Voto: 
6.7 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Anticon
Anno: 
2009
Line-Up: 

- Jonathan "Yoni" Wolf
- Josiah Wolf
- Doug McDiarmid
- Andrew Broder
- Mark Erickson

Tracklist: 


1. These Hands
2. January Twenty Something
3. Against Me
4. Even the Good Wood One
5. Into the Shadows of My Embrace
6. One Rose
7. On Rose Walk, Insomniac
8. Berkeley by Hearseback
9. This Blackest Purse
10. Eskimo Snow

Why?

Eskimo Snow

L'ultimo disco di Yoni Wolf & soci suona contemporaneamente come la sua definitiva consacrazione fra il pubblico ma anche come il suo disco meno caratterizzato e riuscito.
Registrato contemporaneamente al suo predecessore Alopecia, Eskimo Snow si mostra meno accattivante, meno propenso a rompere con il passato, meno fresco dei predecessori; la struttura della composizione è anche più scontata e ordinaria, mentre in certi momenti aleggia una piccola sensazione di dejavù dai precedenti album dai quali viene riciclato qualche stilema. Ma ci sono anche elementi positivi, nella fattispecie la consueta classe con cui Yoni scrive le canzoni (anche se qui suonano più prevedibili e ridondanti), frutto di una cura certosina in fase di composizione che mantiene il songwriting genuino, senza farlo scadere in un blando, derivativo pop zuccheroso e manieristicamente facilone ma infondendogli comunque un minimo di personalità e significato.
In generale comunque non ci sono particolari accenti timbrici, facendo sembrare le canzoni più che altro una raccolta di eleganti pezzi pop/acustici e nulla più.

Eskimo Snow
rimane così uno scorrevole esempio di indie pop leggero, brioso e spedito, più lineare ed immediato dei precedenti album, arricchito da infiltrazioni quasi da indie folk e a tratti gospel, maggiormente incentrato sul pianoforte, del tutto pulito da ogni ulteriore rimasuglio hip hop e sempre orecchiabile. Forse insufficiente per elevarlo al di sopra del mare delle uscite così come fecero le pietre miliari che il suo creatore ha pubblicato in passato, oltre che in confronto proprio ad esse (l'eco di Elephant Eyelash ancora non si è assopito), e forse con il rischio che alla lunga venga considerato solo una raccolta di b-sides, visto il periodo in cui sono state composte le canzoni (ma in realtà la storia è più simile a quella dei Radiohead con Kid A e Amnesiac). Come se ci fosse stato un appiattimento mascherato dietro la ricchezza di melodie, una ricchezza alla lunga sbrodolata, ma non ancora spenta, e il cui autore è lungi dal non avere più nulla da dire dopo una lunga e proficua carriera.

Se episodi come January Twenty Something, Into the Shadows of My Embrace (tranne che nell'improvvisa outro distorta e dissonante) o Even the Good Wood One sono fra i più scontati e alla lunga noiosamente piatti, altri pezzi invece, come This Blackest Purse con i suoi bassi pulsanti e le atmosfere eteree, o la dolcezza acustica un po' patinata ma malinconica della titletrack, anche se formalmente non troppo originali hanno risvolti emotivi sufficientemente più profondi.
Il capolavoro dell'album però è probabilmente Against Me, trascinata dai climax vissutissimi e gli intrecci fra cimbali e chitarre lievemente effettate, e suona interessante anche il teso e lievemente psichedelico mid-tempo di On Rose Walk Insomniac; ma la breve introduzione di These Hands ed il pop acustico di One Rose e Berkeley on Hearseback non incidono granché scorrendo via senza lode e senza infamia.

Dovessimo parlare di art-pop, non ci includeremmo Eskimo Snow. Ma non lo butteremmo neanche.
Certamente molti fanboy dell'indie difenderanno a spada tratta Why?, mentre gli anti-indieboys considereranno tutto scarto. Noi preferiamo vedere l'artista americano con fiducia per il futuro, perché la genesi di questo album è la stessa di Alopecia ma i dischi sono stati differenziati probabilmente perché egli stesso notava la minore caratterizzazione rispetto al lavoro principale (oltre che il diverso mood e le diverse atmosfere, più incalzanti), perché nei momenti di maggiore ispirazione della sua carriera Yoni ha rivelato un genio fuori dal comune e perché anche i suoi "scarti" riescono a far parlare di loro rispetto ai vertici di molti altri.

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