Voto: 
7.4 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Hau Ruck!
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Alessio Betterelli
- Albin Julius
- Jörg B.

Tracklist: 


1. Terra (3.13)
2. Redipuglia (3.14)
3. Ichnusa (3.25)
4. Mala e il mare (2.34)
5. Noi senza voi (3.56)
6. Mala (2.35)
7. Piombo ’70 (3.15)
8. Polvere (2.27)
9. Stele (4.14)
10. Europa! (2.39)

Varunna

Cantos

E’ il momento del debutto sulla lunga (ma non troppo) distanza, dopo il 7’’ “Fuoco” e lo split con i Foresta di Ferro (il 10 pollici “Millenni”), per i Varunna, progetto portato avanti dal 2002 dal sardo Alessio Betterelli, che in questo “Cantos” si avvale della collaborazione del suo amico e mentore Albin Julius (Der Blutharsch) nonché dell’aiuto di un altro nome che è di casa alla Hau Ruck!, ovvero Jörg B. dei Graumahd.

Rispetto a “Fuoco”, Varunna si sposta su territori maggiormente elettrificati e sanguigni, presentandoci un Neofolk ibridato, oltreché dal cantautorato italiano d’annata (Varunna debuttò con una cover di Adamo), soprattutto da influenze Punk e Folk-Rock: appaiono sovente le distorsioni delle chitarre elettriche – minimali e scarne nelle sezioni ritmiche, più liquide e languide in quelle soliste, ad accompagnare la solida base acustica su cui si fondano tutte le composizioni; le melodie sono drammatiche, immediate, fulminanti, spesso supportate da percussioni rapide ed incalzanti oppure da un basso dark, polposo, rigonfio, sempre in prima linea nel sostenere la voce bassa e ombrosa di Alessio: quest’ultima risulta essere un elemento fondamentale ed imprescindibile del sound di Varunna, poiché le sezioni strumentali (l’intera “Stele”, il finale di “Mala e il Mare”, l’introduzione di “Terra”, ampie parti di “Noi Senza Voi”) raramente riescono a interessare e coinvolgere quanto i momenti supportati dal cantato.

Proprio questo rimarrà il maggiore difetto dell’opera, che talvolta appare leggermente troppo ‘improvvisata’, e quindi bisognosa di un’ulteriore rifinitura in fase di composizione, in special modo per quanto riguarda la stesura dei finali; tolte queste pecche, il disco è clamorosamente godibile ed indovinato, con momenti di grande ispirazione e una personalità piuttosto forte e carismatica: il proto-Punk rockeggiante di “Polvere” (buona, stavolta, anche la varietà strumentale, grazie ad una chitarra liquida e ‘malavitosa’, durante l’assolo sostenuta dallo scacciapensieri e da una trombetta) rappresenta l’apice del lavoro, assieme alla folkeggiante, passionale “Ichnusa” e alla guerresca e cupa “Redipuglia”, tutti brani piuttosto spediti e ritmati con notevole slancio.
Il lato più introspettivo, silente, meno esplosivo, di Varunna emerge invece in episodi come “Piombo ‘70” (apprezzabile il solo) o nell’accoppiata di metà disco “Mala e il Mare” e “Mala”, separate dalla già menzionata “Noi Senza Voi”, brano rabbioso dall’aggressività tipicamente Punk, inizialmente esaltante ma tirato troppo in lungo e quindi costretto a calare di tono ed intensità; il disco torna nuovamente focoso per il gran finale, sulla spinta energica e impetuosa dell’inno “Europa!”.

“Cantos” dei Varunna risulta quindi una degna aggiunta per le collezioni degli appassionati del Neofolk di casa nostra, e una delle pubblicazioni più interessanti del genere in quest’annata: il connubio tra la vivacità e l’ardore del Punk e la passionale sentimentalità e carica emotiva del Folk è ancora in uno stadio nettamente perfezionabile, ma risulta già sicuramente apprezzabile.
Ci sarà bisogno di conferme e miglioramento, ma i Varunna sono indubbiamente sulla buona strada per diventare uno dei progetti più importanti della scena italiana.

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