Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Andrea Sacchi
Genere: 
Etichetta: 
Black Hellvis/Withe Hound
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Andrea Repetto - Voce, chitarra
- Marco Linardon - Chitarra
- Fabrizio Frignani - Basso
- Stefano Zerbo - Batteria


Tracklist: 


1. Marylin Monroe
2. At Your Eyes I Am Nothing
3. Jesus
4. Glorified Eight
5. Johnny Shooter
6. Tora Tora Tora
7. Erika’s Song
8. Ode To The Vandalism
9. Dying In The Sun
10. Partizans
11. My Nicotine
12. Italy Shit Fuckoff
13. Promised Land
14. I Am The Punk

Viola Riot

Viola Riot

Rock, punk e grunge. I Viola Riot sono un po’di tutto questo. La band di Novi Ligure, dopo due demo pubblicati nel 2005 e all’inizio del 2006, giunge con l’album omonimo al proprio debutto discografico.
Il disco è dinamico e pieno di energia, la band elabora le proprie influenze con personalità, regalandoci quattordici schegge che forse non brilleranno per lo spessore tecnico ma cariche di adrenalina. L’opener Marylin Monroe mette subito in luce come i Nirvana più schietti siano stati per i piemontesi una sorta di nume tutelare, poiché la loro eco si avvertirà anche durante il resto dell’album. Ma i Nirvana che piacciono ai Viola Riot sono quelli più arrabbiati, lo si sente nelle vocals urlate e al vetriolo di Andrea, che interpreta i brani con enfasi, sebbene tenda a volte ad una eccessiva linearità.

C’è spazio anche per un vecchio punk alla Sex Pistols, graffiante ma con un occhio di riguardo per la melodia, avvertibile in refrain trascinanti e scanzonati che assimilerete già dopo i primi ascolti. Dal nostro punto di vista è positiva la scelta di optare per episodi schietti e sanguigni che escludendo troppi orpelli si rendono immediatamente apprezzabili per l’ascoltatore. Impossibile rimanere fermi ascoltando la trascinante Jesus e la successiva Glorified Eight, una song che mette in luce un approccio più melodico nella quale si avvertono alcune reminescenze alla Smashing Pumpkins. Inoltre ci convincono in particolare la “nervosa” Ode To The Vandalism, davvero tellurica, e ancora My Nicotine, dall’incipit vagamente zeppeliniano.
In generale le song scorrono senza intoppi e mostrano un buon impatto, idee chiare e maturità. Se vogliamo essere pignoli potremmo suggerire a questi ragazzi di aggiustare le linee vocali, che in alcuni punti appaiono troppo aggressive e statiche, ma si tratta del classico pelo nell’uovo.
Una nuova realtà da tenere in considerazione nel sempre più vasto vivaio tricolore.

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