Voto: 
6.2 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Lion Music/Frontiers
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Thorbjörn Englund - voce, chitarra, basso e tastiere
- Leif Eriksson - batteria


Tracklist: 

1. The Hunter (03:13)
2. And So We Remember (04:30)
3. Go To Hell (03:17)
4. My Nevermore (04:11)
5. Like Ships In The Night (03:02)
6. Shutting Out The World (03:27)
7. On a Demon's Night (04:00)
8. The Touch Of Evil (04:26)
9. Cleaning The Machine (03:29)
10. Badlands (05:04)

Winterlong

Metal/Technology

Aria di cambiamenti in casa Winterlong. Proprio così, Metal/Technology, ultima fatica del complesso svedese, presenta un sound piuttosto differente rispetto a quello del passato. I Winterlong non sono altro che la creatura del chitarrista Thorbjörn Englund, l’ennesimo, esaltatissimo, megalomane dello strumento a sei corde. Sul suo sito ufficiale dichiara addirittura di aver ricevuto una chitarra all’età di dieci anni e di aver fondato il primo complesso quando ne aveva appena quattordici. I Winterlong nascono però nel 1998 e si contraddistinguono per sonorità oscillanti fra l’Heavy melodico ed il Power. La Lion Music non si lascia sfuggire l’occasione e li mette subito sotto contratto. La label pubblica quindi i primi tre album del gruppo: Valley Of The Lost del 2001, The Second Coming del 2003 e Winterlong del 2005. Proprio quando la proposta musicale di Thorbjörn iniziava a diventare piuttosto scontata e la critica non aspettava altro che il decisivo passo falso per muovere le solite accuse di ripetitività, ecco uscire Metal/Technology, album che, nel bene e nel male, spiazza un po’ tutti.

Sembra di ascoltare i Primal Fear nell’iniziale The Hunter, tipica hit da tre minuti e poco più. Le componenti Power sono ormai scomparse per lasciare spazio ad un sound prettamente Heavy: riff pesantissimi e batteria devastante. Gli inserimenti elettronici sparsi qua e là non solo impreziosiscono il singolo pezzo, bensì marcano a fondo l’intero album per tutta la sua durata. The Hunter riesce nel difficile compito di travolgere l’ascoltatore senza però annoiare. In Metal/Technology è lo stesso Thorbjörn, oltre che a suonare tutti gli strumenti ad esclusione della batteria, a cantare. La voce dello svedese è grezza e conferisce al sound dei Winterlong ulteriore aggressività. Poco convincente And So We Remember, canzone meno tirata dell’opener e, nonostante tutto, dotata di un buon refrain particolarmente orecchiabile. Go To Hell vede un ritorno alla pura potenza dell’Heavy Metal, determinata specialmente dal possente Leif Eriksson dietro le pelli. Oltre all’aiuto di Leif, Thorbjörn si avvale comunque pure di una drum machine per le parti di batteria. Continuano a contaminare i vari brani gli elementi elettronici, alquanto particolari e percepibili in modo chiaro durante ogni singola traccia.

My Nevermore
appare come una delle song più pesanti del lotto, tuttavia l’eccessiva potenza non ne facilità l’assimilazione da parte dell’ascoltatore, il quale, di conseguenza, preferirà quasi certamente passare subito alla successiva Like Ships In The Night, aperta da un riff massiccio e dai soliti effetti di tastiere. La chitarra crea qui, in alcuni passaggi, melodie davvero eccelse ed a rendere la composizione ancor più gradevole ci pensa l’incantevole e soave voce di una donna. Non altrettanto piacevole la seguente Shutting Out In The World, nella quale, soprattutto in apertura, Thorbjörn osa andare ben oltre gli stilemi dell’Heavy, accarezzando in questo modo quasi il Thrash Metal. Purtroppo le parti vocali non sono tra le migliori ed il risultato è, in certi punti, persino fastidioso. On A Demon’s Night pare inizialmente una ballad, ma si rivela ben presto l’ennesimo brano duro del disco. Si tratta di un pezzo strumentale ed il fatto che esso sia classificabile come uno dei migliori dell’album deve far riflettere. La voce di Mr.Englund è senza dubbio l’handicap maggiore di Metal/Technology e la presenza di un singer maggiormente esperto avrebbe reso l’opera nettamente più godibile. La conferma di quanto appena asserito arriva puntuale con The Touch Of Evil, cui titolo merita veramente un elogio per l’originalità. Pessima song: banale e noiosa, al contrario di Cleaning The Machine. Pur non essendo paragonabile a The Hunter o Like Ships In The Night, la traccia presenta alcuni spunti melodici interessanti. Ottimo ritornello, tastiere veramente trascinanti e persino l’assolo, stranamente, non è duro in misura esagerata. A chiudere Metal/Technology un altro brano assai scadente: Badlands. Tralasciando il fatto che Thorbjörn scelga spesso titoli non proprio singolari, la canzone non dovrebbe nemmeno essere ascoltata, in modo da non rovinare nel finale quanto fatto precedentemente di positivo da Cleaning The Machine. Un modo davvero osceno per chiudere un album, non c’è che dire.

Con Metal/Technology i Winterlong, o meglio il signor Englund, hanno sperimentato nuovi suoni, dei quali i migliori sono sicuramente quelli più futuristici. Due o tre pezzi tuttavia non rendono certo speciale un disco. Questo raggiunge nel suo complesso sì la sufficienza, ma difficilmente verrà ascoltato per intero più di un paio volte. Thorbjörn Englund farebbe inoltre bene a rinunciare a parte del suo carisma esagerato per chiamare con sé un cantante perlomeno dignitoso, altrimenti rischia di finire ben presto nel dimenticatoio, insieme a tanti, troppi, altri gruppi.

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