più psichedelici e cupi. Saldamente instillato in The Eraser è lo schema dell'electro-beat che già avevamo avuto modo di sentire negli ultimi album degli inglesi, ancora più diffuso e portante per i brani. In effetti si potrebbe criticare una certa ripetitività che ogni tanto sembra venire a galla, ma ogni considerazione di questo tipo viene soppiantata perché quello che realmente ci si chiede ascoltando The Eraser (titolo riferito alla vita personale di Thom) è quanto il disco abbia a che fare col futuro dei Radiohead, e anche con il passato: non solo cosa ci dovremo aspettare nel prossimo album della formazione inglese, ma anche qual è stato il ruolo di Yorke nell'evoluzione da Ok Computer a Kid A. E anche quello di Nigel Godrich, storico produttore della band. Sì, perché, oltre che citato per gli arrangiamenti e per "strumenti extra" nell'album, inizia a pavimentarsi l'idea che anche Nigel abbia avuto un ruolo nel cammino intrapreso dai Radiohead. Alcuni sample live diffusi via rete di brani dell'album nuovo, dove Nigel sarà assente, dei Radiohead (sempre che non cambino tutto in studio), sono un ulteriore indizio, dato che l'impressione che questi brani danno è quella di un album molto più suonato e meno elettronico. E a proposito di questo, considerando questo pezzo del puzzle che fa di nome The Eraser, prevalentemente elettronico, non c'è da stupirsi all'idea che il prossimo album dei Radiohead possa essere su coordinate differenti. Ma riguardo al presente, potremmo chiederci anche quale sia l'obbiettivo di The Eraser, se con quest'album Yorke intendesse slegarsi dal gruppo o cercare di portare avanti un'ideale prosecuzione di un loro aspetto che in futuro potrà venire messo da parte, se è l'inizio di un nuovo percorso o una semplice parentesi, se ci sia stata l'intenzione di affidarsi a un complesso lavoro di ricerca o di andare più per ispirazione spontanea.
Più che avere un'attitudine sperimentale, nell'album Yorke sembra portare avanti un trademark consolidato, con voglia di renderlo "proprio" e personale, come un album fatto più per piacere personale che per altro. In questo lui immerge la sua voce, più morbida e dosata che nei Radiohead, divenendo ancor di più parte integrante delle canzoni, e accompagna le linee melodiche che si vengono a tessere nello sfondo dell'album; è un lavoro ispirato, profondo, forse non innovativo, ma personale e di buona fattura.

La title track esordisce con degli accordi ripetuti di pianoforte, in breve accompagnati dal folto battito elettronico e dalla voce di Thom, timida ma vissuta e capace di portare avanti la melodia. Analyse subito riporta alla mente i Radiohead, ricordando in parte una Knives Out accelerata, e ne raccoglie appieno la vena malinconica e sentita, dove si combinano e scombinano lo splendido pianoforte di sottofondo, gli spruzzi quasi ambient dei synth e l'incidere sistematico del ritmo. The Clock parte subito con il suo cupo tappeto elettronico, tagliato da una leggera chitarra psichedelica e dalla voce depressa di Yorke, gli effetti di synth rendono il brano ancora più evocativo. Black Swan si fa meno lamentosa, con dei timidi arpeggi di chitarra che accompagnano il giro di basso e gli effetti elettronici di contorno, in contrasto con il brano successivo: Skip Divided è oscura, angosciante, immerge in un tunnel claustrofobico dove Yorke passa a linee vocali fredde e introverse, una sorta di conversazione che enfatizza l'atmosfera cupa della canzone. Atoms for Peace è più "leggera", le atmosfere in certi punti si fanno più eteree, qui prevale una certa morbidezza in cui confortarsi dopo il brano precedente e in cui prepararsi al successivo, una piccola isola di tranquillità fra i due brani. And It Rained all night dunque riporta alla mente le atmosfere ipnotiche e oppressive di brani come The Gloaming, effetti alieni di synth sostenute dall'implacabile basso ricreano un ambiente oscuro, dove Yorke assume il ruolo di colui che osserva da lontano il mondo attorno a sè e lo descrive, con sofferenza e sentimento. "I can see you, but I can never reach you" è il ritornello finale che enfatizza il mood generale.
Harrowdown hill prosegue il lato più freddo e depresso delle atmosfere, un ambient spaziale sempre sostenuto dagli oscuri giri di basso e dalla voce di Yorke che rimbalza nell'aria facendoci sentire isolati, in uno sfondo notturno, quasi spettrale; verso i tre quarti di canzone un breve intermezzo di pianoforte si fa avanti, per poi farsi seguire da una chitarra che riporta alla mente i giri elettrici di Where I End and You Begin. Questo duo di canzoni è probabilmente il picco dell'album.
Chiude ora Cymbal Rush, inizialmente affidata solo al battito elettronico freddo e minimale che costituisce la struttura cardine dell'album, ma nel frattempo vengono ad aggiungersi i synth ambient, un pianoforte malinconico dai suoni coperti in sottofondo, suoni dolci, voci eteree e un crescendo finale che dipingono atmosfere sognanti.

In definitiva The Eraser si pone come una delle uscite più interessanti degli ultimi mesi, ponendo in luce che i Radiohead, qualunque sia il loro stato attuale e qualunque sia il loro rapporto con quest'album, sembrano ancora lontani dall'esaurire la loro vena creativa. In realtà, sembra proprio che questo sia solo un onesto, sincero album di un cantautore, un album fra aperture pop, vene psichedeliche, atmosfere claustrofobiche, visto nell'ottica elettronica e minimale successiva ad Ok Computer. Alla fine dell'album viene forse a galla la sensazione che manchi qualcosa, ma più che dire che ci sarebbero voluti due o tre brani in più, istiga a ripetere da capo l'ascolto, a ripartire dal principio e a percorrere nuovamente tutti i 40 minuti del full lenght, e poi ricominciare. Un viaggio che, una volta finito, vien subito voglia di intraprendere nuovamente, dove l'omogeneità delle canzoni è tale che quasi non si avverte che si stanno ascoltando brani diversi, né l'evoluzione del suono dall'inizio alla fine, e sembra solo che si stia ascoltando un'unica immensa progressione di suoni e melodie.

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