Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Marcello Zinno
Genere: 
Etichetta: 
Dark Balance Records
Anno: 
2009
Line-Up: 

:
- Gabriella - voce
- Csaba - chitarra
- David - basso
- Balazs - batteria


Tracklist: 

:
1. Opening
2. Lend Me Your Wings
3. The One
4. Desperati
5. Torn Within
6. Where Statues Cry
7. The Divine Comedy?
8. Freefall
9. This Tragic Overture

VelvetSeal

Lend Me Your Wings

Fautori del gothic metal, questo è un album pensato per voi. Sì, perché nonostante il gruppo si incoroni con l’etichetta di “Symphonic Dark Metal band” non si tratta altro che dell’ennesimo album con voce femminile costellata da notevoli influenze di violini e tastiere dipinti su un letto di riff corposi come un qualsiasi gruppo nu metal sarebbe in grado di fare. Figli dei Nightwish, ma con delle chitarre dai tempi più rilassati (più alla Evanescence), decisi come gli After Forever e meno orchestrali dei Within Temptation (nonché lontani dalle vette altissime di Sharon den Adel), i VelvetSeal ripropongono proprio il gothic metal che gira tra i cinque continenti da anni e che da sempre esalta cerchie molto ristrette, seppur fedelissime, di fan. Insomma per dirla in altri termini tutte le caratteristiche già incluse nel nome Delain.

L’album non risulta per nulla spiacevole ma l’intento di trovarci delle idee concrete ed originali su cui costruire un futuro a nome VelvetSeal richiede davvero molte energie; anche la ricerca di una qualsiasi forma di azione pretenziosa per la quale potrebbero essere additati di eccessiva immaturità, ma che al contempo li differenzierebbe dal marasma di band già ascoltate, risulta opera vana. In alcuni passaggi si sentono echi addirittura alla Therion (qualche passaggio di The One è solo un esempio), ma nulla comunque che possa solo infastidire una delle band prima citate per qualità compositiva. C’è da dire che si apprezza una notevole attenzione verso la produzione e, seppur le chitarre risultino talvolta un po’ caotiche, è chiaro il notevole lavoro svolto al fine di incastrare e far risaltare ogni singolo strumento.
Nessuna traccia che risalti sulle altre ma uno stato d’animo unico, la cui piattezza viene resa ancora più stabile da brani con delle strutture quasi inamovibili; probabilmente l’unica degna di citazione potrebbe essere The Divine Comedy? con i suoi tempi stoppati, il bridge corposo ma non esuberante e la sua maggiore coerenza ad un sound metal che potrebbe essere valorizzato se suonato da un palco. Solo per appassionati.


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