Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Gabriele Bartolini
Genere: 
Etichetta: 
Shit Music For Shit People
Anno: 
2012
Line-Up: 

- Nene - Bass
- Anna - Guitar, vocals
- Krano - Guitar
- Caio Miguel Montoro - Drums

Tracklist: 

01. Summer Holiday
02. A Sweet Bitter Winter

Vermillion Sands

Summer Melody

Se seguite da tempo la proposta offertavi dalla nostra webzine, il nome dei Vermillion Sands non dovrebbe sembrarvi nuovo. Solo un mese fa infatti parlando con Franz Barcella, bassista dei Miss Chain & The Broken Heels, avevamo buttato ( forse anche più di) un occhio ai recenti avvicendamenti riguardanti il panorama garage-beat e punk nostrani, inevitabilmente ( e fortunatamente) costretti a constatare come molti dei nuovi o "vecchi" nomi italiani fossero con buona probabilità gli stessi incendiari animatori del palcoscenico rock 'n' roll europeo.
La Crisi, Movies Star Junkies e Mojomatics sono solamente i nomi più famosi, i capitani di una folta schiera di bands devoti al sacro mito del rock degli antipodi, dai canoni certamente ormai codificati ma pur sempre variegati nei suoi ristretti giri.

Giust' appunto, se i Miss Chain & The Broken Heels per la loro frizzantina proposta si immergono nel mondo beat e retrò-pop, i Vermillion Sands si sono fatti conoscere sì per un approccio radiofonico come il gruppo bergamasco, ma anche e soprattutto per la sgargiante capacità di saper abbinare ballate country-folk psichedeliche a momenti di puro fuzz sixties. Il nuovo 7” edito per la scaltra italiana Shit Music For Shit People conferma le loro oramai svelate intenzioni, aggiungendo al conto dei singoli altri due imperdibili brani per chi ritiene Nuggets una Bibbia.
Addobbato come si deve dal suggestivo artwork del grafico Gennebra, Summer Melody – contenente l' omonima traccia estiva contrapposta all' invernale A Sweet Bitter Winter – rappresenta in particolare l' occasione per evidenziare il definitivo passaggio ad un tipo di produzione certosino, pronto a scindere in due tronconi le prime registrazioni ( tra cui si segnala per i ritardatari almeno l' ottimo singolo di debutto Mary), palesato in parte già nel riassuntivo pastiche dell' album omonimo due anni fa ma qui trascritto a lettere cubitali.

Oltre a questo, nulla che si distanzi per progettazione ed esecuzione dalle uscite targate Hell, Yes! e Sacred Bones, certo, ma la miscellanea di garage mainstream ed underground, di Kinks e Paul Collins, funziona sempre e comunque, con la voce ipnotica di Anna poi, un contrappasso addirittura meglio funzionante. Fin tanto che, in vista del loro nuovo full-lenght e di quello di Movie Star Junkies e Mojomatics, viene da chiedersi come mai tale impronta di primordiale originalità non venga riconosciuta ed acclamata almeno quanto la proposta dei pallidi imitatori indie di tale genere.

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