Voto: 
7.7 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Inside Out/Audioglobe
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Andy Kuntz - voce
- Stephan Lill - chitarra
- Torsten Reichert - basso
- Andreas Lill - batteria
- Gunter Werno - tastiera


Tracklist: 

1. Christ 0
2. Postcard To God
3. Wish You Were Here
4. Silently
5. Shadow I Am
6. Fireroses Dance
7. Somewhere Alone In The Dark
8. January Sun
9. Lost In Silence
10. Gethsemane (bonus track, dal musical Jesus Christ Superstar)

Vanden Plas

Christ 0

Ormai attivi dal lontano 1986, i tedeschi Vanden Plas si sono distinti per tutta la durata degli anni ’90 come la risposta europea più stilisticamente vicina ai Dream Theater: il settimo full-lenght Christ 0 riprende ciò che la band aveva lasciato in sospeso con il precedente Beyond Daylight, datato 2002 e già caratterizzato da una grinta diversa dimostrata a livello di song-writing.
Tra le due pubblicazioni Beyond Daylight e Christ 0 i membri della formazione teutonica si erano impegnati in progetti personali, tra cui spicca Abydos, album solista del cantante Andy Kuntz, che hanno fatto convergere nuove idee all’interno della tavolozza sonora in possesso dei Vanden Plas.
Il sound diviene quindi ancor più maestoso grazie alle orchestrazioni tipicamente teatrali inserite dal tastierista Gunter Werno e alle pesanti ritmiche ideate dal chitarrista Stephan Lill; il tutto si unisce ai fugaci assoli esibiti da entrambi i musicisti, che permettono di delineare una nuova anima Vanden Plas, sempre più disconnessa con la totalità del panorama Progressive Metal europeo del terzo millennio, e più portata ad accostarsi agli americani Shadow Gallery o all’ultima risposta discografica dei brasiliani Angra, ovvero Temple of Shadows.

Il concept di Christ 0, basato sulla storia del Conte di Montecristo, si apre tenebroso ed imponente attraverso la title-track, ben condotta nei suoi chiaroscuri dalle atmosfere create dalle tastiere e, in buona misura, dalla voce leggermente filtrata elettronicamente.
Sebbene l’avvio riesca a far mantenere viva l’attenzione degli ascoltatori, non costituisce un episodio originale che introduce elementi inediti nel genere: lo stesso avviene per la seconda Postcard to God, totalmente figlia dei Dream Theater vecchio stile e non particolarmente brillante sotto il piano del song-writing, scontato e spesso rivisitato da un numero elevatissimo di nuove formazioni del Progressive moderno. Sembra che in questo inizio le efficaci soluzioni del passato fatichino ad essere plasmate nuovamente, ma fortunatamente giunge Wish You Were Here a riportare ordine strutturale ed innovazione a Christ 0, nonostante sia anch’essa inscrittibile ad un Awake (Dream Theater) del 1994.
Silently conferma che i Vanden Plas sono un gruppo esperto nell’ambito del Progressive Metal: splendida per tutto il suo sviluppo, la delicata e improvvisamente irrompente Silently delizia l’ascoltatore con eccezionali scelte stilistiche.
Tralasciando un episodio pressoché insipido come Shadow I Am, di cui neanche l’ottima tastiera riesce a risollevare le sorti, si giunge alla classica ballata introspettiva del disco, Fireroses Dance.
Finalmente l’approccio dei musicisti cambia radicalmente, per assumere caratteristiche più simili ai Threshold di Critical Mass. D’altronde nel decennio 1990-2000 i Vanden Plas ci avevano abituato a variazioni profonde nel concepimento delle canzoni di una stessa opera: anche in Christ 0 si ritrova l’ambivalenza della realtà tedesca, che rimane sì ancora troppo ancorata ad un passato più improntato a sonorità metalliche, ma spesso volge verso aperture melodiche toccanti e riflessive.
Il finale del settimo prodotto discografico è sicuramente qualcosa di differente da ciò che era stato proposto fino al 2002 con Beyond Daylight: si ritrova una freschezza che sembrava essersi perduta all’apertura del cd, e che ora è testimoniata da brani potenti come Somewhere Alone in the Dark o dall’elegante January Sun, che conserva il feeling più progressivo dei Savatage congiunto al filone americano degli Shadow Gallery.

Allo stesso modo, Lost in Silence chiude in modo impeccabile un album stranissimo per la sua presentazione strutturale: le tracce meno competitive sono poste come openers e chi non si addentra nel mezzo di Christ 0 potrebbe non scoprire le immense bellezze musicali contenute al suo interno. Buon ritorno per i Vanden Plas, che potranno riaffermarsi come una delle band portanti della scena europea e che mostreranno nuovamente una vena compositiva variegata, seppur non sempre mirata all’innovazione.

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