Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Secretly Canadian
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Chris Keating - voce, tastiere
- Anand Wilder - chitarra, tastiere, voce
- Ira Wolf Tuton - basso, voce
Additional musicians:
- Jason Trammell - Batteria
- Ahmed Gallab - timpani, percussioni elettroniche
- Kevin Bewersdorf - pianoforte, synth
- Stuart Bogie - corno, armonica, arpa

Tracklist: 

1. The Children
2. Ambling Alp
3. Madder Red
4. I Remember
5. O.N.E.
6. Love Me Girl
7. Rome
8. Strange Reunions
9. Mondegreen
10. Grizelda

Yeasayer

Odd Blood

L'elettronica è ormai diventata un richiamo universale, una musa ispiratrice che, senza sosta, continua a mietere "vittime", a fare proseliti e ad allargare la sua interminabile scia d'influenza. Anche gruppi originariamente partiti da sponde opposte hanno finito per essere inglobati dallo charm del suono sintetico e non può esserci esempio più calzante per dimostrare tale andamento artistico che il ritorno sulle scene degli Yeasayer. Esattamente: i folli statunitensi che nel 2007 avevano scolpito il proprio fantasioso monumento etno-pop si sono messi a fare elettronica. O meglio, synth pop. O meglio ancora, synth pop spudoratamente ottantiano. Odd Blood: sangue bizzarro, luci folgoranti, suoni ammiccanti e atmosfera da aperitivo retrò.
Nessuno si sarebbe aspettato un tale cambio di rotta da parte di un progetto che era salito alla ribalta come punta di diamante del più ricercato pop indipendente, ed in effetti non sono stati pochi coloro che hanno visibilmente storto la bocca di fronte alla nuova creazione degli alchimisti di Brooklyn. Dimenticate le elevazioni corali, le suggestioni orientali di sonagli e tamburelli e le ipnosi tribali di All Hour Cymbals perchè di quest'ultimo, Odd Blood rappresenta l'antitesi, l'emisfero diametralmente opposto.

Così i mesmerizzanti sapori etnici di un esordio che - seppur seppur senza ammaliare eccessivamente - era riuscito non poco a stupire, vengono spazzati via dal passo leggero (ma altrettanto bizzarro) di una danza sintetica fatta di colori luccicanti e melodie 'televisive'. In Odd Blood gli anni '80 rivivono nella loro componente più edonistica e commerciale, nonostante un tocco d'autore che - specialmente negli episodi più ricercati - viene fuori con non trascurabile classe.
Quando The Children apre il disco ci si aspetta un lavoro visionario, emozionante, sperimentale: una voce robotica si instaura sopra ritmi macchinosi, synth profondi e favolose aperture atmosferiche che, una volta terminate, fanno paradossalmente capire che il meglio del meglio di Odd Blood finisce lì. Nessun crescendo, nessuna progressiva scalata verso la vetta: gli Yeasayer mettono in partenza il proprio capolavoro (con le aspettative che giustamente balzano alle stelle) e di lì in poi lasciano andare il disco per fatti suoi, con non troppa organizzazione, pochi stimoli innovativi e tante, troppe strizzate d'occhio al pop da classifica (ed ecco che le aspettative cominciano a crollare).
Eppure quando vengono fuori la spensieratezza di Ambling Alp e le pacchiane trame sintetiche di O.N.E. (ovvero i due singoli estratti dall'album) rimanere impassibili è difficile, nonostante un mood bizzarro e un'impostazione compositiva quantomeno insolita ed inaspettata per un gruppo che fino a due anni fa sembrava provenire da una sorta di Torre di Babele etnica e che adesso appare profondamente mutato tanto nei contenuti quanto in una resa estetica semplicemente shockante. Imbottito di spessi travestimenti sintetici (come quelli che celano il viso umano nella copertina), Odd Blood dà vita ad una pantomima elettronica (vo)luminosa e bizzarra, forse troppo ridondante nelle sue espressioni più dichiaratamente mainstream (i nauseanti ammiccamenti synth-pop della pessima Love Me Girl e della più ballabile Rome) ma sempre capace di tirare fuori dalla manica i propri assi, che in questo caso si chiamano Madder Red (splendido il finale) e Grizelda (affascinante chiusura psichedelica).

In definitiva Odd Blood è un disco particolare, curatissimo e stravagante ma che pecca di eccessivi richiami al synth pop più commerciale e patinato degli anni '80, qui rivisto sotto una luce ancora più accesa e ridondante. Un album che va quindi tremendamente a intermittenza, alternando soluzioni travolgenti ad altre poco fortunate e fin troppo ridondanti, figlie di un'aspirazione stilistica forse esagerata e di un cambio di rotta troppo improvviso e poco meditato.
I soffici veli, i turbanti e i piedi scalzi di All Hour Cymbals si trasformano in cravatte rosa, scarpini lucidati e acconciature patinate: bisognerà vedere a quanti il cambio di abbigliamento degli Yeasayer di Odd Blood piacerà e quanti invece hanno già incominciato a rimpiangere le fantasie etniche del precedente full-lenght.


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