Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Gabriele Bartolini
Genere: 
Etichetta: 
dBpm
Anno: 
2011
Line-Up: 

- Jeff Tweedy
- John Stirratt
- Nels Cline
- Glenn Kotche
- Pat Sansone
- Mikael Jorgensen

Tracklist: 

1. Art of Almost (Alt.)
2. I Might (Demo)
3. Speak Into the Rose
4. Message from Mid-Bar

Wilco

Speak Into the Rose EP

Botti di fine anno per i redivivi Wilco, che dopo aver confermato ogni più rosea previsione sul loro stato con l' ispirato The Whole Love si ripresentano con un EP, Speak Into The Rose, edito sempre per la personale dBpm e contenente due demo version dei primi due brani del succitato album ed altrettanti brani inediti. La pubblicazione si dimostra atta in maniera particolare alla promozione del singolo omonimo, presente anche nella deluxe edition di The Whole Love, ma come vedremo anche i rimanenti episodi si riveleranno delle vere e proprie chicche.

Non è da cestinare immediatamente l' ipotesi secondo la quale la stessa Speak Into The Rose fosse inizialmente pensata per l' intro alla stessa stregua dell' incantevole Art Of Almost. Prendendo in esame tali compendi, il primo adesso raffinato a dovere in fase di produzione ma senza l' aggiunta di alcuna parte cantata, non sarà difficile notare infatti che oltre alla durata ( che si mantiene intorno ai sette minuti) tra sperimentazione, abbagli kraut, slabbrature noise da parte di una sezione di chitarre formidabile e frivolezze dietro ai synth una somiglianza incredibile in fatto di struttura compositiva e svolgimento della parte in jam - in cui si ricorre sempre al paragone del pittore di fronte ad una tela - con la sola differenza che Art Of Almost preferisce indugiare nell' elettronica e Speak Into The Rose intraprende una via meno soffice e decisamente devota ai Sonic Youth. Per correttezza d' informazione la stessa Art Of Almost posta in apertura dell' EP senza missaggio apparirà in una veste melodica molto più vicina di quanto si pensi al pop dei Coldplay, anche se a sentire l' infiammata coda finale - a tratti molto più incisiva che su disco - il dubbio rimane eccome.

Subito dopo troviamo I Might, dal cui "slegato" architrave si riesce a far chiarezza sull' efficacia di chitarre e tastiere in questi quattro minuti di candido power-pop, dotati adesso di meno effetti e molta sostanza, a fronte anche di una sample ripresa direttamente dagli Stooges di T.V. Eye chiara e concisa. In chiusura da analizzare rimane il secondo inedito, Message From Mid-Bar, composizione per voce e piano arricchita a metà dalla mano leggera di chitarra e piatti in modo da rendere il tutto più spensierato e non far abbinare la traccia ad una b-side di A Ghost Is Born, ma piuttosto ad un opposto dell' Hedda Gabbler di Cale.

Come da copione, Speak In The Rose si dimostra un degno proseguimento di The Whole Love, capace di aggiungere due tracce sopra la media, che seguendo il ragionamento utilizzato per la recensione del disco-madre interesserebbero sia i momenti d' impatto che quelli razionali, oltre che scaltro nell' infarcire il circuito delle rarità con due versioni "senza veli" tutt' altro che scontate.

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