Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Lion Music/Frontiers
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Mr. V - tutti gli strumenti, voce
- Matthias Marklund - chitarra in The Astral Factor e Painting Without Colour

Guest:
Magnus Lindgren - su Mountains


Tracklist: 

1. Mountains
2. Floating
3. The Astral Factor
4. Diamond Moon
5. Painting Without Colours
6. Midnight Flyer
7. Scarytale
8. Timewind

Waterclime

The Astral Factor

Andreas Hedlund, alias Vintersorg, negli ultimi anni della sua ampia produzione ha cambiato notevolmente il suo stile, andando a ricercare sonorità sperimentali in ognuno dei suoi numerosi progetti: come quello personale, denominato appunto Vintersorg, ha subito un allontanamento dal Viking Metal/Folk proposto dal 1994 fino a raggiungere un Progressive alquanto originale, mistura di elettronica e tradizione popolare scandinava, così i Borknagar sono giunti a tratti Avant-garde di notevole eleganza stilistica. La formazione musicale del polistrumentista svedese pone le sue radici nel Progressive Rock settantiano e il desiderio nascosto di Hedlund era quello di organizzare un nuovo solo-project in cui esibire tutte le idee che non hanno potuto trovare spazio nella totalità della sua discografia.

E’ sorto così Waterclime, proposta Progressiva che debutta nel gennaio 2006 con The Astral Factor: Andreas, dopo aver assunto il nuovo pseudonimo di Mr. V, si è dedicato alla stesura di otto pezzi che conciliano le influenze degli Yes e degli Uriah Heep degli anni ’70 con il filone più tradizionale svedese. The Astral Factor dal punto di vista lirico, continua sulla scia dei lavori di Vintersorg, esplorando la natura e lo spazio nella sua molteplicità. Ciò di cui è dotato l’album è una certa propensione verso la presentazione di una musica ricca di colori e di venature melodiche, abbellita dalla caratteristica voce dell’artista e abbastanza varia nel suo risultato finale.
Il lavoro straripa di soluzioni inusuali e sperimentali, come l’impiego di flauti e strumenti caratteristici nordici all’interno del tessuto sonoro delle chitarre: l’elettronica inserita pesantemente da Mr. V nei sottofondi a volte pare esagerata e troppo connessa all’ultima produzione dei Borknagar. Mountains, l’opener di The Astral Factor, proprio perché colma di idee, appare abbastanza disorganica nella struttura, sebbene la voce descriva delle buone melodie.

Non manca un sound più votato al Jazz in alcune sezioni, sempre condito dall’atmosfera nordica onnipresente nelle opere dello svedese: Floating costituisce un esempio concreto a cavallo tra la tradizione degli Yes e altre correnti più distanti e qui inserite con efficacia. La title-track The Astral Factor è meglio costruita nei suoi temi di tastiera che non dimenticano il feeling tipico degli ultimi Amorphis; più raffinata e non lontana da parvenze della musica dei Camel è Diamond Moon, distesa e melodica, ma abbastanza piatta e priva di innovazione.
Painting Without Colours raffigura invece un discreto capitolo di sperimentazione, che rivisita i Genesis in chiave moderna: Mr. V non è dotato delle doti canore di Peter Gabriel e quindi il cantato non risulta straordinario e, allo stesso modo, anche la parte strumentale è nettamente inferiore in qualità.
La produzione dell’album non è ottima, come dimostrano brani quali Midnight Flyer, abbastanza impastato nel suo incedere, nonostante affiorino buoni spunti di chitarra e di tastiera, e la conclusiva Timewind, l’episodio migliore dell’album, a cavallo tra Folk e Progressive spinto e ben composto.

The Astral Factor è un disco difficile da assimilare ed alquanto insipido al primo ascolto, perché potrebbe parere monotono e scontato in molte sue parti; Mr. V negli anni del suo operato ha mostrato perle decisamente più interessanti di questo progetto Waterclime ma, considerando il fatto che The Astral Factor è il full-lenght di debutto, si potrebbe ben sperare per un futuro competitivo e coinvolgente per Hedlund in ambito Progressive Rock. Tuttavia, da un artista completo ed esperto come Mr. V ci si sarebbe aspettato obiettivamente di più.
Concludendo, non un album da scartare, ma da ascoltare e, col tempo, apprezzare: consigliato però solo agli amanti del Progressive vecchio stampo o agli appassionati irriducibili di Vintersorg nei suoi molteplici progetti.

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