Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Southern Lord
Anno: 
2011
Line-Up: 

Aaron Weaver - Batteria, Sintetizzatori
Nathan Weaver - Chitarra e Voce    Guitars, Vocals
Jessika Kenney - Voce
Aaron Turner - Voce

Tracklist: 

1. Thuja Magus Imperium
2. Permanent Changes in Consciousness
3. Subterranean Initiation
4. Rainbow Illness
5. Woodland Cathedral
6. Astral Blood
7. Prayer of Transformation

Wolves in the Throne Room

Celestial Lineage

“Celestial Lineage”, scritto e registrato nel primo semestre del 2011 e pubblicato a inizio Settembre dello stesso anno, è il quarto full-length della fortunata parabola artistica dei Wolves in the Throne Room, uno dei pochi gruppi Black Metal ad aver fatto breccia anche tra il pubblico Indie e Rock.

Lo diciamo subito: questo sarà il disco della loro consacrazione. Se “Black Cascade” (Southern Lord, 2009), per quanto di gran bellezza, era sembrato una mezza battuta d'arresto (perlomeno a livello d'aggiunta di nuove idee), il nuovo “Celestial Lineage” torna a fare passi avanti e ad incantare con rinnovata maestria.

Il gruppo dei fratelli Weaver riprende il meglio del proprio passato (il Black Metal spazioso, atmosferico e naturalistico di “Two Hunters”, del 2007), lo rinfresca ripescando alcune intuizioni che avevano accennato ma mai sviluppato compiutamente (le interessanti contaminazioni di “Malevolent Grain”, EP del 2009) e lo impreziosisce con alcune nuove, gustose idee.
Idee che arrivano da lontano, visto che nelle dichiarazioni di rilascio del disco il gruppo arriva a tirare in ballo addirittura i Popol Vuh – la spiritualità delle tastiere del celebre gruppo tedesco è stata difatti d'ispirazione per i due ragazzi di Olympia, e la cosa si riflette ad esempio nei sontuosi e ricchi accompagnamenti di synth che sostengono diversi pezzi di “Celestial Lineage”, o anche nei rasserenanti e mistici cori dell'intermezzo “Permanent Changes in Consciousness”.

Non solo: in “Celestial Lineage” trovano spazio anche linee di chitarra più dissonanti e spigolose, in cui si strizza l'occhio al Black Metal attualmente prodotto in entrambe le coste degli States (“Subterranean Initiation”), oltrechè rallentamenti fino a tempi tipici del Doom o dello Sludge, protagonisti nella seconda parte del capolavoro “Thuja Magus Imperium”, opening track di oltre dieci minuti.
Ad arricchire il disco abbiamo anche i più classici interventi acustici, presenti nella splendida “Astral Blood”, brano attorno a cui s'impernia la seconda metà del disco, e che è preceduto e seguito da due dei momenti più interessanti del lavoro, ovvero “Woodland Cathedral” e “Prayer of Transformation”.

La prima, “Woodland Cathedral”, potrebbe ricordare una versione ascetica e illuminata dei Menace Ruine del capolavoro “The Die is Cast” e, tenendo fede al proprio titolo, gode degli interventi corali di stampo sacrale di Jessica Kenney e di un paio di aperture di tastiere/organo di solenne austerità e bellezza (in cui riappare il fantasma dei Popol Vuh che i due Weaver hanno voluto evocare). La conclusiva “Prayer of Transformation” è invece congedo perfetto: chitarre nebbiose e sgranate si dipanano lentamente sopra un funereo scandire di batteria, attraverso percorsi in chiaroscuro, secondo una lezione nota fin dai tempi del Burzum più dilatato e fosco (“Gebrechlichkeit”) ma sempre capace di affascinare.

Tirando le somme, quest'ultima creazione dei lupi americani soddisfa, e non poco: per la maturità con cui hanno saputo amalgamare vecchi e nuovi elementi; per l'abilità nel coniugare spiritualità e intensità sonora; per il modo in cui mantengono sempre organico il loro sound, a prescindere da ciò che ci inseriscono; per il buon gusto di non eccedere mai (nella durata, ad esempio); perchè dopo un “Black Cascade” tanto compatto e monolitico, ci hanno saputo sorprendere; e infine per la pura e semplice qualità dei pezzi.
“Celestial Lineage”, capace di arrampicarsi fino alle vette qualitative di “Two Hunters” e forse pure un pochino più su, è quanto di più interessante e accattivante sia stato pubblicato dai Wolves in the Throne Room.

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