Voto: 
6.7 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
Cotillion
Anno: 
1970
Line-Up: 

Lou Reed - chitarra, piano, voce
Sterling Morrison - chitarra
Maureen Tucker - batteria, voce
Doug Yule - basso, organo, voce, cori

Tracklist: 

1. Who Loves the Sun – 2:50
2. Sweet Jane – 3:15
3. Rock & Roll – 4:47
4. Cool It Down – 3:05
5. New Age – 4:39
6. Head Held High – 2:52
7. Lonesome Cowboy Bill – 2:48
8. I Found a Reason – 4:15
9. Train Round the Bend – 3:20
10. Oh! Sweet Nuthin' – 7:23
 

Velvet Underground, The

Loaded

Cacciati dalla MGM, i The Velvet Underground vengono in breve scritturati dalla Atlantic con la precisa richiesta di produrre un disco "loaded with hits".
Il titolo che daranno a questo nuovo full-length sarà sarcasticamente proprio Loaded (1970), che però esce postumo; durante la lavorazione, difatti, Maureen Tucker abbandona da subito per maternità, consegnando le parti di batteria a Doug Yule e ad una serie di sessionmen, mentre Lou Reed esce dal progetto poco prima della pubblicazione del lavoro (insoddisfatto della piega stilistica presa e infastidito dalle pressioni del manager Steve Sesnick).
Loaded è in ogni caso un passabile album commerciale, che assimila un po' tutto il panorama blues-rock, folk-rock e Merseybeat da classifica e tenta una rielaborazione elegante ed autoriale pur mantenendo una certa dose di frivolezza a scopo easy-listening.
Lungo l'album compaiono alcuni pezzi che diverranno tra i più celebri di Lou Reed presso il mainstream, in particolar modo le prime tre tracce Who Loves the Sun, Sweet Jane e Rock & Roll, ma è scontato evidenziare che trattasi di composizioni assolutamente inferiori per coraggio, sperimentazione, creatività e quant'altro rispetto ai capolavori della band.
Se i The Velvet Underground dell'album omonimo possedevano ancora qualche rimasuglio dell'epoca d'oro, quelli di Loaded sono irriconoscibili, non suonano differenti da una qualsiasi competente ed elegante band rock'n'roll, peraltro sforzandosi ma non riuscendo a consegnare veri classici o hit nemmeno ai popolari filoni di riferimento.

La carriera della band terminerà con l'ennesima serie di beffe indotte dall'industria discografica: andato via Lou Reed e pubblicato Loaded, la Atlantic decide di far uscire nel 1972 il doppio album Live at Max's Kansas City (registrato nell'agosto del 1970, poco prima della dipartita di Reed, e caratterizzato da un sound rozzo e di bassa qualità), per completare le esigenze contrattuali e disfarsi del tutto della band, vista ormai come una disgrazia.

Tale intuizione viene confermata dal successivo album a nome The Velvet Underground, ovvero il mediocre e trascurabile Squeeze, lavoro de facto nemmeno associabile alla band ma piuttosto alla carriera solista di Doug Yule, unico membro sopravvissuto, dal quale viene interamente scritto e registrato nel 1972 (con contributi di Ian Paice alla batteria), dal momento che Sterling Morrison aveva abbandonato gli altri durante il tour estivo del 1971, e anche Maureen Tucker era rientrata solo temporaneamente nel tardo 1970 per poi andarsene definitivamente nel 1971.

Fortunatamente, la carriera discografica della band non si concluderà troppo malamente, grazie ad alcune pubblicazioni postume.
Sotto la supervisione del critico musicale Paul Nelson, le buone performance live del 1969 vengono collezionate nel doppio album 1969: The Velvet Underground Live, pubblicato nel 1974, che contiene una versione country-rock di I'm Waiting for the Man, versioni sensibilimente diverse di Sweet Jane, Rock & Roll e New Age, una più aggressiva e dissonante Femme Fatale, l'inedito rock Lisa Says, un'apocalittica jam noise di 9 minuti sotto il titolo What Goes On, una versione più lunga e rumoristica di Heroin, gli 11 minuti della caotica Ocean, una febbricitante White Light/White Heat allungata a quasi 9 minuti, ma anche i totalmente inediti Over You (una ballad folk-rock), We're Gonna Have a Real Good Time Together (un pezzo breve ma con incursioni noise-rock) e Sweet Bonnie Brown/It's Just Too Much (8 minuti di rock aggressivo e distorto).

Le altre tracce non rilasciate registrate nel 1967-1969 verranno poi collezionate dalla Verve in due compilation, ovvero VU (pubblicata nel 1985, con Lisa Says, I Can't Stand It, One of These Days e Ocean) e la forse migliore Another View (pubblicata nel 1986, con l'ipnotica Hey Mr. Rain in due versioni, l'ultra-distorta Guess I'm Falling in Love, la strumentale blueseggiante in continuo fraseggio chitarristico I'm Gonna Move Right In, e We're Gonna Have a Real Good Time Together), dopo che il livello d'importanza dei The Velvet Underground sarà iniziato a venir riconosciuto a livello mainstream da tutti, con "soli" vent'anni di ritardo.
 

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