Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
Full Time Hobby
Anno: 
2008
Line-Up: 

James Petralli – voce, chitarra
Steve Terebecki – voce, basso
Joshua Block – batteria

Tracklist: 

1. Let's Talk About It - 3:53
2. Shake Shake Shake - 2:37
3. Sitting - 2:16
4. I Can Tell You - 1:57
5. Mess Your Hair Up - 4:48
6. Heart from Us All - 3:10
7. All You Really Have to Do - 2:48
8. Look That Way at It - 3:25
9. Darksided Computer Mouth - 2:15
10. WDA - 3:03
11. Don't Look That Way at It - 4:03
12. IEIEI - 3:13

White Denim

Workout Holiday

I White Denim sono un trio di Austin (Texas, USA), nati nel 2006 dalla collaborazione dei due ex-Parque Touch Joshua Block (batteria) e James Petralli (chitarra e voce) con Steve Terebecki (basso e voce).

Durante una lunga serie di live show, i tre registrano gli EP Let's Talk About It, Workout Holiday e RCRD LBL EP (quest'ultimo contenente nuove registrazioni di soli tre pezzi del precedente EP).

Il primo full-length Workout Holiday (Full Time Hobby, 2008) contiene 12 tracce, divise tra inediti e ri-registrazioni dei pezzi già presenti sugli EP di debutto.
Il sound del power-trio si inserisce lungo la scia del revival garage-rock aperto dai The White Stripes, ma lo detona dall'interno con contaminazioni tanto eterodosse da trasfigurarlo completamente.
L'influenza più pesante è forse quella della The Jon Spencer Blues Explosion, con il suo equilibrio di groove blues-rock e nichilismo punk, tuttavia già dalla coda dell'opener Let's Talk About It emergono elementi stranianti come i campionamenti elettronici e una pioggia di colpi sulla campana.
Shake Shake Shake porta avanti la strada del punk-blues grazie ad una micidiale miscela di riff garage sporco e metallico, batteria fragorosa, basso groovy e tagliente alla Shellac, cori da pub e voci di sottofondo.
La confusione stilistica viene introdotta seriamente da Sitting, con tastiere melliflue e riverberate polifonie vocali alla Merseybeat, e ulteriormente accentuata da I Can Tell You, un gioco tra sezione ritmica quasi tribale (sposata ai vocalizzi da shouter afroamericano) e certosini tocchi melodici alle chitarre effettate, ma raggiunge l'apice grazie a Mess Your Hair Up, lunga 5 minuti (praticamente il doppio rispetto ai precedenti spasmi appena abbozzati) e turbinante in un incrocio tra sconnesso garage-punk e composizione d'avanguardia, con un tema che si spegne gradualmente in una breve stasi di droni che si alterna poi ad una ritmica bombastica, acquisisce un battito dance, si spegne nuovamente facendo restare prima colpi di chitarra e poi il silenzio totale, prima di una nuova ripresa con basso noise-rock alla Scratch Acid e progressive stratificazioni ritmiche.
Una più easy listening melodia vocale quasi country, accoppiata al più canonico garage-rock delle chitarre, sostiene Heart from Us All, bilanciando la selvaggia All You Really Have to Do, costruita su ritmiche funk, con omaggi agli shouter neri da una parte e al chitarrismo e batterismo sconnessi tipici di Captain Beefheart dall'altra.
Altri tocchi avanguardisti fanno deflagrare la strumentale Look That Way at It in un'orgia di frammenti ritmici e chitarristici spezzati e ricomposti in un continuo vorticare, mentre Darksided Computer Mouth affoga tra vocalizzi dementi, batteria lo-fi fragorosa, pulsazioni di basso e feedback rumoristici, avvicinando sempre più la band anche al sound dei Minutemen.
La più quieta WDA confonde ulteriormente il calderone generale, con lamenti vocali onirici e tocchi melodici più rilassati, prima della conclusione affidata ai zoppicanti e dissonanti garage-rock Don't Look That Way at It (con svariati inserti psichedelici) e IEIEI (con una melodia freak alla Frank Zappa prima di un excursus alla chitarra acustica su tappeto di ritmiche rumoristiche).

Il contemporaneo Exposion (Transmission, 2008), pubblicato tre mesi più tardi, è invece nient'altro che il primo full-length nella versione per il mercato americano; contiene una selezione di 9 tracce dai primi EP, più gli inediti Transparency, You Can't Say e Migration Wind, tre garage-rock con inserti psichedelici in fin dei conti non troppo avventurosi.
Ma in tale nuova edizione mancano anche alcune delle migliori composizioni già presenti in Workout Holiday, che resta quindi superiore nella sua versione originale.
 

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