Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Iacopo Fonte
Genere: 
Etichetta: 
Secretly Canadian/Promorama
Anno: 
2007
Line-Up: 

- David Vandervelde – voce, batteria, percussioni, chitarra, piano, basso, tastiera, sintetizzatore

Guest:
- Jay Bennet – basso (1,2)
- Derek W. James – batteria (2,4,7), percussioni (7), piano (2)
- Jason Brower – basso (6)

Tracklist: 

1. Nothin’ No
2. Racket
3. Feet Of A Liar
4. Corduroy Blues
5. Wisdom From A Tree
6. Can’t See Your Face No More
7. Murder In Michigan
8. Moonlight Instrumental

David Vandervelde

The Moonstation House Band

Nonostante il nome suggerisca una provenienza olandese, David Vandervelde di Chicago, portato a termine un percorso compositivo iniziato a soli diciannove anni, offre al pubblico a stelle e strisce un primo lavoro capace di svariare nella rielaborazione di sound passati e archiviati, senza però peccare di banalità. Con The Moonstation House Band viene infatti fuori un lavoro screziato, dai molteplici colori e toni, in grado di regalarci spunti accostabili alle melodie del Duca Bianco e contemporaneamente di passare in rassegna tutto il rock ’n’ roll di anni ’50-’70. Un debut-album insomma che conserva i pregi dei sound cristallini pionieri del rock (i riff acustici un po’ country in Racket ne sono buona dimostrazione), sprigionando contemporaneamente tutta l’effervescenza indie tipicamente americana (Can’t See Your Face No More). In più il poli-strumentista autodidatta di Chicago conferisce un tocco di imprevedibilità con tastiere qui e là come verso fine disco, in Murder In Michigan e nella dolce Moonlight Instrumental. In quest’ultimo brano poi Vandervelde, avvalendosi della preziosa collaborazione di David Campbell – destinato a gli arrangiamenti di archi e ottoni – riesce ad arricchire il sound di un tono onirico e atmosferico sicuramente efficace. Per il resto l’album scivola davvero bene di track in track, assicurando un’abbondante mezzora di piacevole ascolto; il giovane artista, ventidue anni, forte per di più della piena fiducia di Jay Bennet (Wilco), dimostra insomma di avere i numeri per fare bene e sviluppare un linguaggio proprio.

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