Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Retroactive Records
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Scott Wenzel - voce
- Rex Carroll - chitarra, basso, backing vocals
- Michael Feighan - batteria, backing vocals
- Antonio Acevedo - basso nelle tracce 1, 2, 3, 11

Tracklist: 

1. Who Will You Follow
2. Enough Is Enough
3. He Is The Rock
4. Lookin' For A Reason
5. No Way I'm Goin' Down
6. Seein' Is Believin'
7. All I Need
8. Nagasake
9. Signs Of The End
10. Love On The Line (Bonus Track)
11. Re:Animate (Bonus Track)
12. Hidden Outtake 1
13. Hidden Outtake 2
14. Hidden Outtake 3
15. Hidden Silliness

Whitecross

Nineteen Eighty Seven

Uscito originariamente come self-titled nel 1987, come del resto è facilmente intuibile dal nuovo titolo, l'album in questione rappresentò l'esordio discografico dei Whitecross, la rock band formatasi a Chicago nel 1986 che divenne presto uno dei nomi più noti all'interno del circuito del c.d. "white metal" al pari dei vari Petra, Stryper o White Heart.
Questo Nineteen Eighty Seven, più che una ristampa, è una vera e propria ri-registrazione ad opera della Retroactive Records, con l'aggiunta delle tracce Love On The Line e Re:Animate, tratte dal loro demo, e di altre quattro bonus track consistenti nelle conclusive tracce nascoste, ma con l'inspiegabile assenza della ballad You're Mine, uno dei pezzi che tanto contribuì al buon risultato ottenuto dall'esordio discografico del combo di Chicago ai tempi della sua uscita.

La band faceva affidamento sulle virtù chitarristiche di Rex Carroll e sul timbro graffiante del singer Scott Wenzel, proponendo un hard n' heavy che trovava nei secolari Ratt il maggiore e spesso anche lampante termine di paragone, oltre ad altre chiare assonanze con i Warrant ed in parte minore con i Whitesnake, rispetto ai quali erano meno bluesy e più heavy.
L'episodio in esame si può considerare uno dei migliori nella lunga carriera dei Whitecross, probabilmente il migliore dopo In The Kingdom, album del 1991 che può essere considerato il punto più alto raggiunto dalla band americana nei suoi oltre venti anni di storia.

Nonostante le liriche siano improntate su temi religiosi, con il chiaro intento di diffondere attraverso la forza espressiva dell'hard n' heavy il messaggio cristiano, la musica si presenta sempre grintosa e graffiante, come si può dedurre fin dalle battute iniziali con Who Will You Follow, brano tirato e caratterizzato da un riffing energico, e con Enough Is Enough, una delle composizioni che maggiormente li accomuna a band loro contemporanee come Ratt o Warrant.
La bella accoppiata composta da He Is The Rock e Lookin' For A Reason è indubbiamente il momento migliore del platter, trattandosi di due brani trascinanti ed elettrizzanti, dal buon impatto melodico e dai grintosi ed azzeccati refrain. Ciò che segue si mantiene sulle stesse coordinate stilistiche e sonore, come dimostrano le varie No Way I'm Goin' Down, Seein' Is Believin' o All I Need, conferendo in tal modo all'intero lavoro un carattere omogeneo e compatto, ma al contempo un po' prevedibile e privo di particolari scossoni o novità, con la sola eccezione della strumentale Nagasake. Ecco perché l'assenza della ballad You're Mine si fa sentire ancora di più, nonostante a sopperire a questa carenza di varietà accorrano, ma solo in parte, le due bonus track Love On The Line, tirata e grintosa anch'essa, in piena sintonia con il resto del lotto, e Re:Animate (altro pezzo strumentale), mentre poco e niente aggiungono al valore della release le quattro brevi tracce nascoste.

Nineteen Eighty Seven è un album che sicuramente non può mancare negli scaffali di qualsiasi amante e seguace del "christian rock", presso i quali la band rappresenta una vera e propria istituzione, e comunque si tratta di un lavoro in grado di suscitare l'interesse di qualsiasi abitudinario ascoltatore dell'hard n' heavy.

  

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