Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Napalm Records/Audioglobe
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Oliver Falk - tastiera
- Daniela Nipp - violino
- Ritchie Wenaweser - voce
- Dina Falk- voce
- Adrian Büchel - batteria
- Christian Sele - basso


Tracklist: 

1. Bewitched Herds Boys
2. The Ghosts Of New Year’s Eve
3. Question By The Night Ghost
4. The French And The Wine
5. The End Of The Wizard
6. Among Them
7. Foal In An Egg
8. Overheard
9. Gipsy Magic

Weltenbrand

The End Of The Wizard

Dal principato del Liechtenstein giunge il sestetto riunito sotto il moniker di Weltenbrand, che realizza la quinta pubblicazione ufficiale, tale The End Of The Wizard, che mostra uno stile parecchio riconducibile a composizioni gotiche di stampo operistico o ad altre di Dark atmosferico/Ambient: c’è da segnalare prima di tutto come nella band non siano presenti chitarre acustiche né elettriche, ma tutti i tessuti si sviluppino attraverso l’ampio uso del violino di Daniela Nipp e delle tastiere dominanti di Oliver Falk. Le nove tracce in cui il full-lenght del 2006 è diviso, propongono dei ritmi lenti e parecchio votati a soluzioni avvolgenti, create grazie all’impiego delle voci di Ritchie Wenaweser e di Dina Falk, dal feeling oscuro e, a tratti, operistico.

Già dall’iniziale Bewitched Herds Boys si comprende come i Weltenbrand non fatichino a costruire delle splendide architetture che viaggiano tra spunti neoclassici ed altri più gotici: il song-writing e l’esibizione sono praticamente perfetti, le liriche assumono un’aria di mistero nel narrare le leggende e le saghe del mondo mitico del piccolo principato del Liechtenstein. Influenze medievali si mischiano ad un contesto tenebroso ed alquanto legato alla terra d’origine della band: i cori si fondono con suprema maestria, mentre la sezione ritmica emerge solo in alcune zone, quasi totalmente celata dalle penetranti tastiere e dal soave violino.
Il punto di forza del disco è quindi la capacità di mostrare delle canzoni sempre molto curate sul piano esecutivo e strettamente stilistico, poiché tutto l’album è strutturato con efficacia e senza disomogeneità al suo interno; ciò che invece rappresenta la pecca di The End Of The Wizard è l’estrema somiglianza di tutti i pezzi, dai ritmi lenti alle atmosfere soffuse e velate, dagli intrecci vocali all’approccio adottato in ogni episodio.
Pertanto l’opera è difficile da assimilare perché non scorre via veloce, data la ricchezza di passaggi ripetitivi e di scelte che alla lunga possono apparire monotone (ma non scontate): il sound si carica di diverse parti di tastiera, che cercano di riempire il vuoto lasciato dall’assenza delle chitarre, anche con leggeri apporti di elettronica (The French And The Wine).

Sebbene The End of The Wizard possa risultare noioso, si deve apprezzare il grande sforzo di questi sei musicisti che potranno piacere agli amanti del Dark/Ambient come del Gothic più sinfonico, fino ai fans di acts che uniscono sonorità operistiche/medievali a timbri Metal, Haggard in primis.
All’interno del panorama mondiale c’è sicuramente di meglio, ma non per questo dobbiamo tralasciare una realtà che sta crescendo costantemente dopo ogni pubblicazione (e il contratto con la Napalm Records lo dimostra), quali i Weltenbrand sono.

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