Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
XO
Anno: 
2011
Line-Up: 

Abel Tesfaye - voce, testi

Doc McKinney, Illangelo, Zodiac - produzione

Tracklist: 

1. High for This - 4:09
2. What You Need - 3:26
3. House of Balloons / Glass Table Girls - 6:47
4. The Morning - 5:14
5. Wicked Games - 5:25
6. The Party & The After Party - 7:40
7. Coming Down - 4:55
8. Loft Music - 6:03
9. The Knowing - 5:57

Weeknd, The

House of Balloons

Uno dei migliori debutti del 2011 si è senza dubbio rivelato quello di Abel Tesfaye, canadese di origini etiopi, classe 1990, lanciatosi nel mercato discografico sotto il moniker The Weeknd. In realtà i suoi primi leak risalgono al 2010, ma è solo con il mixtape House of Balloons, rilasciato l’anno seguente, che la sua fama si è rapidamente estesa. Le nove tracce di cui si compone quest’album (che per genesi sarebbe più correttamente catalogabile come compilation) godono di un’intelligente e furba produzione ad opera di Doc McKinney, Illangelo e Zodiac (si era rumoreggiato di un coinvolgimento anche di Noah “40″ Shebib, il producer di Drake, ma la voce è stata poi smentita, sebbene potesse essere perfettamente plausibile all’ascolto), e dell’acuta, pulitissima, quasi “bianca” vocalità del giovanissimo Tesfaye, capace di ricollegarsi alla tradizione soul tipica di Marvin Gaye aggiornandola però ai trend R&B degli ultimi dieci anni.

Le caratteristiche che danno una netta importanza e carica innovativa all’album sono diverse. Anzitutto, e sopra ogni altro merito, i pezzi costruiscono un perfetto ponte tra il mondo soul-R&B e quello elettronico-industrial, matrimonio riuscito sorprendentemente senza alcuna sbavatura; in secondo luogo, The Weeknd si diverte allo stesso tempo ad essere melodicamente catchy ed anche a non seguire fili logici precisi in termini di songwriting, lasciando spesso che la voce veleggi apparentemente senza mèta, e togliendo all’ascoltatore la sensazione di avere dei saldi baricentri all’interno delle canzoni: sebbene il potenziale commerciale di questi pezzi sia altissimo (complici i testi spesso lascivi), ci si muove comunque in reami più “free” di qualsiasi altro popolare act R&B, richiamando alla memoria ora le soffici improvvisazioni del jazz-pop ora i lunghi esperimenti soul di Isaac Hayes; le basi sono inoltre un vero e proprio campionario di “segni”, raccolgono (quasi catalogandole) caratteristiche musicali provenienti da fonti disparate, assorbendo influenze da tutto il filone del dubstep (Burial in particolare), da melodie e distorsioni marchio di fabbrica dei Nine Inch Nails, dal recentissimo filone spettrale “witch house” e via avanti, mescolandole tuttavia con una grande attenzione nel farle suonare sempre vellutate e calde, in modo che il risultato finale sia sempre compatibile con il mood soul-R&B incarnato dalle parti vocali.

Un pezzo come la opener High for This, con la sua progressione ritmica dubstep e i suoi fondali strumentali oscuri, quasi vicini al dark-ambient industriale, potrebbe essere uscita dalla mano di Burial, se non fosse per il dominio esercitato dalla voce, che porta l’intera atmosfera nel mondo R&B.
La voce diventa filtrata e messa in secondo piano per la successiva What You Need, adagiata su morbidi tappeti chill-out/ambient, in atmosfere che tornano poi nella simile, ma più inquieta e ritmata, The Morning.
I quasi 7 minuti di House of Balloons / Glass Table Girls collegano una prima parte dalle influenze new wave/synth-pop alla 1980s con una discesa improvvisa nel beat elettronico e minimale della seconda parte, più vicina all’hip-hop metropolitano e ai Massive Attack.
La carica erotica sottesa a sostanzialmente tutti i pezzi diventa esplicita e tocca il proprio vertice in Wicked Games, soffusa e avvolgente ma allo stesso tempo fisica e carnale, giocata sul pulsare dei bassi e sul ritmo rallentato, arrangiata da arpeggi di chitarra e lontani tocchi di pianoforte, mentre Tesfaye cesella una delle sue melodie più memorabili.
Un altro notevole risultato si ha con i quasi 8 minuti dell’altrettanto lenta The Party & The After Party, in cui l’atmosfera esotica di base viene resa leggermente dark dal comparire ritmico delle distorsioni di basso, e dalle riverberate e lontani voci del chorus, fino al giro di boa che la evolve anche qui in una seconda parte, stavolta con battiti più sparsi e in primo piano delle chitarre funkeggianti (mantenendo però sempre il ritmo lento e l’atmosfera soffusa).
I droni spettrali e industriali che stanno alla base di Coming Down si accompagnano ad un’altra base ritmica in stile Burial, mentre le voci riverberate e stratificate costruiscono il pezzo.
Loft Music (6 minuti), costruita su di un campionamento di Gila dei Beach House, giunta a metà si perde nel vuoto e diventa un pezzo ambient senza alcuna struttura ritmica, lambendo territori onirici.
Altre influenze dalla new wave alla 1980s tornano nei cori vocali stratificati e in tocchi d’arrangiamento alla The Cure della conclusiva The Knowing (che non a caso campiona Cherry Coloured Funk dei Cocteau Twins), per il resto sovrastata da synth vellutati e distorsioni di chitarra elettrica, stratificati in un'altra esperienza allo stesso tempo spettrale e avvolgente.

Siamo di fronte ad un’uscita innovativa sia nel campo del dubstep che in quello dell’R&B, che quindi si allinea da una parte ai contemporanei artisti definiti al momento “post-R&B” come Drake, e dall’altra a quelli post-dubstep con però influenze vocali dalla tradizione soul, come James Blake.

Complice un (per una volta meritato) buon hype mediatico visto come ottima occasione da sfruttare, Tesfaye si farà prendere la mano e completerà a tempo record altre due release per concludere così una “trilogia” pensata in teoria già in partenza; escono quindi nello stesso 2011 anche Thursday e Echoes of Silence, altri due album-compilation, e non autorizzato anche l’EP The Noise. Inutile dire che queste release, complice la fretta e l’assenza di innovazioni decisive alla formula di partenza, risultano un gradino inferiori a questa prima, che invece si può tranquillamente considerare una delle uscite più fresche e interessanti di inizio decennio.

 

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